Titolo originale:
Die Tuer
Regia: Anno Saul
Cast: Mads Mikkelsen, Jessica Schwarz, Valeria Eisenbart, Thomas
Thieme, Heike Makatsch, Tim Seyfi, Stephan Kampwirth, Suzan Anbeh, Nele
Trebs, Thomas Arnold, Karsten Dahlem, Rene Lay, Christof Duero, Sabine
Berg, Patrick Heinrich
Sceneggiatura originale: tratto dal racconto di Akif Pirinçci
Nazione: Germania
Anno: 2009
Durata: 102 minuti
David Andernach è un artista famoso, con una bella moglie e una figlia,
Leonie. Un giorno, distratto da un’avventura extraconiugale, perde di
vista Leonie, la quale cade nella piscina e muore.
Cinque anni e un divorzio dopo David, sopravvissuto al tentativo di
suicidio messo in atto in quella stessa piscina, insegue una farfalla in
un tunnel vicino casa. E si trova riportato indietro nel tempo al giorno
in cui tutto sta per accadere.
David si trova inaspettatamente nella posizione di poter approfittare di
una cosa che la vita non concede quasi mai: una seconda occasione. Tema
di molti interrogativi, nella realtà come nei racconti di fantascienza,
la seconda possibilità, quasi mai risolve i problemi di chi la invocava
a gran voce a disastro avvenuto. Tornare indietro, sapendo quel che si è
appreso con dolore, e rivivere ancora una volta una situazione dandogli
un esito differente, è il sogno di tutte le persone che si rimproverano
di aver fatto oppure omesso qualcosa che, sia pure involontariamente,
gli ha distrutto la vita.
Ecco quindi la nuova occasione farsi strada davanti a un distrutto ex
padre di famiglia, divorziato, che ha perso la figlioletta per essersi
distratto correndo tra le braccia di un’avvenente vicina.
Di colpo è ancora in quel giorno, ma sapendo quel che sa adesso, David
evita per un pelo la catastrofe. Sua figlia vive, ma ovviamente questo
ha un prezzo. E presto scopriremo che in un universo parallelo dove
tutto quel che abbiamo visto non è avvenuto, c’è un padre che non ha mai
perso sua figlia e che pertanto va sostituito.
Seppur non particolarmente originale, questa variazione sul tema dei
mondi paralleli ha un suo sottile fascino. Tratto da un racconto di Akif
Pirinçci, lo Stephen King tedesco, si avvale in primo luogo di
un’atmosfera da telefilm anni cinquanta, quelli delle possibilità
infinite e dei vicini di casa che danno una mano a chi ne ha bisogno.
David ha la sinistra apparenza di uno che nasconde qualcosa, ma
dopotutto è vero, e inoltre ha cinque anni in più rispetto al se stesso
che non ha perso la figlia. Quindi ecco fare la sua comparsa la tintura
per capelli e lo sbiancamento della coscienza, a questo punto
ferocemente consapevole della fugace essenza della felicità. David
diventa quindi un uomo nuovo, lascia l’amante e si dedica alla
ricostruzione del suo rapporto di coppia. Leonie però ha capito
qualcosa, e questo è un dato di cui tenere conto.
E’ giusto cambiare il corso della propria vita servendosi di
un’informazione acquisita tra le macerie di quella che si credeva
un’esistenza felice? Fino a che punto è lecito spingersi per difendere
la propria felicità? Quanto si è in grado di cambiare di fronte alla
reale possibilità di vedere il baratro verso cui si stava correndo?
Sono domande alle quali è difficile dare una risposta, e ancor meno è
possibile prevedere quel che ciascuno di noi potrebbe scegliere di
fronte alla possibilità di ricucire uno strappo attraverso cui è
scivolata via la nostra stessa esistenza.
David semplicemente sceglie la via più semplice, quella che lo allontana
dal dolore di una vita svuotata di significato e di affetti in un sol
colpo. Un’esistenza che lui aveva dato per scontata e che, adesso che si
è sgretolata sotto il peso della sua incuria, lui rivuole indietro.
Quindi si dedica a una recita che lo vuole amorevole padre di una
figlia, il cui corpo morto aveva ripescato dalla piscina cinque anni
addietro, e marito innamorato di una donna che non aveva esitato a
tradire in passato. I suoi sentimenti sono autentici, certo di fronte
alla perdita si finisce per conoscere il reale valore delle cose, ma il
suo cuore è cambiato e la sua coscienza ha una macchia indelebile.
Seppure è difficile seguire l’iperbole fino in fondo, a causa di quella
che finisce per essere un’esagerazione in un plot già duramente provato
dall’assioma di base, nel complesso la storia regge. La regia pulita e
didascalica mostra senza sbavature lo spietato inverno della perdita in
contrapposizione alla primavera della rinascita, mentre l’intera storia
si mantiene volutamente in bilico circa la mancanza di giudizio morale
sul costo effettivo delle proprie scelte esistenziali.
David, un convincente Mads Mikkelsen, avvalendosi di una recitazione
minimale, rende in pieno la dolorosa apparenza della irreversibile
consapevolezza, e le donne della sua famiglia completano con garbo un
quadro per molti versi interessante. E seppure è vero che nessuno può
mai sapere come reagirà di fronte alla scelta se soffrire per i propri
errori o commetterne di nuovi, è certo che l’unica cosa da fare di
fronte a un tale dubbio è restare a guardare.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)