Titolo originale: El
secreto de sus ojos
Regia: Juan José Campanella
Cast: Ricardo Darín, Soledad Villamil, Pablo Rago, Javier Godino,
Guillermo Francella, José Luis Gioia, Carla Quevedo, Rudy Romano, Mario
Alarcón, Alejandro Abelenda, Sebastián Blanco, Mariano Argento, Juan
José Ortíz, Kiko Cerone, Fernando Pardo
Nazione: Argentina, Spagna
Anno: 2009
Durata: 127 minuti
Benjamín Esposito, in pensione dal suo impiego di pubblico ministero in Argentina, decide di scrivere un libro su un caso di omicidio irrisolto che, venticinque anni prima, lo coinvolse al punto tale da spingerlo a dedicare le ore libere per indagare sui fatti accaduti. La donna che occupava la posizione immediatamente superiore alla sua sulla scala gerarchica, Irene Menéndez Hastings, è il suo primo contatto, dopo gli anni passati a lavorare fuori città e la pensione. L'incontro tra i due porterà alla luce una serie di fatti mai emersi e di sentimenti mai dichiarati, i quali condurranno a una scoperta che scioglierà finalmente l'enigma.
"Il segreto dei suoi occhi" è in realtà celato nel cuore di tutti i
protagonisti e a tratti si potrà forse intuire qualcosa dallo sguardo di
ciascuno, ma la soluzione dell'enigma sarà rimandata di oltre
venticinque anni e delegata alla tenacia di un solo uomo. Mentre egli
indaga per suo conto, come anni prima aveva fatto senza riuscire ad
affidare il colpevole alla giustizia in via definitiva, i sentimenti
repressi allora, verranno lentamente a galla, e molti dei fili lasciati
in sospeso troveranno il loro posto nella trama della storia.
Benjamìn e Irene furono costretti a sospendere le indagini e a soffocare
l'indignazione insieme coi sentimenti personali, che erano emersi nel
corso dell'indagine. Le cose non dette e soprattutto quelle seppellite
lungo il percorso continueranno però la loro esistenza e il nuovo
incontro tra i due chiuderà finalmente il cerchio.
Juan José Campanella confeziona un thriller dalle venature potentemente
sentimentali, e costruisce un'atmosfera di pesante attesa intorno a un
caso particolarmente raccapricciante di stupro e omicidio commesso
nell'epoca più buia della dittatura in Argentina. La dittatura stessa fa
da sfondo e da pretesto per alcuni passaggi tra i più duri della storia,
ma non è mai interamente protagonista della scena. Il tutto è narrato su
diversi piani temporali, intrecciati con una discreta maestria, che
includono un quarto di secolo della storia argentina e le traversie dei
singoli personaggi.
Il delitto irrisolto intorno cui ruotano tutti i protagonisti diviene il
punto focale del riscatto da un passato mai dimenticato e tutt'ora
straordinariamente vitale, con cui tutti si troveranno a fare i conti.
La storia in sé non nasconde una particolare complessità, se non il
segreto appunto, intessuto negli anni intorno a un delitto per cui fu
arrestato un solo uomo, che venne poi rilasciato, ma di cui si persero
misteriosamente le tracce subito dopo.
Un altro segreto svelato quasi subito è quello dei sentimenti mai
dichiarati di tutti i protagonisti e, in particolare di Irene e Benjamìn,
che dovettero interrompere la loro nascente amicizia a causa del serio
rischio per la vita di lui, scatenato dal suo fervore per le indagini.
Il marito afflitto e la donna uccisa hanno uno spessore che risulta
piuttosto sbiadito al confronto con la passione soffocata tra i due
magistrati, ma nonostante ciò saranno soltanto loro i veri attori di un
dramma scritto anni addietro la cui rappresentazione mai si è
interrotta.
Ricardo Darín è un Benjamìn dolente e appassionato, ma la sua intensa
performance non basta a destare nello spettatore la sua stessa passione
per i fatti avvenuti nel passato. Troppe sono le occasioni perse di
rendere vivo il contesto e le implicazioni sociali dell'esercizio di
quello che finisce per essere un arbitrio che, nell'Argentina degli anni
settanta, ci si immagina sia stata la norma piuttosto che l'eccezione.
L'intero cast si mantiene nei binari di un'onesta recitazione, mentre la
fotografia e la costruzione scenografica risentono purtroppo dei passati
trascorsi televisivi del regista.
Fatto salvo un ritoccatissimo piano sequenza iniziale, la regia non
rivela nessun motivo sia pur blando, per comprendere il segreto pensiero
dei giudici ai recenti Oscar, i quali hanno ritenuto di dover premiare
un lavoro decisamente onesto, ma lontano anni luce dalla passione del
suo più temibile concorrente "Un profeta" di Audiard, o dall'algida
perfezione stilistica di "Il nastro bianco".
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)