Regia: Robert Rodriguez
Cast: Danny Trejo, Jessica Alba, Robert De Niro, Steven Seagal,
Michelle Rodriguez, Don Johnson, Jeff Fahey, Cheech Marin, Lindsay Lohan,
Tom Savini
Produzione: USA
Durata: 104 minuti
Machete, un federale messicano, viene attirato in una trappola da Torrez, un trafficante di droga, il quale gli uccide moglie e figlia e lo abbandona in una casa in fiamme, credendolo morto. Tre anni dopo Machete è ad Austin, Texas, dove viene assoldato da Booth per assassinare il senatore McLaughlin. Ma l’attentato è solo una messa in scena organizzata per aumentare le possibilità del senatore di essere rieletto, e Machete dovrà sfuggire ai killer mandati da Booth per eliminarlo.
Come tutti sanno, o dovrebbero sapere, “Machete” è l’evoluzione di uno
dei falsi trailer di “Grindhouse” (2007), il dittico firmato da
Tarantino e Rodriguez, uscito nelle sale italiane smembrato in due parti
e privo della maggior parte dei trailer. Il successo del film ha
generato in questi anni una sequela di scadenti imitazioni, buon ultimo
“Samurai Avenger: The Blind Wolf” (2009) di Kurando Mitsutake, rimasti
confinati negli scaffali delle videoteche. Tutti rigorosamente con la
pellicola rovinata da graffi e bruciature, rulli mancanti e presunte
reintegrazioni a posteriori delle sequenze più splatter, tutti privi di
ritmo, con una regia amatoriale e attori indegni di questo nome.
Finalmente torna Rodriguez a ristabilire le giuste proporzioni, portando
sullo schermo una sceneggiatura che risale al 1993, prima di
“Desperado”, e dirigendo il film insieme al suo montatore abituale,
Ethan Maniquis. Se “A prova di morte” era quasi un saggio teorico sull’exploitation
degli anni ‘70 e “Planet Terror” ne era la scatenata parodia, “Machete”
è un’esatta replica degli originali, quasi un esercizio di archeologia
cinematografica. La ricostruzione è filologicamente accurata, dai tagli
d’inquadratura alla fotografia alla colonna sonora, con l’aggiunta di
molta ironia e di un saporito sottotesto politico, che in America,
secondo Fox News, pare abbia disturbato alcune persone.
Già il cast sollecita le papille gustative: Don Johnson è Von,
poliziotto corrotto a capo di una squadra di vigilantes, che si diverte
facendo il tiro al bersaglio con i messicani che attraversano
clandestinamente il confine; Robert De Niro è un senatore di estrema
destra che si propone di inasprire le leggi sull’immigrazione; Jessica
Alba è Sartana Rivera, un’agente del controllo immigrazione che decide
di passare dalla parte di Machete; Michelle Rodriguez è Luz, venditrice
di tacos che ha organizzato una rete sotterranea per aiutare i messicani
senza documenti; l’impareggiabile Tom Savini (gia’ Sex Machine in “Dal
Tramonto all’Alba”) è Osiris Amapour, killer professionista che si fa
pubblicità con demenziali spot televisivi; Steven Seagal è Torrez,
gangster innamorato di katana e samurai; Lindsay Lohan è April, ninfetta
tossica e ipersessuata, nonchè figlia di Booth, incestuosamente
innamorato di lei. E poi naturalmente c’è lui, Danny Trejo, un
personaggio dalla biografia movimentata che, dopo aver interpretato il
personaggio di Machete nella serie di Spy Kids e nel trailer di “Grindhouse”,
trova la sua consacrazione definitiva in un ruolo da protagonista. Con
attori del genere e tanta voglia di divertirsi, il risultato non poteva
che essere esplosivo, spesso e volentieri in senso letterale.
Irresistibile con le donne, che cadono regolarmente ai suoi piedi, e
granitico come si conviene, Machete usa qualsiasi tipo di arma,
cavatappi, chiavi, attrezzi da giardiniere, per eliminare i cattivi di
turno, oltre a calarsi dalle finestre utilizzando metodi poco ortodossi.
Una macchina inarrestabile che, in nome della giustizia sociale e
dell’uguaglianza, conduce il suo personalissimo “terzo stato” alla
riscossa, sempre nella modalità fracassona, ludica e iperbolica del
B-movie. Apoteosi dell’immaginario adolescenziale targato “Girl with
Guns”, violenza fumettistica e donne sensualissime, nonché politicamente
scorretto, “Machete” è dannatamente divertente ma anche intelligente,
binomio sempre più infrequente nel cinema americano.
Grandiosa e malignamente divertita l’interpretazione di Robert De Niro
nelle vesti del senatore McLaughlin, un repubblicano da cartone animato
il cui vocabolario non è tanto distante da quello dei veri politici. Nel
suo spot elettorale gli immigranti sono rappresentati come orde di
scarafaggi e definiti “invasori” e “terroristi”, rammentandoci sproloqui
tristemente noti, sia oltralpe che dalle nostre parti. Per fortuna
Rodriguez ci ricorda che, chi costruisce barriere alle frontiere, spesso
finisce per rimanerne vittima.
Voto: 7
(Nicola Picchi)