Regia: Yun Jong-chan
Cast: Kim Myeong-min, Jang Jin-young, Ki Joo-bong, Jo An, Kim
Gi-cheon, Lee Han-wi, Lee Kwang-gi, Park Yeong-hoon, Kim Joo-ryeong,
Kwon Tae-won
Nazione: Corea del sud
Anno: 2001
Durata: 109 minuti
Yong-hyun è un giovane tassista che si trasferisce al 504 del fatiscente condominio Migum, teatro di una tragedia avvenuta trent'anni orsono e dell'incendio che ha provocato la morte, in epoca più recente, del precedente inquilino. Là incontra Sun-young, una commessa con seri problemi coniugali e ne diventa l'amante. Nel frattempo lo scrittore che abita di fianco al suo appartamento si accinge a scrivere la storia dei fatti accaduti in quel condominio trent'anni prima.
Yong-hyun è un giovane orfano in cerca di un posto tranquillo per
dimenticare parte del suo passato. La polizia lo cerca per interrogarlo
circa la sparizione di una donna e il pagamento di alcuni vecchi debiti.
Sun-young è una commessa sposata a un manesco delinquente che le ruba
tutti i soldi duramente guadagnati, e le rinfaccia la perdita del loro
figlioletto. I due si incontreranno sulle rive del fiume di un tentato
oblio, nella speranza che i segreti che entrambi custodiscono smettano
di avvelenare il loro presente e distruggere la loro possibilità di un
futuro. Ma qualcosa ha attirato Yong-hyun proprio in quel palazzo, e un
fantasma che nessuno ha mai visto, ma di cui tutti parlano, pare infesti
proprio il suo appartamento. Una vicina sogna il precedente inquilino,
uno scrittore di nome Kwang-tae, che era il suo compagno e che, prima di
morire, farneticava del ritorno di un bambino e della madre che lo
chiamava a sé.
Gli elementi per un horror ci sono tutti, ma quello che si finisce per
vedere, alla fine è un sottile, inquietante thriller, in cui i fantasmi
sono spesso proiettivi, e talvolta creano incredibili coincidenze, le
quali acquisiranno un senso solo viste in prospettiva. Yong-hyun
potrebbe certo esser soltanto un tassista in fuga, ma qualcosa lo ha
chiamato in quel luogo, e lui finirà per divenire l'inconsapevole
strumento di una terribile vendetta.
Yun Jong-chan utilizza la più semplice della armi, l'insinuazione e con
questa costruisce una possente ragnatela di rancore, che avvolge tutti i
protagonisti con un filo talmente inconsistente da sfuggire allo sguardo
di tutti. Questo però soltanto fino a che il legame non diverrà di colpo
evidente, e tramite questa avvenuta consapevolezza strangolerà senza
pietà tutti gli attori del dramma. "Sorum" è un racconto di insinuante
lentezza, che sfocia in un'inspiegabile violenza, la quale solo alla
fine viene motivata, ma soltanto attraverso i gesti dei protagonisti,
non una sola parola di spiegazione verrà pronunciata, e la potenza delle
immagini finali raggelerà lo spettatore con l'avvenuta consapevolezza di
una vendetta che ha aspettato trent'anni per compiersi.
L'atmosfera malsana, e la fotografia sporca creano un sottotesto di cose
mai dette, che finisce per inquinare tutto il racconto, e la buona prova
di un convincentissimo Kim Myeong-min, successivamente in "Into the
mirror" e in "Open city", mette a dura prova la volontà dello spettatore
di tenersi fuori della vischiosa emotività sottesa al racconto.
E se per tutta la prima parte lo spettatore può agevolmente immaginarsi
di assistere soltanto a una storia di follie condominiali, sarà negli
ultimi istanti, a partire dalla prima inspiegabile esplosione di
violenza immotivata da parte di Yong-hyun che sentirà strisciare,
silenzioso dietro la schiena, il dubbio che qualcosa di veramente
terribile stia per accadere. E senza che mai neanche per un attimo chi
sta per compiere quegli atti possa intuirne il motivo.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)