Titolo originale:
Friday The 13th
Regia: Sean S. Cunningham
Cast: Betsy Palmer, Adrienne King, Harry Crosby, Jeannine Taylor,
Kevin Bacon, Robbi Morgan, Laurie Bartram, Mark Nelson, Peter Brower,
Ari Lehman
Sceneggiatura: Victor Miller
Montaggio: Bill Freda
Musiche: Harry Manfredini
Fotografia: Barry Abrams
Trucco ed effetti speciali: Tom Savini
Nazione: USA
Anno: 1980
Durata: 92 minuti
Un gruppo di studenti universitari si reca a Crystal Lake per allestire il campeggio, ignorando il fatto che, sul posto, regna una terribile maledizione dovuta alla morte di un bambino di nome Jason Voorhees nel lontano 1957. Durante la notte, i ragazzi verranno sterminati uno ad uno.
Esattamente come “L’esorcista”, “Halloween”, “Shining” e il successivo “Nightmare”,
anche “Venerdì 13” può essere annoverato tra le più significative
pellicole che hanno rivoluzionato il genere horror a cavallo tra gli
anni ’70 e ’80, oltre ad essere uno dei titoli di riferimento per i
sottogeneri slasher e splatter.
Alla sua uscita nelle sale nel 1980, il film, diretto da Sean S.
Cunningham e scritto da Victor Miller, riscosse un notevole di successo
di pubblico, nonostante la critica, come spesso accade in questi casi,
lo stroncò di netto giudicandolo una delle ‘cose’ peggiori mai prodotte
sino ad allora.
Tuttavia, al di là di tutti i pareri contrastanti e poco entusiastici
che ne derivarono all’epoca, è innegabile che questo primo capitolo di
una delle più prolifiche saghe horror della storia abbia influito non
poco sull’immaginario collettivo degli spettatori americani e non,
consentendo alle due figure portanti della storia, ovvero Jason e Pamela
Voorhees, di guadagnarsi un posto di rilievo tra i più carismatici e
inossidabili cattivi del cinema horror.
Se visto con la mentalità e l’ottica di oggi, non è difficile accorgersi
che il plot e la sceneggiatura del film non godono certo di una grande
originalità nei contenuti, dal momento che i protagonisti, le situazioni
e l’ambientazione fanno indubbiamente parte dei clichè e degli
stereotipi abusati fino allo stremo in qualsiasi teen-horror moderno.
Ci sono i soliti studenti universitari figli di papà desiderosi di
provare il brivido e sperimentare ogni tipo di divertimento, c’è il
solito campeggio ‘maledetto’ che trova la sua collocazione spaziale
nella fitta boscaglia tra i cui arbusti si nasconde il killer
psicopatico che spia ogni gesto e movimento delle sue prede, c’è la
solita e fatidica scena di sesso che precede, come di regola, la
truculenta efferatezza ed infine, tra le molte altre cose, c’è la
ragazzina carina ma un po’ sfigata che resiste alla tentazione carnale e
riesce a salvarsi uccidendo il nemico che ha già fatto fuori tutti i
suoi compagni di goliardie.
E oltre a tutto ciò, ovviamente, c’è il buon vecchio sciroppo di
tamarindo che potremmo tranquillamente definire sangue, molto sangue,
che, vuoi per la datazione della pellicola non più recentissima, vuoi
perché l’addetto agli effetti speciali era un certo Tom Savini, assume
un edulcorato tono vintage che ne fa risaltare le qualità e che dona al
film quell’atmosfera cupa, plumbea e inevitabilmente affascinante della
quale sono totalmente orfani gli horror moderni.
Colmo di sequenze memorabili e, ad un occhio più ingenuo, persino
terrorizzanti, il film è animato inoltre da attori all’epoca perlopiù
semiesordienti e sconosciuti che, per la maggior parte, sono rimasti
tali, salvo un quasi irriconoscibile Kevin Bacon che si è costruito, in
seguito, una carriera luminosa e popolata da grandi traguardi e
consensi, e oltre a lui anche la Scream’s Queen Adrienne King, che in
seguito alla sua partecipazione a questa pellicola, dovette purtroppo
abbondare le scene a causa di un maniaco ossessionato da lei che la
perseguitava in continuazione.
L’anno successivo alla distribuzione nelle sale, venne realizzato il
primo dell’infinita serie di improponibili sequel, a cui sono seguiti
deliranti spin-off ed inutili remake privi di qualsiasi senso logico se
non quello di danneggiare la qualità e la reputazione di questa perla
del cinema horror.
Un’indiscussa pietra miliare che non deve assolutamente mancare nella
collezione di ogni seguace ed estimatore del genere e che dovrebbe
essere rivalutata e riscoperta anche da quella schiera di spettatori e
critici che l’hanno sempre denigrata e, forse, mai pienamente capita
fino in fondo.
Voto: 7,5
(Francesco Manca)