Regia: James Watkins
Cast: Finn Atkins, James Burrows, Alyssa Cooper, Eliza Elkington, Michael
Fassbender, James Gandhi, Thomas Gill, Jack O'Connell, Kelly Reilly, Thomas Turgoose,
Bronson Webb
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2008
Durata: 91 minuti
Steve e Jenny sono in campeggio su un lago. Alcuni ragazzi gli rubano l'auto e Steve decide di affrontarli. Ma la sua decisione avrà conseguenze imprevedibili.
Il survival ha ormai fatto il suo tempo, e questo "Eden lake", seppure girato
bene, non aggiunge nulla al genere. Semmai contribuisce alla sensazione che tutto sia già
stato detto. E che nulla più possa venire da un genere che ha avuto i suoi momenti
migliori quasi trent'anni fa.
Jenny e Steve hanno l'idea poco felice di accamparsi in riva ad un lago, dove vedono
girare una banda di ragazzini con un enorme cane aggressivo, e modi non esattamente
educati. Tutto questo nell'Inghilterra di oggi, in cui le bande di adolescenti sono spesso
sulle pagine dei giornali per fatti di sangue. Anni luce dopo la fine delle illusioni
dell'epoca hippy, questo genere di comportamenti ha la stessa valenza nostalgica e
pericolosa dell'autostop, pratica in cui per la verità ormai indulgono in pochi. Forse
sarebbe il caso di dare un taglio anche ai campeggi in luoghi isolati. Chissà.
Comunque, nonostante le avvisaglie siano delle meno incoraggianti, i due non solo restano,
ma si mettono ad affrontare i ragazzi che gli hanno rubato l'auto. La faccenda sfugge di
mano e i due si trovano ad essere inseguiti nel bosco da un manipolo di delinquenti con
intenti omicidi. Sarà solo questione di tempo e Jenny e Steve finiranno tra le mani dei
ragazzi che cercheranno, con un certo grado di successo, di farli a pezzi. Jenny riesce a
sfuggire, ma solo per finire a casa dei genitori del capo del gruppo. E se la teoria
secondo la quale l'ambiente familiare plasma il comportamento è giusta, sappiamo già
cosa aspettarci dai genitori di uno psicopatico.
Premio speciale della giuria a "Sitges", questo "Eden lake" è
sicuramente ben girato, e gli attori hanno un convincente grado di credibilità, tale da
far dimenticare la palese assurdità di base di una trama che avrebbe potuto avere un
senso solo trent'anni fa. Nell'Inghilterra attuale le bande sono certamente un serio
problema, ma in verità fanno già abbastanza danni nel quotidiano, senza che la gente
offra il fianco rifugiandosi in luoghi isolati sotto il loro sguardo arrabbiato, con
macchine di lusso e occhiali di marca. Ma in realtà la cosa che maggiormente irrita lo
spettatore è l'atteggiamento da paladino dei due sprovveduti che, invece di scappare a
gambe levate alla prima aggressione, addirittura pensano di doverne parlare coi genitori.
Come se fosse mai possibile che simili psicopatici vengano allevati in un ambiente
accogliente da gente disposta al dialogo.
E così siamo costretti a guardare una deriva, molto cattiva in verità, ma del tutto poco
credibile, dal momento che nessuno sano di mente si caccerebbe in una situazione del
genere. Non dopo "L'ultima casa a sinistra", di certo. E neanche dopo "Un
tranquillo weekend di paura". Ma certamente mai dopo "Come si può uccidere un
bambino?".
Certo la qualità della pellicola è tale da indurre a sperare che, con questa, si sia
messa la parola fine ad un genere morto e sepolto da anni. Dal momento che, seppure girati
in maniera impeccabile, e con un notevole grado di abilità estetica, certi plot hanno
ormai il sapore stantio di qualcosa che va oltre ogni possibilità di recupero. Qualcosa
che è pronto per la nostalgia dei tempi che furono. Tempi in cui ancora qualcuno poteva
uscire vivo da un campeggio in riva ad un lago isolato. E senza finire sui giornali per
aver sfoggiato un paio di occhiali firmati, in una situazione sociale talmente esplosiva
da sembrare al limite della guerriglia urbana.
E se c'è una sola cosa che lo spettatore può portare a casa dalla visione di questo
film, è l'ennesima conferma che solo i peggiori sopravvivono e, in condizioni estreme,
sono in grado persino di riscrivere i fatti. Col solo risultato di affossare sempre più
l'idea ormai obsoleta, che il dialogo possa risolvere o almeno impedire la degenerazione,
in casi di vero e proprio odio sociale.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)