Regia: Simon Hunter
Cast: Ron Perlman, Thomas Jane, Devon Aoki, Benno Furmann, Anna Walton,
John Malkovich
Produzione: Usa
Anno: 2008
Durata: 111 minuti
Nellanno 2707 quattro Corporazioni - Capitol, Bauhaus, Mishima e Imperial - si contendono le poche risorse residue. Durante uno scontro, le esplosioni distruggono un antico sigillo, che impediva laccesso ad una macchina sepolta nelle viscere del sottosuolo da migliaia di anni. La macchina, si suppone dorigine diabolica, trasforma gli uomini in demoni e ben presto il genere umano rischia di venire sopraffatto dalle orde mutanti. Mentre una minoranza privilegiata migra verso altri pianeti, Fratello Samuel (Ron Perlman) assembla una squadra di specialisti delle quattro Corporation per una missione suicida: distruggere la macchina una volta per tutte e porre fine alla terribile minaccia.
Se questo soggetto vi sembra stupido, sappiate che The mutant chronicles è
tratto dallomonimo gioco di ruolo che conobbe qualche fortuna negli anni 90,
generando anche una variegata prole di boardgames, giochi di carte, fumetti e persino un
videogame. Non sono molti i film che si ispirano ad un gioco di ruolo, tranne il ridicolo
Dungeons and Dragons o la saga di Underworld, adattamento non
dichiarato del World of Darkness della White Wolf, né quelli che
utilizzano unambientazione steampunk. Il genere prospera nel fantasy anglosassone ma
al cinema, con leccezione di La bussola doro, è confinato in
produzioni low-budget come il neozelandese Perfect creatures.
Laccoppiamento delle due cose appariva quanto meno curioso, e in effetti bisogna
dire che The mutant chronicles, pur negli ovvi limiti del genere, non merita
gli strali che si sono abbattuti su di lui un po da tutte le parti. Il film si
abbandona alla vertigine temporale propria dello steampunk, ed inizia nelle fangose
trincee della I Guerra Mondiale. Un mix tra AllOvest niente di nuovo e
le Tempeste dacciaio descritte da Junger, insomma, però brutalizzati
dallabbondanza di rendering digitali e dagli effetti aggiunti in postproduzione. In
seguito, nei costumi e nelle ambientazioni, che ricordano il periodo dei blitz nazisti su
Londra, si aggira intorno agli anni 40, per poi virare verso unimmaginario
favolistico alla Hellboy. Forse non del tutto a caso, infatti, troviamo Ron
Perlman protagonista nelle vesti del monaco Samuel.
Dopo un incipit alquanto interessante, The mutant chronicles diventa una sorta
di remake di Quella sporca dozzina, con i demoni mutanti al posto dei nazisti.
Lassortito gruppetto è capitanato da Mitch Hunter, il Thomas Jane di The
mist e The punisher, e comprende la Devon Aoki di Sin City,
presentata da Samuel con limmortale definizione: Single mother, 61
kills.
Un breve cameo di John Malkovich, in cui, con sopraffino understatement, rifiuta di
lasciare la Terra preferendo lasciarsi sopraffare dai demoni, perché lassenza di
gravità interferisce con la sua digestione, insaporisce il piatto.
Le scene dazione in stile HacknSlash sono sufficientemente concitate e
violente da soddisfare il fan del genere, ma i veri punti di forza del film sono
lottima fotografia, desaturata e ridotta alla sola tavolozza dei grigi e dei toni
brunastri, di Geoff Boyle, gli effetti digitali che scardinano il bieco fotorealismo, le
scenografie di Caroline Greville-Morris e la regia di Simon Hunter, già autore del
dimenticabile slasher Lighthouse, in grado di lavorare sulla composizione
dellinquadratura con una perizia superiore alla media dei registi delle produzioni a
basso costo.
Voto: 6
(Nicola Picchi)