Regia: Sopon Sukdapisit
Cast: Worakan Rojanawat, Chantawit Tanasaewe, Sakulrath Thomas
Nazione: Thailandia
Anno: 2008
Durata: 95 minuti
Un film horror tratto da una storia vera sta per esser proiettato nelle sale. Ma durante la proiezione in anteprima accade qualcosa di strano. Tutte le persone che vi hanno assistito spariscono senza lasciare tracce. Così Chen, pirata informatico che approfitta del suo lavoro presso la sala cinematografica per vendere in anteprima i film in uscita, si mette sulle tracce della storia originale.
Chen è un pirata informatico che vende i film alla criminalità organizzata, e una sera
si trova a discutere col suo socio sull'opportunità di doppiare il nuovo horror in uscita
nella sala presso cui i due lavorano. "Evil spirit", questo il titolo che
prossimamente uscirà nelle sale della città, racconta di una donna impazzita che, avendo
perso i suoi figli, rapisce quelli degli altri e li acceca. I familiari dei bambini rapiti
irrompono nella sua casa e, dopo averla sfregiata, la impiccano.
Curiosamente le persone che hanno assistito alla proiezione in anteprima spariscono e
Chen, insieme a Som la sua ex ragazza il cui fratello è tra gli scomparsi, indaga sulla
storia originale.
Quello che finiranno per scoprire potrebbe anche esser un discreto finale per la storia
leggermente derivativa che ci troviamo di fronte, ma il tutto viene sciupato da un eccesso
di effettacci, e da una recitazione decisamente troppo enfatica persino per un horror di
serie b.
Prima esperienza di regia per Sophon Sakdaphisit, già autore dello script di
"Shutter" e di "Alone", "Coming soon" avrebbe in teoria
tutte le carte in regola per esser definito un discreto film horror, ma alla fine quello
che convince di meno lo spettatore è una certa ingenuità nella rappresentazione e un uso
massiccio degli stereotipi del genere, che finiscono per soffocare tutto il potenziale di
coinvolgimento che si intuiva nei primi fotogrammi.
Ovvio che da un regista alle prime armi ci possa aspettare il saccheggio delle idee più
innovative degli ultimi dieci anni di cinema asiatico, ma quello che proprio non ci sembra
il caso di infliggere allo spettatore sono un totale di novanta minuti di gente che gira a
vuoto con la bocca spalancata e che viene braccata da una tizia impiccata, brutta come il
peccato, che infesta pure la doccia di uno dei protagonisti.
Il tentativo di istillare ansia tramite lo scarso uso delle luci, finisce soffocato
dall'incredibile comicità involontaria del fantasma che, complice un eccessiva presenza
in scena, rende patetico il panico apertamente simulato dai protagonisti, i quali
alternano espressioni di candido stupore a silenzi che si vorrebbero carichi di pathos, ma
che stimolano nell'annoiato spettatore soltanto l'ennesimo controllo del minutaggio.
La ricerca delle fonti, punto forte di un capostitpite del J-horror: l'arcinoto
"Ring" (Ringu 1998) di Nakata Hideo, qua assume connotati grotteschi, non tanto
per il fatto che non ci sia niente da trovare, quanto per la rappresentazione del tutto
priva di tensione. Il contesto metafilmico poteva senz'altro essere un buon terreno di
gioco per creare uno schermo su cui proiettare le peggiori ansie circa il destino dei
pirati informatici colti sul fatto, ma la scelta di emulare milioni di altri modi per
rappresentare un concetto semplice, come può esser quello della caccia sovrannaturale,
uccide ogni idea di coinvolgimento dello spettatore che risulta assai più smaliziato
degli ingenui protagonisti.
E se l'idea finale, che comunque non è certo originale, può in parte motivare il tempo
passato a guardare dei pessimi attori in una sorta di omaggio agli horror asiatici degli
ultimi dieci anni, è certo che il sottofinale metafilmico, relegato all'interno della
pellicola e demandato alla brutta faccia del fantasma meno spaventoso della storia,
rendono ancora una volta inutile tutti gli sforzi dello spettatore di regalare la tanto
sospirata sospensione dell'incredulità, che qui viene facilmente sostituita da un sonoro
sghignazzo finale.
Voto: 4
(Anna Maria Pelella)