Regia: Jaume Balaguerò e Paco Plaza
Cast: Manuela Velasco, Javier Botet, Jonathan Mellor, Oscar
Sánchez ZAFRA, Ariel Casas, Alejandro Casaseca, Pep Molina, Andrea Ros,
Àlex Batllori, Pau Poch, Juli Fàbregas, Carlos Olalla
Anno: 2009
Nazione: Spagna
Durata: 85 minuti
Sono passati alcuni minuti dalla fine del resoconto in diretta dall'interno del palazzo messo in quarantena. Un gruppo di militari, accompagnati da un consulente del ministero della sanità, entra nell'edificio. All'interno ci sono ancora degli infetti, che il gruppo incontrerà durante l'esplorazione, mentre uno degli abitanti del palazzo, che era uscito prima che venisse sigillato, e un gruppo di ragazzi con una videocamera si introducono dal un passaggio nelle fogne.
[Rec] 2 comincia dove il primo finisce, esattamente pochi
minuti dopo. Nel palazzo le cose sono sempre come le abbiamo lasciate
alla fine del primo film, ma fuori qualcosa si muove. Una nuova squadra
viene inviata all'interno e un gruppo di ragazzini con videocamera entra
dalle fogne con l'intento di riprendere gli avvenimenti.
Le due spedizioni si incontreranno all'interno e per poco non assistiamo
a una carneficina, scatenata dalla tensione e dalla mancanza di
visibilità. Il palazzo è sempre privo di elettricità e le persone che
entrano si trovano di fronte alcuni bizzarri e aggressivi personaggi, di
cui solo uno di loro conosce i misteri.
Non è un vero e proprio film questo [Rec] 2. E' più un frammento, come
un telefilm che intende aggiungere tasselli all'opera iniziale e che per
strada ne perde un po' la freschezza.
La sensazione di scoperta dello spettatore, che aveva amato il primo
film e ne aveva riconosciuto le stimmate di un lavoro interessante, qua
scivola leggermente nel senso di stanchezza da sovresposizione di
informazioni.
Non ci interessa davvero sapere cosa è successo là dentro. Quello che
vorremmo è che continuasse ad accadere e ci lasciassero sbirciare con
colpevole gusto quello che nessuno conosce al di fuori di chi è
presente. Perchè come nel primo, anche qua, tutto quello che non è
ripreso dalla telecamera non esiste.
I personaggi stavolta sono meno caratterizzati, e la sorpresa contenuta
nella seconda spedizione è piuttosto prevedibile. Ma nonostante ciò
alcune piccole perle brillano nel buio della rappresentazione
claustrofobica.
Non necessariamente si tratta di spunti interessanti all'interno della
seppur accurata esposizione da videogioco, siamo sempre un passo avanti
nel modo di raccontare esperienze talmente intime e poco comprensibili
da risultare uniche per lo spettatore, come fosse da solo davanti a una
consolle. Quello che resta davvero nel cuore è la cattiveria spicciola
di dettagli di per sè non importantissimi, ma di sicura efficacia. Come
il finale. Si tratta di una piccola goccia di veleno in barba alle
previsioni e ai tentativi di controllo di quelli che speravano, con
questa seconda spedizione, di lavare i famosi panni sporchi lasciati
indietro dal Vaticano.
Presto faremo l'esperienza di scoprire cosa è accaduto ad Angela, la
reporter che nel primo film apriva la porta alla cronaca dei fatti più
crudi avvenuti nel palazzo.
E subito dopo quello che penseremo è che questa storia non avrà mai
fine. Ma non sempre questo è un bene dal punto di vista dello
spettatore. Insomma si vorrebbe fare a meno di telefilm sull'eroica
resistenza di pompieri e militari contro le forze demoniache incistate
nel palazzo e, pare, nella chiesa cattolica.
Indipendentemente dal chiaro e raggiunto obiettivo di cavare soldi da
una buona idea, il film regge visivamente nonostante lo svelamento degli
altarini e la raggiunta comprensione delle motivazioni. Ma il sospetto
che il finale sospeso, seppure bellissimo, celi il desiderio di una
prosecuzione allarma un pochino chi guarda.
Non ci pare affatto il caso di chiarire ulteriormente i fatti o di
giocare all'attribuzione di scandalose responsabilità per tenere desto
l'interesse su una storia che sarebbe stato meglio alla fine non svelare
del tutto. Il punto di forza del primo [Rec] era, appunto nel non detto,
nel lasciato cadere che sottintendeva altro, e che con il non confermare
mai quasi nulla, induceva a grossi esercizi di fantasia. E la parte
migliore dell'horror, si sa, non è quello che vediamo, ma quello di cui
abbiamo paura di esser testimoni.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)