Regia: Pål Øie
Cast: Kristoffer Joner, Cecilie A. Mosli, Andreas Haugsbø, Arthur
Berning, Bjarte Hjelmeland, Anders Danielsen Lie, Marius Rusti, Eivind
Sander, Jon Sigve Skard, Julie Rusti, Bjarte Hjelmeland
Nazione: Norvegia
Anno: 2009
Durata: 96 minuti
Kai è scappato di casa diciannove anni fa e, incautamente, vi fa ritorno alla morte di sua madre. La casa, come il suo passato, nasconde brutti ricordi e Kai non può fare a meno di confrontarsi con essi e col peso di una vita spesa a nascondersi dal dolore.
Kai torna a casa alla morte di sua madre, ma non è là per raccoglierne
l'eredità. Vuole solo accertarsi che sia morta davvero. Non ha bei
ricordi e sua madre non è stata amorevole con lui. La fuga che lo ha
aiutato a sopravvivere purtroppo non ha cancellato la memoria di un
passato indelebile e di una colpa immotivata e inesplicabile.
Anni addietro Kai aveva involontariamente provocato, con la sua fuga, un
incidente in cui un'intera famiglia era stata spazzata via. L'unico
sopravvissuto, un bambino della sua età, era sparito quella notte, e Kai
forse finora non si era mai chiesto che fine avesse fatto quel ragazzo.
Ma adesso che è tornato a casa non può più sopprimere il violento
emergere dei ricordi e dei sospetti. E la natura onirica di gran parte
di questi non li renderà meno consistenti o efficaci, quando verrà il
momento di tirare le somme e fare i conti con un passato che non è mai
stato possibile archiviare. Neanche con la fuga.
La madre di Kai è un archetipo del cinema horror: la temutissima madre
castigatrice che tortura i bambini e li rende nella migliore delle
ipotesi vulnerabili e insicuri, nella peggiore degli assassini.
Kai non sfugge al destino dei suoi confratelli di sciagura, e si
presenta molto insicuro e parecchio vulnerabile. Al punto da vedere la
madre morta negli specchi o in altre circostanze, anche dopo essersi
personalmente assicurato dell'avvenuto e irreversibile decesso della
genitrice.
Dal momento in cui entra nella casa della sua infanzia Kai regredisce di
colpo e ritorna quel ragazzino spaventato che non ha mai smesso di
essere.
Peter, il bambino sparito quella notte, infesta la sua mente e,
nonostante sia stato dato per morto all'epoca, in realtà sembra essere
ancora nei boschi. La gente comincia a morire e Kai si chiede se per
caso Peter non l'abbia fatta franca, con tutte conseguenze che questo
può implicare nelle circostanze in cui si era trovato quella notte.
Potrebbe addirittura essere stato vittima di qualcosa di peggio della
cascata in cui tutti pensavano che avesse trovato la morte. E a questo
punto il destino che tocca ai bambini abusati fa di nuovo capolino sulla
scena. E Kai intuisce una verità difficile da mandare giù. Specialmente
per lui.
Pål Øie non è nuovo al genere horror, anni fa il suo "Dark woods" fu
distribuito anche in Italia con un discreto passaparola tra i fan del
genere. Non si tratta certo di capolavori, ma l'atmosfera angosciante e
la costruzione attenta dei particolari rendono interessanti i risultati
di un lavoro che alla base non è, purtroppo, mai originale. Anche in
questo caso la parte migliore è nella costruzione dell'atmosfera. Densa,
polverosa e oscura essa è la vera protagonista dell'ennesima storia
basata sui fantasmi di un'infanzia abusata, che negli horror è
straordinariamente comune.
Il racconto si svolge lentamente, avvolto dalla materia di cui sono
fatti i ricordi, eterea ma persistente. Il sentimento predominante è
l'angoscia, e la misurata interpretazione di Kristoffer Joner rende
plausibile l'intero percorso di una vita spezzata e mai realmente
vissuta.
La notte persistente che ammanta l'avvicendarsi degli eventi li rende
più che mai onirici, e alla fine solo il sangue sarà reale. L'unico
elemento in grado di risvegliare i ricordi e le angosce di tutta una
comunità, che reagisce come un sol uomo al ritorno di un figliol
prodigo, sfuggito ai fantasmi solo per riportarli alla luce con la sua
sola presenza.
L'insieme di un'onesta regia, e di un convincente lavoro con gli attori
completano il quadro di questo discreto prodotto, che esaurisce tutta la
sua funzione nel regalare un'ora e mezza di umana condivisione con le
angosce universali di cui tutti, almeno una volta hanno avuto un
assaggio.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)