Ttitolo alternativo: Loner
Titolo originale: Hikikomori
Regia: Park Jae-sik
Cast: Ko Eun-ah, Chae Min-seo, Jeong Yoo-seok, Jeong Yeong-sook, Lim
Dae-ho, Lee Da-in, Lee Yeon-soo, Lee Eun, Jeong Da-hye, Song Min-jeong, Kim Min-hyeok,
Jeong Ha-yeon, Kim Joo-ah, Kim Kyeong-ho, Ahn Yeo-jin
Nazione: Corea del Sud
Anno: 2008
Durata: 117 minuti
Soo-na ha una vita normale. Vive con suo zio e la nonna, e sembra non avere nessun problema. Finchè il suicidio della sua amica Ha-jung la mette in contatto con alcuni segreti che riguardano la sua famiglia.
I segreti familiari sono alla base di molte condotte nevrotiche già dai tempi di Freud. E
se a questa problematica aggiungiamo l'hikikomori, una sindrome depressiva di cui è
vittima una buona percentuale di giovani asiatici, ecco che la faccenda si complica in
maniera esponenziale.
Soo-na sembra vivere in una favola, ma presto il suicidio della sua amica, sottoposta alle
angherie di una compagna di classe, la spinge di colpo in un incubo.
La causa della morte di Ha-jung è da ricercarsi nella sua incapacità a fronteggiare la
cattiverie delle compagne, ma la momentanea assenza di Soo-na farà da catalizzatore della
catastrofe, che si compie tutta nel momento in cui lei è fuori portata del telefonino
dell'amica.
La ragazza che con le sue angherie spinge Ha-jung al suicidio finisce per assistere alla
sua morte e a sua volta si toglierà la vita, vinta dalla colpa e dalla maledizione che
Ha-jung le lancia prima di morire.
Ma a questo punto la storia acquisisce una complessità addirittura eccessiva. Dal momento
che, quello che sembrava un racconto sul bullismo prima, e una storia di fantasmi poi,
diventa di colpo un intero capitolo di un trattato di sociologia.
Il segreto familiare circa le reali origini di Soo-na fa da sfondo ad una storia di
vendette e maledizioni che finisce per affogare nel sangue ogni tentativo di comprendere
quello che accade. Ad un certo punto i morti superano i vivi e lo spettatore ha un momento
di scoramento. Non è certo possibile che esistano vite così sfortunate! O forse sì, e
di solito se si sopravvive, nella migliore delle ipotesi si finisce col finanziare il
college al primogenito di uno psicoanalista.
Ma tant'è, in Corea a volte l'espressione dei sentimenti prende una piega piuttosto
eccessiva, e gli obblighi familiari finiscono per sommergere ogni volontà di evitare la
degenerazione.
La storia che è dietro l'apparente vita spensierata di Soo-na è di quelle vecchio
stampo, con la nonna che prende le decisioni per tutti e il resto della famiglia che ne
paga le conseguenze fino all'ultimo rimasto. Ma non è tanto la reale implicazione che le
vendette non hanno mai fine che finisce per disturbare lo spettatore, quanto l'assoluta
mancanza di speranza che emerge insieme all'incredibile portata di una decisione presa, in
definitiva, da una sola persona.
Il tutto procede inesorabile verso la catastrofe finale, che rivelerà la portata
dell'ingerenza della nonna nelle vite dei familiari, e le conseguenze che questa ha avuto
su tutti i personaggi esterni coinvolti.
L'ammiccamento alla storia di fantasmi, ancora di moda e sempre efficace, non salva lo
spettatore dal senso di soffocamento per una sorte disperata che finisce per avvolgere
tutti. E se il desiderio del regista era quello di turbare, prima ancora di intrigare lo
spettatore di una tale incredibile concatenazione di eventi, si può dire che sia
perfettamente riuscito. Un pò meno possibile forse è il reale coinvolgimento circa le
sorti di personaggi, che si avvertono condannati già dai primi fotogrammi, e per cui
nessuno sano di mente oserebbe sognare un lieto fine.
Voto: 5
(Anna Maria Pelella)