Regia: Christian
Alvart
Cast: Renée Zellweger, Jodelle Ferland, Ian McShane, Kerry O'Malley,
Callum Keith Rennie, Bradley Cooper, Adrian Lester, Georgia Craig,
Cynthia Stevenson
Anno: 2009
Nazione: Usa
Durata: 109 minuti
Emily Jenkins è un'assistente sociale cui viene affidato il caso di Lilith, una bambina che sembra avere problemi con i genitori. Infatti non passa molto tempo dal suo intervento che Lilith le telefona chiedendole aiuto. Emily accorre e giunge appena in tempo per salvarla da un tentativo di omicidio, messo in atto dai suoi genitori. Lilith viene così affidata a Emily, la quale presto scopre che la ragazzina ha degli strani comportamenti.
E' noto ormai a tutti che gli operatori sociali sono degli ingenui. Nei
film americani, psicologi e assistenti sociali, spesso vengono
abbindolati da tutta una progenie demoniaca, la quale si infiltra nelle
crepe della formulazione freudiana dell'infante inteso come perverso
polimorfo, del tutto ignorata da quelle parti. E questo, in genere,
porta a una serie di fraintendimenti che sfociano spesso in carneficine
molto divertenti.
Ma non è questo il caso. Divertente, si intende.
Perchè per quello che riguarda tutto il resto, il copione è rispettato
in pieno.
L'operatrice di turno, appena mette piede in una casa dove dei
degenerati genitori mettono al forno la loro pargoletta, pensa
immediatamente ad Hansel e Gretel.
Ma lo spettatore un pochino meno influenzato dal buonismo di chi rimane
puro, nonostante il lavoro sporco che gli tocca svolgere, immagina già
in quel momento che ci sia una ragione.
O almeno quelli svegli si chiedono come mai un genitore metta nel forno
la figlioletta, senza che ci sia una carenza di approvvigionamenti in
vista.
Da questo momento in poi, e precisamente nell'istante in cui la piccola
Lilith si installa in casa di Emily, la psicologa di buon cuore che
l'aveva tirata fuori dal forno, lo spettatore si chiede quanto ci
metterà la poveretta a decidersi a rimettercela dentro.
Intanto Lilith non è esattamente il nome di un angioletto, e questa qui
di angelico ha veramente poco. La monumentale prova di Jodelle Ferland
ci regala una delle più inquietanti tra le piccole, mostruose creature
dell'ultimo cinema horror. Lontana anni luce da quello scherzo scappato
dal circo Barnum che è la protagonista di "Orphan".
La Lilith di Jodelle è l'unico motivo per guardare l'ennesima storia di
bambini demoniaci, che in sè non ha davvero nulla di nuovo. Il suo solo
paventare l'incubo di tutti i genitori ostaggio delle pretese da
shopping compulsivo dei loro pargoli, è in sè un capolavoro di angoscia.
Mentre Renée Zellweger, non esattamente una grande attrice, in questo
caso riesce a dare l'impressione di passare di lì per caso, e di mettere
tutta la sua attenzione nel sembrare dolce e materna. Oltre che del
tutto stupida. O troppo buona per questo mondo cattivo, in cui i bambini
non sono più quelli di una volta.
La tensione, che si auspica accompagni storie simili già dai tempi
gloriosi del "Presagio", è qui del tutto assente. Ogni singola azione
del piccolo mostro viene presto soffocata dallo sbadiglio che lo
spettatore tenta invano di sopprimere, per riguardo a un regista che non
è del tutto un principiante. "Antibodies" non era così brutto. O forse è
passato troppo tempo e si tende a idealizzare. Chissà.
Certo è che la storia trita e la rappresentazione poco ispirata creano
non poche difficoltà a chi voglia arrivare fino in fondo alla pellicola.
Giusto per capire come finirà.
Anche se è prevedibile, in questo caso pure certo, che finirà in maniera
del tutto ovvia. Data la totale assenza di originalità in tutta la
pellicola.
Ma tant'è, adesso è tornato di moda il bambino cattivo, posseduto come
in "Dorothy Mills", o semplicemente sociopatico, modello "Joshua", poco
importa. Quel che conta è che, a giudizio degli sceneggiatori
d'oltreoceano, è ormai giunto il momento di smettere di caldeggiare le
esportazioni di democrazia e paranoia e dedicarsi seriamente alla
costruzione di una serena atmosfera familiare. Così tanto per dare un
ulteriore brivido all'americano medio, ormai abituato a non fidarsi
nemmeno più dei suoi figli.
Voto: 5
(Anna Maria Pelella)