Max Payne

Regia: John Moore
Cast: Mark Wahlberg, Mila Kunis, Beau Bridges, Donal Logue, Ludacris, Chris O'Donnell, Joel Gordon, Kate Burton, Amaury Nolasco, Olga Kurylenko, Rothaford Gray, Jamie Hector, Andrew Friedman, Marianthi Evans, Nelly Furtado
Soggetto: Sam Lake (personaggio)
Sceneggiatura: Thomas H. Fenton, Shawn Ryan, Beau Thorne
Fotografia: Jonathan Sela
Montaggio: Dan Zimmerman
Scenografia: Daniel T. Dorrance
Effetti speciali: David Reaume, Rob Sanderson
Costumi: George L. Little
Musiche: Marco Beltrami
Produzione: USA
Anno: 2008
Durata: 100 minuti

TRAMA

Max Payne è un poliziotto la cui vita ha smesso d’avere un senso dopo l’uccisione di moglie e figlia. Passato alle “scartoffie”, torna ogni singola notte a investigare, ormai dolorosa ossessione, sulle orme dell’assassino. Sarà proprio in una di queste battute di caccia notturne, tramite il casuale incontro con una splendida donna russa a farlo inciampare su una serie di indizi a catena che lo porteranno nelle braccia del colpevole.
Amici uccisi, sesso,droga, denaro e corruzione, una città costantemente sommersa da una neve soffice come il cotone, nera come la pece e sozza del sangue di innumerevoli vittime, violenta e violentata, sono gli ingredienti di questa trasposizione dell’omonimo videogame.

RECENSIONE

Libri, fumetti ed anche i giochi delle console. L’industria americana del cinema non risparmia niente e nessuno. Ecco quindi uno dei videogame più giocati degli ultimi anni incarnare le fattezze di un Mark Wahlberg a cui il ruolo del poliziotto riesce bene, e che, per l’Italia, ottiene la voce del bravo Pino Insegno.
La sceneggiatura, quella del gioco per intenderci, viene stravolta dalle tinte horror che vanno a deturpare lo squallido e indovinato scenario noir originario, evocando incubi vagamente affini al “Constantine” di Francis Lawrence, ma decisamente meno efficaci. Pur con una fotografia molto contrastata, bei colori e tagli veloci, l’effetto videogame, se quella voleva essere l’intenzione, non è reso minimamente. Debole anche l’idea, consumata, dell’ennesimo ritrovato nel campo farmaceutico-militare per rendere i militari più forti e coraggiosi.
Lo stile fumetto, qui vagamente citato, quello dei vari “Sin City” e “300”, alla lunga stufa, specie se abusato o usato impropriamente. Non è un caso che Moore originariamente volesse girare il film in bianco e nero, ma non potendo ha optato per questo estremo opposto, degno appunto delle tavolozze di Frank Miller.
Curiosa l’idea del tocco horror e il ricorso, per questa, almeno in parte, agli effetti speciali vecchia maniera. Per la creazione del demone alato (l’allucinazione comune a tutti quelli che assumono il preparato droga-farmaco) il regista sarebbe ricorso a una squadra di burattinai e all’artigianato, rielaborando il tutto in computer grafica.
Se pure, quindi, l’intenzione di Moore fosse stata quella di produrre un significativo scarto da quel cinema dello stesso genere, “Mortal Kombat”, “Resident Evil”, anche con l’utilizzo di tecniche nuove come il Phantom (nuova versione del “Bullett Time” per uno slow motion ancor più spettacolare), questo, effettivamente non c’è stato.
Non bastano questa volta nemmeno la martellante pubblicità e i cast multimilionari a salvare un film che nella classifica italiana, a due settimane dall’uscita, guadagna poco rispetto agli altri blockbuster e nemmeno lontanamente si avvicina al podio. Non basta nemmeno la bellezza di Mila Kunis (superata di innumerevoli misure dalla quasi comparsa, la nuova bond-girl, Olga Kurylenko), che, uscita da Baywatch, non pare aver imbroccato nemmeno un film di successo.
Se del videogioco si è voluto e si è avuto un seguito, di questo ibrido venuto male difficilmente vedremo ancora i personaggi e ancor più difficilmente terremo memoria.
Voto: 5
(Davide Milo)