Titolo originale:
Luftslottet som sprängdes
Regia: Daniel Alfredson
Cast: Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Michalis Koutsogiannakis,
Lena Endre, Per Oscarsson, Sofia Ledarp, Annika Hallin, Peter Andersson,
Hans Alfredson, Jacob Ericksson, Johan Kylén, Tanja Lorentzon, Mirja
Turestedt, Anders Ahlbom, Magnus Krepper, Niklas Hjulström
Nazione: Svezia
Anno: 2009
Durata: 148 minuti
Dopo lo scontro con suo padre Zalachenko, Lisbeth si trova in ospedale a poche porte di distanza dall'uomo che ha tentato di uccidere. La polizia attende di interrogarla in merito agli accadimenti che hanno portato i due in ospedale e su di lei pende un'accusa di tentato omicidio. Mikael Blomkvist indagando in privato scopre la fitta rete di cospiratori cui è realmente legata la vita di Lisbeth, e a questo punto per aiutare la ragazza decide di preparare un numero della sua rivista in cui racconta tutti i retroscena che vedono coinvolti i Servizi Segreti di Stato.
Lisbeth Salander ne ha passate molte e l'unica cosa che l'ha tenuta in
vita è la sua straordinaria tenacia. In questo terzo e ultimo episodio
della saga Millennium scopriremo l'incredibile cospirazione che è dietro
la difficile situazione della ragazza e causa prima dei suoi problemi
con le autorità.
Figura quasi di contorno nel primo romanzo Lisbeth già da subito si
appropria lentamente della scena e del cuore, in primo luogo del suo
creatore lo sfortunato Stieg Larsson, e poi di tutti i suoi lettori. La
sua personalità controversa e molto enigmatica, giocata sul filo di una
gravissima patologia mentale, ne ha fatto il personaggio in realtà più
intrigante dell'intera serie, offuscando il fascino del suo iniziale
protagonista, il troppo normale e a volte persino piatto Mikael
Blomkvist.
Se nel primo episodio avevamo avuto modo di apprezzare le capacità di
hacker della misteriosa ragazza, già nel secondo fa capolino una verità
molto più complessa di quella che si intuiva all'inizio. Il terribile ed
enigmatico carattere di Lisbeth viene quindi alla fine motivato con una
cospirazione dello Stato ai suoi danni, punto questo intorno cui ruota
l'intera indagine di Mikael e della polizia.
Il film si apre con Lisbeth in ospedale, da cui verrà poi trasferita in
prigione. La sorella di Mikael accetta di occuparsi della sua difesa e
qualcuno trama nell'ombra per internarla definitivamente. Intanto il suo
fratellastro segue la faccenda da vicino con l'intento di trovare
l'occasione per ucciderla.
La parte centrale del film è tutta incentrata sul processo intentato ai
danni di Lisbeth, e sabotato dai servizi segreti, con l'intento di
rinchiuderla per sempre e mettere così a tacere la sua pericolosa
verità.
Non è certo una sorpresa questo terzo episodio.
La regia segue i binari del secondo episodio, purtroppo meno
coinvolgente del primo e sempre ai limiti di un'atmosfera da legal
thriller televisivo. Peccato davvero perchè il sottile filo di tensione
lanciato abilmente nel primo episodio poteva esser agevolmente raccolto
e intessuto nella trama dei successivi, senza nulla togliere a una
rappresentazione più misurata, data in parte dallo spostamento dell'asse
da Mikael a Lisbeth.
Il punto forte rimane sempre la recitazione di una sensazionale Noomi
Rapace, che rende senza sforzo la sua Lisbeth combattiva e indifesa
nello stesso momento.
Mentre la trama acquisisce lo spessore di un thriller paranoico a sfondo
politico, assistiamo alla stratificazione della caratterizzazione
principale, e qui si compie un'alchimia che sola vale il prezzo del
biglietto: Lisbeth diventa viva davanti ai nostri occhi. Paradossalmente
la sua acquisita umanità ce la rende più vicina e incredibilmente
affascinante di momento in momento. Mai ci è sembrata più fragile e
umana come quando sorride da sola addentando una pizza. E seppure
intorno a lei la storia scivola verso un'iperbole controllata, certo ma
pur sempre enorme nelle implicazioni sociali e politiche che
sottintende, lo spettatore dimentica in fretta tutto quello che non
passa attraverso i magnetici occhi della protagonista. Dotata di
un'intensità dello sguardo con cui sopperisce alla scarsità di parole,
Lisbeth diviene piano piano un'icona: quella delle donne maltrattate che
non abbassano comunque mai la testa di fronte al sopruso. Annika, il suo
avvocato e materna consigliera, ne accetta i silenzi e la difende anche
da se stessa. Tutto questo avviene per la maggior parte delle volte con
il solo uso di uno sguardo, o attraverso immagini rubate da una
videocamera o un computer. Mentre intorno alle due donne infuria una
battaglia improbabile per la difesa di quello che finisce per essere un
castello di carta, dentro il quale albergano i soprusi e le ingiustizie
di uno Stato che si fa tutore dei propri cittadini non solo limitandone
la libertà, ma addirittura coprendo le spalle a disertori e spie
nemiche, a danno proprio di quelli che avrebbe dovuto proteggere.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)