Regia: Pascal Laugier
Cast: Morjana Alaoui, Mylène Jampanoi, Catherine Bégin, Robert Toupin,
Patricia Tulasne, Juliette Gosselin
Produzione: Francia
Anno: 2008
Durata: 97 minuti
1971: la giovane Lucie riesce a fuggire da una fabbrica abbandonata in cui è stata tenuta prigioniera. I medici si accorgono che la ragazza è stata sistematicamente torturata, ma Lucie non ricorda nulla e non vuole parlare dellaccaduto, neanche ad Anna, unaltra paziente dellospedale che diventerà la sua migliore amica. 15 anni più tardi Lucie riesce a rintracciare i suoi sequestratori e decide di vendicarsi.
Lhorror francese disegna ostinato spazi concentrazionari, al cui interno viene
tenacemente perseguito lannichilimento dei corpi. Furibondi apologhi a sfondo
politico ("Frontiers"), metafore della violazione ("Á
lintérieur") ed ora Martyrs, deragliamento del torture-porn in
senso escatologico che restituisce alla carne brutalmente martoriata la sua metà oscura:
lanima.
Il film è chirurgicamente sezionato in due tranches speculari ma stilisticamente
dissimili, convulsa camera a mano nella prima parte, gelida immobilità nella seconda. Se
lo sgranato prologo in Super 8 definisce efficacemente unatmosfera di profondo
disagio, la cruenta strage iniziale della famigliola borghese indaffarata nei rituali
della domenica contamina il Rape & Revenge con il J-Horror più virale e mutageno,
innescando una catarsi ingannevole che scompagina le dinamiche del genere. Non si tratta
infatti di una conclusione, ma di un semplice preludio alla reiterazione dellorrore.
Fantasmatiche proiezioni di unio frammentato raggelano, quanto se non più dei
devoti carnefici, chiunque non riesca ad emanciparsi dallo status di vittima e a compiere
un passo ulteriore uscendo da se stesso, unico modo attraverso il quale si può giungere
allesperienza trascendente dellestasi ed accedere alla dimensione del sacro.
Laugier metabolizza lestremismo filosofico di Georges Bataille, in cui la vittima
del sacrificio viene restituita alla sfera del sacro e lestasi del suppliziato è
assimilabile a quella dellEros, e impone alle sue attrici (ottime Morjana Alaoui e
Mylène Jampanoi) di inseguire il più intenso ed impressionante autodafé della storia
del cinema, quello di Renée Falconetti ne La passione di Giovanna dArco
di Dreyer. Il rinnovarsi dei supplizi brutalizza lo spettatore almeno quanto la martire,
riluttante agnello sacrificale. Chi è forzato ad assistere passa, come Anna, prima
attraverso la rabbia e la ribellione, poi attraverso la totale deprivazione, la perdita
didentità e laccettazione incondizionata del proprio destino. Ma la Via
Crucis della protagonista non accende metafore cristologiche (significativa lassenza
di qualsiasi iconografia religiosa), non è né vuole essere testimonianza di fede, ma è
solo preludio ad un beffardo salto nel nulla. Il sacrificio è negato come atto simbolico
e il martirio rituale è reso ottenebrante e intollerabile dallassenza di Dio.
Dimpattante fisicità, la regia di Pascal Laugier trama almeno una scena ai limiti
del sostenibile, che trasforma la scopofilia coatta dello spettatore in voglia
daccecamento, purissima martirizzazione dello sguardo indifeso e soccombente. Lo
scandalizzarsi dei moralisti dellultima ora è strategia difensiva, almeno quanto
limprovvida esaltazione dimostrata dagli amanti del gore estremo:
"Martyrs", oltre a confermare lottimo stato di salute dellhorror
francese, è oggetto scientemente repellente, disorientante e da maneggiare con cura.
Voto: 7
(Nicola Picchi)