Regia: Agnès Merlet
Cast: Carice van Houten, Jenn Murray, David Wilmot, Ger Ryan, David
Ganly, Gary Lewis, Rynagh O'Grady, Joe Hanley
Nazione: Irlanda
Anno: 2008
Durata: 102 minuti
Jane, psicologa con alle spalle una tragedia familiare, viene inviata su un'isola irlandese ad indagare sul caso di Dorothy, una baby sitter adolescente che ha tentato di uccidere il bambino che le era stato affidato. Giunta sul luogo la sua prima impressione è di trovarsi di fronte ad un caso di personalità multipla. Ma i fatti cambieranno la sua prospettiva appena Dorothy inizierà a parlare con la voce del suo bambino morto.
Molto "Sybil", un pizzico de "Il sesto senso" e qualche goccia di
"Peyton Place", questo nuovo lavoro di Agnès Merlet ha comunque un suo ritmo,
sia pure abbondantemente di riporto.
La storia si svolge tra i binari classici dello stereotipo dello psicologo che non capisce
mai di avere a che fare con casi ultraterreni, e si abbarbica ai suoi libri e alle sue
teorie per spiegare l'inspiegabile. Certo nella realtà lo psicologo avrebbe probabilmente
ragione e Dorothy, una ragazzina adolescente che parla con un certo numero di voci e di
caratteri differenti, sarebbe internata per direttissima e studiata nelle università. Ma
circa sessant'anni dopo l'ultimo caso documentato e accertato di personalità multipla,
ecco fare capolino la vecchia e sempre valida ipotesi che dietro i cambi di personalità
si possa nascondere altro. Un altro talmente inquietante e cattivo da meritare milioni di
film sul tema e dibattiti ancora in voga circa la sopravvivenza dello spirito dopo la
morte violenta del corpo.
La prima parte, probabilmente la più avvincente, ci porta per mano in quello che pare
proprio un caso di personalità multipla, a tal punto convincente che ci si chiede subito
come faccia Jane a non portare la ragazzina di corsa al più vicino ospedale psichiatrico,
magari sognando anche la fama che un tale caso le darebbe se fosse vero. Ma l'atmosfera
che striscia alle spalle di Jane, e pure un po' dello spettatore, racconta tutta un'altra
storia. Una di quelle storie vecchio tipo, sui segreti ben sepolti nelle isole assai
lontane, non solo geograficamente, dalla terraferma.
Gli isolani sono sul tipo dell'Orrore di Dunwich, con strane facce cattive e sempre pronti
a bisbigliare alle spalle dello straniero. Anche lo sceriffo non è proprio di quelli
giusti. Un po' troppo ansioso di liberarsi della psicologa che si premura di accompagnare
in giro e salvare dalle esternazioni più evidenti dei suoi conterranei. Ma la vera
sorpresa è Dorothy, interpretata benissimo da Carice van Houten, la quale, oltre a
parlare con molte voci, mette i brividi solo a guardarla.
Jane ovviamente le si affeziona, ma quando lei parla con la voce di suo figlio morto la
faccenda si complica abbastanza da sfuggirle di mano e provocare la catastrofe.
A questo punto in verità il film deraglia un pochino dai binari di un onesto thriller per
finire in maniera piuttosto usuale. E se lo spettatore si era immaginato un finale più
pirotecnico, non è certo perchè questo non sia stato molto insinuato nella parte
iniziale. Ma quello che alla fine non è altro che un epilogo rassicurante, di tono
classico anche leggermente ridondante, non distrugge del tutto il lavoro ben svolto
all'inizio. Ne annacqua forse un po' l'effetto certo, ma saranno comunque centodue minuti
spesi a cercare di sciogliere il vecchio enigma se sia più inquietante l'animo umano o la
psicologia che si ostina ad indagarlo per spiegare che in definitiva non c'è niente di
cui aver paura, oltre che di se stessi.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)