Regia: Carlo Vanzina
Cast: Francesco Montanari, Vanessa Hessler, Richard E. Grant,
Alexandra Burman, Giselda Volodi, Virginie Marsan, Paolo Seganti,
Claudine Wilde, Ernesto Mahieux, Mario Cordova, Alexander Doetsch, Elena
Cotta, Vincenzo Zampa, Francesco Barilli, Stefano Molinari
Soggetto e sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco
Ferrini
Musiche: Pino Donaggio
Fotografia: Carlo Tafani
Costumi: Grazia Materia
Scenografia: Serena Alberi
Montaggio: Raimondo Crociani
Anno: 2011
Durata: 96 minuti
Alexandra (Alexandra Burman), una celebre e biondissima top model, viene travolta a Milano da un misterioso pirata della strada. Sul luogo dell'incidente arriva l'ispettore siciliano Vincenzo Malerba (Francesco Montanari), convinto all'istante che si tratti di un omicidio. Indagando su Alexandra scopre che cinque anni prima un'altra indossatrice aveva perso la vita precipitando dal terrazzo del suo residence. Entrambe le modelle lavoravano e sfilavano per Federico Marinoni (Richard E. Grant), stilista affermato col vizio delle bionde in passerella e dei bruni nel talamo. Accolta nel suo atelier la giovanissima Britt (Vanessa Hessler), fioraia a Stoccolma, Marinoni è deciso a farne una stella e una consorte di facciata. A impedire il suo ambizioso disegno penserà evidentemente l'assassino. A vegliare su di lei, resistendo alla tentazione delle sue grazie e delle sue polpette alle more, sarà invece l'ispettore Malerba.
Nonostante l'accoglienza poco convinta della critica, a me è sembrato un
buon film, senz'altro nulla di sconvolgente ma un ordinario esercizio di
stile che però ha il pregio di usare tutti gli elementi tipici del
Giallo italiano dei tempi d'oro codificato da Bava e Argento ed
esportato nel mondo. Ho visto il film allo Space Cinema in una sala di
300 posti deserta (soltanto 10 persone) a distanza di dieci giorni dalla
sua uscita. Dopo il successo (di pubblico, non di critica) di "Sotto il
vestito niente" del 1985 (liberamente tratto dall'omonimo romanzo di
Marco Parma), i Vanzina tornano a riproporre un film thriller ambientato
nel mondo della haute-couture milanese. Non c'entra nulla col primo,
quindi non è né un remake né un sequel. C'è tuttavia un parallelismo tra
alcuni personaggi, le situazioni e anche le inquadrature. Per esempio la
soggettiva dell'assassino che mostra in primo piano l'arma con cui sta
per uccidere (allora le forbici, oggi un pugnale) con il corrispondente
aumento di intensità della musica (stesso musicista di 26 anni fa, Pino
Donaggio). Il primo film aveva come casus caedis il lesbismo e la
gelosia e quindi poteva benissimo catalogarsi nel sotto-filone del
lesbo-thrilling, mentre qui è un trauma materno (che potrebbe ricordare
un po' quello dell'assassina di "Trauma" di Argento). Potrebbe essere
vero che l'assassino si intuisce prima della metà del film, però è
praticamente impossibile conoscerne le motivazioni fino alla fine. Poi
comunque, anche questo è un elemento tipico del Giallo made in Italy (e
forse non solo): non ingannare e depistare lo spettatore, ma mostrargli
già indizi che rivelano chiaramente chi è l'assassino se si è
particolarmente perspicaci (in un film di Anthony Ascott del 1972 la
mano nuda dell'assassino è mostrata addirittura nella prima sequenza).
L'ispettore Malerba è costruito come nella moda delle ultime fiction-TV
ma anche nel rispetto degli stilemi classici del cinema di genere:
determinato, ironico, intuitivo, in questo caso più protagonista di
quanto non lo sia mai stato un ispettore nel giallo (al quale di norma
si affianca alle indagini un altro personaggio non poliziotto ma
coinvolto nella storia e determinante per la risoluzione del caso). La
tensione si traduce più in curiosità e il softcore (presente nel primo
film) qui è praticamente assente (la scena più impegnata è quella che
“mostra” due prostitute nude in un letto). Nessuna scena di erotismo
omosessuale (anche se c'è una relazione al maschile). Non poteva mancare
la telefonata ansimante dell'assassino, la pugnalata alle spalle (come
nel primo film), la doccia della modella e una morte entro una vasca da
bagno. Infine la precipitazione come atto liberatorio (altro
parallelismo). Nessun eccesso se paragonato al thrilling del biennio
Giallo 1971-72. Assolutamente da vedere se si ama il Giallo italiano
classico o le recenti fiction-TV poliziesche. No se ci si aspetta un
thriller mozzafiato, moderno e psicologico.
Voto: 8
(Andrea Natale)