Titolo originale:
Wuxing sha
Regia: Wang Jing
Cast: Yin Xiaotian, Feng Bo, Tang Yan, Li Yixiang, Cao Wei, Xie
Yanxiao, Yu Linda, Gao Xin, Geng Yi.
Nazione: Cina
Anno: 2009
Durata: 89 minuti
Durante un'operazione in corso in un albergo le forze di polizia
catturano un individuo, presente sulla scena, per il suo comportamento
giudicato sospetto. Successivamente gli agenti scoprono che l'uomo è in
possesso di una carta di identità falsa e lo identificano come Gao Fei.
L'uomo dichiara di essere in fuga dalla caccia che un gruppo di persone
in rete ha organizzato ai suoi danni, calunniandolo e attribuendogli una
condotta immorale.
Dopo qualche giorno la polizia rinviene il cadavere di una giovane
donna, che viene identificata come Lin Yan, la donna che la rete di
giocatori aveva indicato come l'amante di Gao Fei.
Non è chiaro se l'intento di Invisble Killer sia di condannare i giochi
in rete, o le trasgressioni coniugali, quello che però salta all'occhio
dello spettatore è un sottotesto moralisticheggiante che ammorba la gran
parte del film. Non è realmente importante chi ha tradito e chi è stato
scoperto, ma bisognerebbe chiedersi piuttosto se è possibile immaginare
una situazione in cui una rete intera di giocatori si mobiliti per
punire la seduzione on line avvenuta ai danni della moglie di un
piagnucoloso e vendicativo CEO.
Tutto comincia con una trasgressione fatale, di quelle di cui sono piene
le storie al cinema e un po' meno quelle reali. Fatto sta che Gao Fei
incontra Lin Yan a una riunione di giocatori di WoW e successivamente i
due finiscono a letto. Il marito di lei mette le mani su un video girato
dall'uomo e, astutamente spedito all'amante, e non trova niente di più
intelligente da fare che metterlo in rete. Poi essendosi seccato per il
fatto di esser diventato lo zimbello dell'azienda, e ancora più
intelligentemente, dando di questo la colpa a lei, la caccia di casa. La
poveretta torna dai genitori, ma qua anche suo padre ha da ridire sulla
sua condotta e sul fatto che la gente, la quale in Cina evidentemente
non ha nulla di meglio da fare, la riconosce addirittura per strada e la
segna a dito come fosse l'unica adultera del pianeta. Il tutto finisce
con una caccia all'uomo da una parte, con degli improvvisati giornalisti
on line che inseguono l'uomo per punirlo davanti alla videocamera e
dall'altra col cadavere di lei ripescato dal mare. Tutto qua.
La detective incaricata di risolvere il caso, che oltretutto per prima
aveva interrogato Gao Fei, per fortuna si astiene da commenti e lascia
lui a macerarsi nella sua colpa, non si capisce se per essere andato a
letto con la vittima o per non averla aiutata quando lei si è trovata in
strada.
Questa pesantissima sceneggiatura intrisa di colpa e del peso
inestinguibile di una morale ipocrita, ha incontrato non poche
difficoltà in sede di censura, ma il regista, che ci fa sapere di
essersi ispirato a suo dire ai fratelli Coen, alla fine è riuscito nel
suo intento.
Censura che, in verità nel caso del film in questione, dovrebbe anzi
ringraziare per questa celebrazione corale del moralismo eletto a unico
riferimento in caso di trasgressioni e per aver invitato allo
sdoganamento della colpevolizzazione come strumento di controllo delle
masse.
Gao Fei e Lin Yan sono due sfortunati e anche decisamente incauti
amanti. La massa di giocatori e i sottoposti del marito di lei si
improvvisa di colpo un branco di guardoni pettegoli e alla fine si erge
persino a giudice della violazione morale occorsa, non fermandosi
neanche davanti alla morte della donna.
La "human flesh search" lanciata dal party di giocatori guardoni è il
momento meno sostenibile dell'intera esperienza. Che due persone
scoperte in flagrante tradimento debbano rendere conto di questo ai loro
coniugi è più che normale, ma che ci si metta l'intera popolazione di
giocatori a perseguitarli per la trasgressione è decisamente troppo per
chiunque.
Zhang Yao è un'intelligente donna detective, che guida la squadra
impegnata nella ricerca delle cause della morte di Lin Yan, e si occupa
personalmente di interrogare Gao Fei. Il marito è invece ascoltato da un
altro, che però non nasconde la sua perplessità di fronte alla reazione
di lui alla scoperta del tradimento. La storia è interamente raccontata
dai protagonisti, ciascuno dei quali si percepisce come l'unica vittima,
con la sola eccezione di Lyn Yan, vittima reale di cui mai sentiremo la
voce.
La regia cupa e poco curata lascia col senso di soffocamento dato in
parte dalla sorte dei protagonisti, ma soprattutto dalla mancanza di
qualsiasi luce in un universo di regole e codici, che vengono
sbandierati come l'unico sistema di vita riconosciuto dalle autorità e
che finiscono per rendere impossibile porre rimedio anche al più piccolo
degli errori.
Feng Bo è una potente investigatrice Zhang, il cui sguardo spesso buca
lo schermo e regala una complicità allo spettatore annichilito da tanto
livore. Gao Fei è interpretato da Yin Xiaotian, e la sua dolente
maschera risulta più che adatta alle circostanze.
Nel complesso se l'intento del regista è di condannare una certa morale
opprimente in realtà il compito può dirsi fallito, dal momento che
l'intero film sembra sottolineare non solo l'ineludibilità della morale
corrente, ma anche l'impossibilità di sfuggire al castigo per chiunque
osi sfidarla.
Voto: 5
(Anna Maria Pelella)