Regia: Tim Burton
Cast: Mia Wasikowska, Helena Bonham Carter, Johnny Depp, Anne Hathaway,
Crispin Glover, Marton Csokas, Eleanor Tomlinson, Frances de la Tour,
Matt Lucas
Produzione: USA
Anno: 2010
Durata: 108 minuti
Alice Kingsley è una giovane in età da marito che sta per essere chiesta in moglie da un lord, nella Londra vittoriana. In attesa di trovare una risposta all'imbarazzante richiesta, la giovane volge il proprio sguardo al giardino, attraverso cui intravede un coniglio con un bel panciotto e un orologio da taschino. Alice si incammina in quella direzione e scivola di colpo nel mondo di sogno che sempre popolava tutte le sue notti.
Alice di Tim Burton non è più una ragazzina. Adulta sta per essere
chiesta in sposa da un lord, ma lei gli preferisce un coniglio. E
"inseguendo una libellula in un prato" in realtà un coniglio con un
orologio da taschino e un buffo panciotto, sparisce tra le fronde.
Alice non aveva sognato un passato oggetto di letteratura per
l'infanzia, ma l'aveva vissuto e poi relegato nella sfera del sogno, per
non doverlo abbandonare con la sopravvenuta età adulta.
Ma i sogni, si sa son desideri, e Alice ne realizza qualcuno inseguendo
il suo. Scopre il suo ruolo nella società vittoriana e si imbarca felice
per altri lidi. Tutto questo solo dopo aver ritrovato il Cappellaio
Matto, la Regina Rossa e quella Bianca, conigli, stregatti e tanti
vecchi amici forse solo immaginati, di certo sognati e a un certo punto
pure incontrati lungo la dura strada verso l'età adulta.
Tim Burton mette mano a Lewis Carroll e non c'è più nulla da fare, la
sua Alice cresciuta diventa icona e simbolo di una generazione che aveva
dati per perduti i propri sogni e che li ritrova al cinema, nello
splendore del 3D.
La consolidata coppia Burton/Depp, cui di recente si è aggiunta
un'inquietante Helena Bonham Carter, riesce nell'aggiornamento di una
delle più famose metafore del potere della fantasia.
Il trucco ovviamente è nell'amare tutti i suoi personaggi, specialmente
i più neri, e con loro sfidare tutte le convenzioni.
Il Cappellaio Matto, fascinoso e ambiguo come solo Depp avrebbe potuto
inventare, è un complice del lato più ardito della giovane Alice,
apparentemente una sperduta fanciulla vittoriana, ma con l'anima di
ferro di chi non ha mai mollato i propri sogni e non vede l'ora di
realizzarli.
La Regina Rossa invece ci pare un incredibile schiaffo in faccia alla
mancanza di umanità, una raffigurazione perfetta dell'ambiguità cui solo
i regnanti, di questi tempi, ancora si attengono. E se sua sorella la
Regina Bianca ci pare un pochino svampita, è solo perché non è riuscita
mai ad opporsi a lei, e per questo neanche si è mai consentita un'ombra
nel suo cammino attraverso il mondo di sogno che si è costruita per
sfuggirle. Alice ha un compito, e nello stesso tempo un destino.
Sfuggire alla noia di un matrimonio vittoriano è solo il primo gradino
di un'ascesa inarrestabile, attraverso un mondo che richiede modi nuovi
di pensare i vecchi problemi. E soltanto chi tiene vivo il rapporto con
la propria fantasia e i propri sogni ci può riuscire.
Passando attraverso la continua verifica di un'identità perduta e
ritrovata, Alice, che ci fa sapere subito di non essere "quella Alice",
scopre a mano a mano la sua "moltità" e con quella realizza le profezie
e combatte le convenzioni.
Mia Wasikowska è perfetta nella sua "moltità" e anche un tantino
vittoriana, mentre Il Cappellaio Matto/Depp istilla nello spettatore un
desiderio di follia, pari solo a quello di acchiappare la coda dello
Stregatto.
La Regina Rossa, una geniale Helena Bonham Carter, è cattiva e
ridondante nella sua solitudine, mentre una perfetta Anne Hathaway/Regina
Bianca si profila all'orizzonte con la sua algida bellezza,
stucchevolmente amata persino dalla mobilia.
Peccato soltanto che Alice di Tim Burton sia comunque un po' anche un
Alice Disney, e pertanto fornita di finale rassicurante. Il tutto si
riduce all'appropriazione di un'identità, per poi compiere un passo
avanti nell'esplorazione di nuove terre. Come se la scoperta della
propria identità non potesse mai essere abbastanza in un mondo in cui
tutti devono comunque vivere per sempre "felici e contenti".
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)