Regia: Henry Miller
Cast: Willem Dafoe, Scott Speedman, Peter Stormare, Clea DuVall, James
Rebhorn, Amy Carlson, Yul Vazquez, Don Harvey, Paul Lazar, EdwardHibbert, Amir Arison,
Michael Buscemi, Desire Casado, Robert C. Kirk, MarciaHaufrecht, Monique Curnen
Nazione: Usa
Anno: 2007
Durata: 107 minuti
Stan Aubray è un detective della polizia di New York che cinque anni prima ha lavorato a un caso che tuttora lo tormenta. La storia all'epoca si concluse con la morte del sospetto, e con quella di una ragazza che Stan conosceva, e per la quale si sente ancora in colpa. Improvvisamente un nuovo caso lo richiama dall'esilio in cui si era rifugiato, dal momento che sembra avere caratteristiche in comune col vecchio fascicolo di cui lui si era occupato. Ma le analogie saranno solo l'inizio dei guai che Stan si troverà di fronte.
"Anamorph" è esattamente il genere di film che comincia a fare capolino nelle
sale d'estate. Quando la gente non ama complicarsi la vita e preferisce delle innocue
scemate. O un po' di brividi per contrastare il caldo, oppure semplicemente un film che
dimenticherà appena uscito dal cinema.
Ma quello che proprio chiunque non gradisce mai, qualunque sia la stagione in corso, è
esser preso per stupido. Passi per la trama di riporto, ma così di riporto che di più
non si può. Passi pure per il detective stropicciato dalla vita e dai casi che gliela
avvelenano. Ma un intero film in cui non accade praticamente nulla che abbia un senso per
tutto il tempo è decisamente troppo.
Stan è un uomo distrutto dal suo lavoro di detective che gli ha avvelenato l'esistenza e
dal dubbio di aver ucciso un'innocente e lasciato che una ragazza trovasse la morte per
mano del killer che credeva di aver individuato.
E fin qui tutto bene, anche se siamo nel regno del già visto, la trama può sempre
migliorare.
Un giorno il nostro viene chiamato sul luogo di un crimine, su cui in realtà non avrebbe
dovuto lavorare, dal momento che si è ritirato dal servizio e si è dato
all'insegnamento. Ma le analogie nella presentazione dei corpi, tra questo nuovo assassino
e la sua vecchia conoscenza, inducono il suo capo a richiedere la sua presenza come
affiancamento al collega che segue il caso.
I corpi nel nuovo caso, come in parte anche in quello di cinque anni prima, sono composti
in pose, e in alcuni casi scomposti e ricomposti successivamente, a formare una scena che
si può vedere del tutto solo da una prospettiva specifica. E qua siamo in piena
scopiazzatura da mille thriller, che prima di questo ci hanno abituati alle decorazioni e
alle ricostruzioni con parti del corpo di poveretti che passavano per caso da quelle
parti.
Poi Stan scopre una serie di indizi, il primo dei quali è un quadro, che il rigattiere
sotto casa ha trovato davanti alla porta e ha messo in vetrina, e che casualmente
riproduce la scena dell'ultimo crimine. Ne aveta abbastanza? Perchè altrimenti si può
dire anche che il procacciatore di pezzi d'arte del detective lo porta per caso ad una
mostra, in cui lui riconosce la sua poltrona di casa.
Dico sul serio.
Poi, con in mano il nome dell'autrice della mostra e con le sue impronte prese su
un'opera, i nostri validi poliziotti risalgono a un indirizzo. Il quale li porta dritti in
un magazzino dove ci sono delle belle istallazioni e un manichino con su il nome
dell'artista.
E a questo punto è chiaro a tutti che la situazione non migliorerà, anzi che può solo
peggiorare.
Ecco quindi il maniaco telefonare a Stan e dargli un appuntamento. Dove lui andrà da
solo.
Ora lo spettatore si trova nella difficile situazione di dover scegliere se alzarsi subito
e andare a prendersi un gelato, o infliggersi questa scemenza fino alla fine. Chi si
alzerà non avrà perso nulla. Mentre chi resterà avrà modo di porsi alcuni interessanti
quesiti. Il primo dei quali riguarda il criterio con il quale Willem Dafoe sceglie le sue
interpretazioni. Questa pare assai da vicino il tipo di sceneggiatura scelta col criterio
"non mandatemi il copione, basta l'assegno"
Poi lo spettatore che volesse può domandarsi come mai Peter Stormare non imbrocca un film
dalla sua pur gigionesca interpretazione di Lou in "Constantine".
E, ultimo ma non meno importante come cavolo è stato possibile che una pellicola che ha
un potenziale di coinvolgimento inferiore alle risse televisive nel salotto della De
Filippi, possa essere distribuita nelle sale. Sarà l'estate. Oppure il fatto che i
distributori hanno deciso di adeguare le loro scelte al pubblico cerebroleso da anni di tv
spazzatura e di cinepanettoni e cinecocomeri. Peccato che il restante pubblico dotato di
cervello, in realtà una bella fetta di audience, non sia affatto contento di queste
scelte di distribuzione. Ma forse bisognerebbe andare a gridarlo in tv, dove il restante
della popolazione, in pratica i decerebrati e i distributori, passa le sue serate
frastornato dalle luci e dalle esposizioni di belle ragazze.
Voto: 4
(Anna Maria Pelella)