Regia: Christopher
Nolan
Cast: Leonardo Di Caprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt,
Marion Cotillard, Ellen Page, Tom Hardy, Cillian Murphy, Tom Berenger,
Michael Caine, Lukas Haas, Tohoru Masamune
Anno: 2010
Nazione: Usa
Durata: 148 minuti
Dom Cobb è un abile ladro di sogni. Si introduce nella mente delle persone quando dormono e dormendo egli stesso, ne sottrae loro le idee. Un giorno gli viene commissionato un nuovo lavoro: dovrà introdursi nella mente di un imprenditore e là impiantare un'idea, la quale darà una svolta alle attività della sua azienda.
Metafora della mancanza di idee di chi ne richiede un'urgente
trasfusione tramite le sue stesse creature, questo Inception si presta a
molteplici letture. In primo luogo però occorre sgombrare il campo dai
deliri di giornalisti d'oltreoceano che, a corto di aggettivi, si sono
rifugiati nella semplice enumerazione di filosofi e psicoanalisti tirati
in ballo un po' a caso.
Inception non è un film filosofico, né un'intricata metafora del potere
del subconscio, come scrive chi di queste cose sa davvero poco, è
piuttosto una rappresentazione furbetta e pretenziosa di certa
fantascienza che induce chi guarda a chiedersi con sgomento se è proprio
tutto qua, o se per caso non ci fosse sfuggito qualcosa. E come nella
più classica delle reazioni di fronte al dubbio di un'incomprensione
ecco sfoggiare significati profondi e metafore inesistenti, al solo fine
di apparire all'altezza dell'interpretazione che una tale meraviglia
tecnica di sicuro richiede.
Quindi sfrondato il campo dalle incomprensioni reali e dissimulate la
prima cosa che salta all'occhio dello spettatore abbagliato dalle lucine
colorate e dai salti su più livelli, onirici certo, ma oltre che del
protagonista a momenti anche dello spettatore, è che l'idea centrale
attorno a cui ruota il film è una sola: mettere un'idea in testa a
qualcuno invece che rubarne. Tutto qua. L'intero plot è il dipanarsi
delle tecniche messe in atto da Cobb e dai suoi compari, per entrare
nella testa di qualcuno, non a rubare, come finora pare avessero fatto,
bensì a consegnare qualcosa. L'ultima frontiera delle televendite:
impiantare direttamente nel cervello una qualsiasi idea, come si cerca
disperatamente oggi di stimolare il desiderio di qualcosa nella mente di
chi subisce ogni giorno il bombardamento delle pubblicità e della
politica.
A questo va aggiunto il personale punto di vista del regista che ci fa
sapere che il sogno è un territorio ancora vergine, e che se vogliamo
possiamo in ogni momento usarlo per entrare nelle teste delle persone e
là fare un pochino quel che ci pare. Certo la tecnica è complicata,
talmente di difficile acquisizione che spiegarla è fuori luogo, e
soprattutto che di fronte ai dettagli si corre il rischio di
addormentarsi e dare così al regista la possibilità di impiantare nel
nostro cervello la sensazione di esserci divertiti.
In realtà è possibile anche divertirsi davvero, se solo decidiamo di
mollare i filosofi, che possono risultare noiosi se tirati in ballo del
tutto a sproposito, e salire sull'ottovolante di Nolan lasciando che
Cobb ci porti a spasso con lui senza una reale meta, e più che altro per
il gusto di vederlo fare cose che voi umani non potreste immaginarvi. I
movimenti dei corpi in dimensioni oniriche sono certamente affascinanti
più di quelli in un banale stato di veglia, dove tocca a tutti camminare
per terra e morire se colpiti da un proiettile.
Riavvolgendo il nastro si vedranno sparsi qua e là a momenti bellissime
scene di voli e passeggiate sui soffitti e le pareti, come certo tutti
sanno essere possibili solo nei sogni, o più banalmente nel livello
precedente di coscienza cui il corpo si è adagiato in attesa di esser
recuperato dopo lo svolgimento del compito affidatogli.
Il tutto avviene con la soave leggerezza che inducono certi sonniferi, e
viene rappresentato con la più grossa competenza tecnica a disposizione
al momento. Nolan ha una buona capacità evocativa e lo spettatore lo
segue con interesse, anche se a volte leggermente offuscato dal languore
che precede un bel sonnellino. Il piacere di rivedere il Di Caprio di un
recente Scorsese affetto da simili casini familiari e con la medesima
espressione di allora, rende poi lo spettatore al sicuro come tra le
pareti di casa. La poltrona del megacinema con lo schermo più grosso a
disposizione farà il resto. Basta abbandonarsi al viaggio.
Gli specchi, usati con gran maestria da Nolan e infranti per il solo
piacere del luccichio che sprigionano, sono il motivo estetico centrale
dell'intero plot. Tutto quello che vediamo si svolge dietro un qualche
specchio, la realtà è il primo, seguono a ruota il sogno, il delirio e
la prostrazione dello spettatore che al terzo livello si è addormentato
per solidarietà con Di Caprio. Il tutto è molto pirotecnico e
accuratamente freddo, come si addice alla fantascienza post Matrix, ma
personalmente non scomoderei il grande Kubrick per così poco.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)