Titolo originale: Akumu tantei 2
Regia: Tsukamoto Shinya
Cast: Ryuhei Matsuda, Yui Miura, Wako Andô, Miwako Ichikawa,
Hanae Kan,Toshiyuki Kitami, Hatsune Matsushima, Ken Mitsuishi, Shungiku
Uchida
Nazione: Giappone
Anno: 2008
Durata: 102 minuti
Yukie contatta l'investigatore dell'incubo Kyoichi Kagenuma perchè perseguitata nei sogni dal pensiero della sua compagna Itsuko, che lei e le sue amiche hanno vessato fino al punto da indurla a non uscire più di casa. Kyoichi però non è disposto ad occuparsi della faccenda, dal momento che egli stesso è alle prese con sogni spaventosi che riguardano il suo passato. Ma il collegamento tra la malattia di sua madre e lo stato di Itsuko inducono Kyoichi a rivedere la sua posizione.
Il tema dei maltrattamenti a scuola e dei successivi suicidi e/o
persecuzioni da parte della vittima è stato ampiamente esplorato nella
cinematografia asiatica. Ma naturalmente ogni qualvolta Tsukamoto decide
di rappresentare uno stereotipo esso perde di colpo la sua
caratteristica principale di già visto e diventa un altro strumento che
il maestro usa per raccontare l'angoscia.
Disilluso cantore di molte derive dello spirito, Tsukamoto adotta qui
l'ottica della ragazzina, che si accorge troppo tardi di aver provocato
qualcosa di più serio di uno spavento alla vittima delle angherie sue e
della sua piccola banda.
Il detective dell'incubo, Kyoichi Kagenuma, dapprima rifiuta di
aiutarla, impegnato com'è a smaltire le sue angosce personali e a
svicolare da quelle degli altri. Ma le assonanze con un problema di
famiglia lo spingono ad occuparsi della faccenda.
E da qui in poi l'onirico prende violentemente possesso della scena e
crea un'atmosfera di invincibile panico, nei protagonisti e in chi è
così incauto da sbirciare attraverso lo spiraglio lasciato perfidamente
aperto dal maestro.
La paura, semplice e quotidiana diviene qui panico incontrollato, nella
misura in cui sfugge a tutte le definizioni e alla fine si rivela per
l'unica realmente invincibile: quella della vita.
Non c'è molto che si può dire a chi teme la vita e le sue incognite, nè
si può veramente risolvere il problema del panico che sostituisce la
normale, se così si può dire, espressione di sgomento e impotenza di chi
è alle prese con l'incontrollabile, ma la strategia finale di Kyoichi
sarà comunque la sola possibile di fronte a tutto questo: il contatto
umano e la condivisione.
Curiosamente la sua prima reazione rispecchia quella di chi non vuole
essere invischiato nelle altrui angosce, soprattutto perchè gravato
dalle proprie, ma naturalmente la condivisione può essere una via di
uscita, o nel peggiore dei casi un sollievo alla solitudine di chi pensa
di essere l'unico a patire tali forme di oppressione spirituale.
Tsukamoto esplora ancora una volta l'animo umano con la chirurgica
perizia del conoscitore niente affatto casuale. Le sue riflessioni, come
i modi sempre nuovi e potenti con cui le mette in scena, vengono
direttamente dal lato ombra di ciascuno di noi e là sarebbero rimaste a
far da materiale per gli incubi se Tsukamoto, e il suo detective
dell'incubo, non fossero arrivati a rimestare nell'affascinante magma
dell'inconscio. Là dove alberga tutto quello di cui la nostra coscienza
farebbe volentieri a meno, Tsukamoto ha costruito la sua casa, e da quel
luogo che tutti sperano di avere isolato bene, egli manda con
inquietante perizia messaggeri e notizie non del tutto edificanti.
L'anima dei protagonisti, divenuti oggetto dei personali messaggi di
Tsukamoto, è un luogo molto umido, trasuda ossessioni e ripropone tutto
quello che non è stato mai spiegato, e che quindi finisce per diventare
impossibile da metabolizzare.
La novità di questi ultimi resoconti dal luogo angosciante per elezione,
però è che forse c'è una via di uscita. Quello che era negato ai
protagonisti di capolavori come "Vital" o "Haze", è qui dapprima
suggerito e poi addirittura mostrato come possibile. Verrebbe da pensare
a una svolta ottimista, se non fosse Tsukamoto l'oscuro demiurgo
dell'intera operazione. Ma trattandosi di lui, l'idea che striscia
silenziosamente alle spalle del conoscitore approfondito della sua opera
è che il tutto potrebbe essere una trappola, o forse solo un sogno.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)