Regia: Scott Stewart
Cast: Paul Bettany, Dennis Quaid, Lucas Black, Tyrese Gibson, Adrianne
Palicki, Charles S. Dutton, Kevin Durand, Jon Tenney, Willa Holland,
Kate Walsh, Jeanette Miller, Cameron Harlow
Anno: 2010
Durata: 100 minuti
L'arcangelo Michele scende sulla terra per contrastare Gabriele e le sue schiere di angeli che sono state mandate da Dio a fare da esecutori della Sua ira divina. Il campo di battaglia sarà una sperduta caffetteria ai bordi del deserto, dove un'ignara cameriera sta per dare alla luce un bambino molto speciale.
La nota pazienza biblica del Signore è venuta meno. Saranno state le
ultime esportazioni di democrazia, o tutte quelle insensate guerre in
suo nome. O magari un eccesso di Grande Fratello, chissà. Fatto sta che
il Signore ha deciso per un castigo. Di quelli biblici, appunto.
Gabriele, suo alfiere e braccio destro, accantona momentaneamente la
spada fiammeggiante per usare una più virile e pratica mazza di ferro.
Mentre Michele, che non è d'accordo con il capo, si rifornisce di un
arsenale tale da far impallidire l'esercito degli Stati Uniti.
La battaglia sta per aver luogo in una sperduta caffetteria. Dentro c'è
l'ultima speranza per l'umanità, a difenderla Michele col fucile a
pompa. Fuori uno stuolo di angeli, capeggiati da Gabriele che esegue le
direttive del Padre.
L'apocalisse che da tempo gli sceneggiatori americani invocano e
ripresentano alle masse stordite dai botti provenienti dal Medio
Oriente, sta per avere il suo culmine. Stavolta gli angeli del Signore
scendono tra noi per sporcarsi le mani, e per eseguire le Sue direttive.
Se davvero c'è un motivo per il quale l'umanità merita un castigo è da
ricercarsi nell'uso smodato e decisamente eccessivo che essa fa del Suo
nome. Dimenticate quindi il pastore di anime e i Libro dei Profeti,
questo è il Dio irato del Vecchio Testamento che presenta il suo conto
all'umanità.
Era dai tempi di "The prophecy" che non si vedeva in giro Gabriele. Ma
allora aveva dei dubbi e l'ambigua, fascinosa presenza di Christopher
Walken. Adesso accantonati i dubbi e le ricerche si dedica
all'esecuzione dei compiti affidatigli dal principale. Mentre Michele fa
la sua comparsa come paladino dell'umanità.
Difficile immaginare una trama più ovvia e insensata. Ma non è un
problema, perché il film in realtà non richiede nessuna trama, né sforzi
particolari da parte degli spettatori. Basta abbandonarsi alle scene di
combattimento tra esseri alati e non, per passare un'ora e mezza in
maniera spensierata.
Purtroppo il fatto ormai ovvio che si sia esaurita ogni possibile idea
viene immediatamente fuori appena c'è un attimo di sospensione tra un
combattimento e l'altro. E a nulla valgono le ali dei contendenti, uno
sprovvisto per cause di forza maggiore, e l'altro che ne sfoggia un paio
da competizione. Le uniche ali di cui vorrebbe disporre lo spettatore
annoiato sono quelle di un qualsiasi velivolo che lo salvi all'istante
dalla sola idea che un angelo possa imbracciare sul serio un fucile. E
già che ci siamo, ecco una domanda che sorge spontanea: ma gli angeli
saranno vulnerabili alle pallottole? Questi quesiti leggermente oziosi
che vengono alla mente durante le scene di intensa colluttazione
filosofica, sono in realtà indice dell'effettivo mancato coinvolgimento
dello spettatore, da parte di uno stuolo di attori impegnati a sopperire
con le armi alla mancanza di dialettica più ovvia e banale.
Dennis Quaid ha da tempo perso significato come attore, e qui sfodera la
sua più intensa espressione, con la bocca spalancata a simulare
incredulità, e con la fronte corrugata per suggerire una seria
preoccupazione. Michele, un Paul Bettany con una sola espressione, che
presto vedremo anche in "Priest", sempre con la regia di Scott Steward,
ci suggerisce il dubbio che gli angeli del Signore siano in realtà dei
cyborg un tantino freddi e molto poco caritatevoli. Mentre le
coreografiche botte tra i due arcangeli danno una senso nuovo alle
parole "crisi religiosa".
Tutto qua. Niente dibattimenti filosofici tra il bene e il male, e
un'imbarazzante assenza di qualsiasi contenuto, che non si possa
rappresentare con un'arma da fuoco. E' pur vero che i botti e le
esplosioni hanno da tempo sostituito la dialettica, nel più ovvio
imbarbarimento di qualsiasi tentativo di dire qualcosa. Ma il solo
pensiero che la modalità preferita dal governo degli Stati Uniti per la
risoluzione dei conflitti possa essere estesa anche al Regno dei cieli
mette una tale tristezza da far venire voglia di dichiararsi atei. Così
tanto per sfuggire almeno una volta ai bombardamenti in nome della fede.
Voto: 4,5
(Anna Maria Pelella)