Titolo originale:
Linkeroever
Regia: Pieter Van Hees
Cast: Eline Kuppens, Matthias Schoenaerts, Sien Eggers, Marilou Mermans,
Frank Vercruyssen, Robbie Cleiren, Ruth Becquart, Tinneke Boonen, Sara De Bosschere,
Jamahl Boukriss, Siska Bouwerm, Tom De Wispelaere, Bert Haelvoet, Raymond Haesaerts, Manou
Kersting, Darya Kuznetsova, Gunther Lesage, Luc Nuyens, Victor Peeters, Stefan Perceval,
Alain Pierre, Anja Smolders, Liesbeth Stas, Ryszard Turbiasz, Peter van den Eede, Mark
Verstraete
Anno: 2008
Nazione: Belgio
Durata: 102 minuti
Marie è un'atleta professionista che gareggia per entrare nel team per il campionato europeo. Ma la salute le crea qualche problema e si trova costretta a rallentare gli allenamenti. Intanto conosce Bob col quale, dopo un po', decide di convivere. Il condominio dove vive il suo ragazzo è sulla riva sinistra del fiume, in una zona vecchia e abbastanza pittoresca, abitata prevalentemente da artisti. Marie viene presto a conoscenza del fatto che la precedente inquilina dell'appartamento è scomparsa in circostanze misteriose, e decide di indagare con l'aiuto del fidanzato della donna.
Marie è una donna che sottopone il suo corpo a strenui allenamenti in vista del
campionato cui intende partecipare. Ma il corpo purtroppo le risponde con un esaurimento.
E finchè Marie non va a vivere con il suo ragazzo e si appassiona alla sparizione della
precedente inquilina, tutti penseranno soltanto a un esaurimento di tipo fisico. Ma mentre
Marie indaga e scopre cose piuttosto bizzarre, quello che si insinua lentamente nella
mente dello spettatore è il dubbio che l'esaurimento di Marie sia molto più serio.
L'ossessione che sembrava nata dal nulla comincia a insidiare i suoi pensieri, e dopo un
po' prende possesso anche dei sogni, inducendola a guardare con occhi diversi quello che
le accade intorno.
E a questo punto Marie scivola lentamente nel binario tracciato anni fa dalla Rosemary di
Polansky. Come lei è andata a vivere in uno stabile che custodisce un mistero, e come lei
ha dei vicini strani. Anche il fatto che il suo corpo sia al centro delle sue
preoccupazioni è un elemento in comune con la sfortunata protagonista del maestro. E le
dicerie che sente raccontare sul passato del palazzo non sono poi tanto più folli di
quelle che a suo tempo si trovò a collezionare l'incauta Rosemary.
Il palazzo e la zona in cui è situato hanno una storia di quelle che a raccontarle
sembrano solo delle vecchie superstizioni. E il pozzo che si dice abiti le viscere del
caseggiato viene direttamente dalla mitologia celtica. Poi ci sono i vecchi libri e le
incisioni, e la mamma sensitiva di Marie che fa la sua comparsa nel condominio con un
pendolo.
L'atmosfera che regna in tutta la prima ora è quella di un segnale di pericolo senza
nessun motivo visibile di allarme. Strani individui che girano per le scale del caseggiato
con aria minacciosa e che rivogono la parola con una certa animosità a una ragazza,
chiaramente impaurita per il solo fatto di essere stata notata dal tipo in questione.
Feste in cui si gioca a tirare con l'arco, e si bevono strani intrugli, e via così.
Intanto il corpo di Marie reagisce con una certa violenza procurandole situazioni
imbrarazzanti e continue corse al bagno per non vomitare in pubblico. Chiunque penserebbe
a una gravidanza, ma non è per niente di quello che si tratta, alla fine.
Il racconto si svolge lentissimo e piuttosto sinistro fino al punto in cui la paranoia di
Marie ci comincia a sembrare sensata, oltretutto il numero di morti accumulati durante il
cammino è un pochino troppo elevato per essere frutto di una coincidenza.
Ma a questo punto lo spettatore vive la curiosa sensazione di irrealtà tipica della
situazione in cui uno sceneggiatore chiede a chi guarda la sospensione totale
dell'incredulità, senza essersela del tutto guadagnata. Intendiamoci, non che il film non
sia stato avvincente e a tratti pure intrigante, ma a un terzo dalla fine quello che viene
prima insinuato e poi addirittura mostrato, chiede davvero un grosso volo di fantasia. E
chi decide di saltare, insieme con Marie, avrà la possibilità di guardare la storia con
occhi diversi.
Il cambio di registro degli ultimi fotogrammi ha in sè una bellezza e insieme
un'ingenuità che danno un tocco fiabesco al tutto. Nel complesso si tratta di un film che
deve moltissimo all'atmosfera, e un bel po' anche alle citazioni da registi famosi.
Polansky in testa. E la costruzione della sottile inquietudine che serpeggia nella mente
di Marie avvince lo spettatore sin da subito. La recitazione è onesta e convincente e la
fotografia rende piuttosto bene le inquietudini che serpeggiano in un quotidiano che
diventa estraneo di colpo. La regia sporca e in alcuni momenti impietosa lascia nello
spettatore un senso di gelo, che però non convince del tutto. Forse quello che manca
davvero è la convinzione che nelle favole, anche in quelle cattive, per raccontarle
bisogna crederci almeno un po'.
Voto: 5,5
(Anna Maria Pelella)