Psycho

Regia: Gus Van Sant
Cast: Vince Vaughn, Anne Heche, Julianne Moore, Viggo Mortensen, William H. Macy, Philip Baker Hall, Robert Forster
Soggetto: tratto dal romanzo di Robert Bloch
Sceneggiatura: Joseph Stefano
Nazione: USA
Anno: 1998
Durata: 103 minuti

TRAMA

La segretaria Marion Crane deve recarsi in banca per fare un versamento di 400.000 $ per conto di un amico del suo capo. Marion decide però di fuggire con i soldi che le farebbero molto comodo e potrebbero certamente contribuire a rendere la vita molto più facile a lei e al suo compagno, Samuel. Durante la fuga, Marion decide di sostare in un piccolo e isolato motel di proprietà dell’ambiguo Norman Bates. Forse avrebbe fatto meglio a procedere per la sua strada.

RECENSIONE

Van Sant ripropone uno dei capolavori assoluti di Hitchcock mantenendosi fedelissimo nella sceneggiatura (scritta da Joseph Stefano, lo stesso autore del copione originale) e nel montaggio, riuscendo a creare quel phatos e quell’atmosfera che fungevano da elementi portanti nell’omonima pellicola del 1960.
Il regista traspone la vicenda narrata da Hitchcock 38 anni dopo, nel 1998, sparisce l’affascinante e sfolgorante bianco e nero, e subentrano al posto dei mitici e compianti Anthony Perkins e Janet Leigh, i comunque bravi Vince Vaughn, che nonostante non eguagli la leggendaria figura di Norman Bates impersonata da Perkins, fornisce comunque una delle sue performance recitative più sentite e convincenti, ed Anne Heche che sostituisce la Leigh nei panni di Marion Crane, per la quale vale lo stesso discorso fatto per Vaughn; nel cast si può notare anche la presenza di Julianne Moore al posto di Vera Miles nel ruolo di Lila Crane, Viggo Mortensen (Samuel Loomis), William H. Macy (Milton Arbogast), Philip Baker Hall (sceriffo Al Chambers) e Robert Forster (dottor Fred Richmond).
Van Sant impiega un notevole impegno e una meticolosa cura soprattutto nei dettagli e nell’ambito tecnico, che acquista una ragguardevole importanza in quella che è e sarà per sempre una delle sequenze più spettacolari, impressionanti ed indimenticabili della storia del cinema... ovviamente sto parlando della famosissima scena della doccia, in cui Janet Leigh veniva assassinata da un maniaco dal volto coperto che le infieriva diverse coltellate facendola morire sul pavimento del bagno. Ora, è scontato dire che, così com’era, quella scena non poteva in nessun modo essere replicata, e benché Van Sant ci metta tutta la visionarietà e il suo indiscutibile talento nel ricreare la stessa tensione, non riesce chiaramente a trasmettere lo stesso (e comunque ineguagliabile) impatto visivo e psicologico del Maestro, che per girare questa sequenza utilizzò oltre 70 angolazioni di ripresa impiegando una settimana di lavorazione, per una scena che, paradossalmente, dura solo 45 secondi.
Ad ogni modo, l’opera di Van Sant risulta più che apprezzabile ed egregiamente elaborata, che il grande Maestro, se all’uscita del film nelle sale fosse stato ancora in vita, avrebbe sicuramente apprezzato. Per usare un eufemismo, si potrebbe dire che questo è, più di qualunque altra cosa, il tentativo più sincero, dignitoso e riuscito di “copiare” un film di Alfred Hitchcock, come hanno fatto, ahimè invano (ci sono comunque le eccezioni), molti altri registi dei nostri tempi.
Voto: 7.5
(Francesco Manca)