Titolo originale: The Book of Eli
Regia: Albert Hughes, Allen Hughes
Cast: Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis, Ray Stevenson,
Jennifer Beals, Evan Jones, Joe Pingue, Frances de la Tour, Michael
Gambon, Tom Waits, Chris Browning, Richard Cetrone, Lateef Crowder,
Malcolm McDowell
Nazione: Usa
Anno: 2010
Durata: 118 minuti
Trent'anni dopo il termine di una guerra che ha posto fine alla civiltà Eli attraversa a piedi l'America con una missione. Sul suo cammino incontrerà molte persone e quando giungerà alla comunità guidata da Carnegie, il quale si dedica con accanimento alla ricerca di un particolare libro, dovrà combattere per portare a termine il suo compito.
"Codice: Genesi" in origine era "The book of Eli", ma i distributori
italiani, data l'aria che tira di questi tempi, avranno pensato che
nessuno sarebbe andato a vedere un film che parlava di un libro.
Figurarsi poi un film che parla di un libro portato in giro per il mondo
da uno che lo ha persino letto. E quindi meglio trasformare questo
materiale assolutamente anacronistico in un bel titolone che suggerisca
un film d'azione all'americana.
"Codice: Genesi", appunto. Ma Genesi di che cosa neanche si capisce, dal
momento che il film è un post atomico, lontanissimo anni luce da
qualsiasi idea, biblica o meno, di creazione. Siamo alla fine del mondo.
La guerra è stata dichiarata, combattuta e anche perduta.
E i libri ci sono andati di mezzo. Ed ecco già da subito fare capolino
il primo brivido, che lo spettatore sente strisciare silenzioso e letale
lungo la schiena. Non trattandosi di una trasposizione di "Fahrenheit
451" immediatamente scatta l'associazione con le guerre di religione.
Quelle in cui il travisamento della Parola di qualcuno crea non pochi
problemi a tutti gli altri. E infatti abbiamo un tizio che attraversa
l'America da trent'anni a piedi, con un libro che legge tutte le sere, e
un altro tipo che manda in giro per quel che resta del pianeta un
manipolo di brutti ceffi, che neanche ne hanno mai visto uno, a cercare
il Libro. Pare confuso? Ma no, poi si spiega tutto appena i due si
incontrano: il Libro deve essere trovato perchè dentro c'è la Parola,
quella che serve a controllare la gente.
A questo punto si potrebbe pensare che i sopravvissuti non ne hanno
avuto abbastanza e meditano di scatenare un'altra ecatombe solo per
recuperare l'unico libro rimasto, dopo la pira catartica che aveva
innescato la precedente apocalisse. In realtà soltanto uno, Carnegie, la
peggiore interpretazione di Gary Oldman a memoria d'uomo, mira al
controllo dei suddetti brutti ceffi, e si prefigge di farlo con il
Libro. Come se le armi non fossero abbastanza efficaci.
Intanto il silenzioso, saggio e piuttosto anacronistico custode del
Libro, un Denzel Washington con una leggera paralisi facciale, cerca con
tutti i mezzi a sua disposizione di continuare a custodirlo, perchè una
voce, trent'anni prima, gli ha detto di portarlo da qualche parte. E lui
lo sta appunto facendo. A piedi, attraverso il mondo, per trent'anni.
Senza neanche un dubbio, nè un dolore ai piedi. Nulla. E così viene
fuori che lui è "in missione per conto di Dio".
Sorvoleremo sulla sua storia e sulle bizzarre personalità che
allieteranno il suo cammino, e salteremo immediatamente alla fine: i
libri sono preziosi e sono la nostra unica possibilità di ricostruire
quello che era stato distrutto precedentemente da altri, i quali
evidentemente non avevano ben capito quello che leggevano.
A questo punto si potrebbe invocare la mancanza di originalità cronica
degli sceneggiatori americani. Oppure la triste realtà del fatto che non
importa più nulla a nessuno che un film abbia un senso, ora basta solo
che abbia un ritmo. Come fosse un pezzo musicale.
Ma il problema non è neanche quanto sia poco originale, se non del tutto
inutile, il plot di un film del genere, ma piuttosto per quanto ancora
ci toccherà sentire parlare di controllo delle masse ignoranti e di
guerre di religione. Si sperava che simili grimaldelli fossero stati
accantonati con la precedente amministrazione e che adesso ci si potesse
dedicare a esportazioni di tipo diverso, magari richieste e solo di
generi di prima necessità.
La regia sonnolenta e vagamente ispirata a mille altri film sul tema non
ci avvince, purtroppo, neanche per un attimo. Peccato davvero, perchè da
chi ha girato l'onesto "From hell" ci si aspettava decisamente di
meglio. E l'indolenza con cui il tutto si trascina non aiuta per niente
l'identificazione col triste protagonista, il quale si limita a
difendersi se attaccato e continua a rialzarsi ogni volta che viene
colpito, manco fosse il T1000. Il predicatore col pallino dei libri e
con l'hobby del controllo ci pare un pochino troppo sopra le righe per
essere anche solo vagamente interessante. Unica possibile variazione al
destino di oblio cui ci pare avviato questo film è nella piccola
cattiveria appena prima della fine. Ma è decisamente troppo poco perchè
si possa consigliarne la visione.
Voto: 5
(Anna Maria Pelella)