Titolo originale: Go-sa
Pi-eui Joong-gan-go-sa
Regia: Chang Yoon Hong-seung
Cast: Lee Beom-soo, Yoon Jeong-hee, Nam Gyu Ri, Kim Beom, Son Yeo Eun
Nazione: Corea del Sud
Anno: 2008
Durata: 88 minuti
Nel periodo dei test di fine anno in una prestigiosa scuola privata i ragazzi cominciano a sentire il peso della tensione accumulata. Quando uno di loro subirà un crollo, gli altri scopriranno che un misterioso individuo si è introdotto nella scuola e ha rapito uno dei ragazzi. I professori tentano di decodificare i messaggi del rapitore, ma i ragazzi cominciano a morire, finchè un gruppo di allievi non riesce a decifrare uno dei codici usati dal rapitore.
Il fantasma dell'inadempienza scolastica è una peculiarità circoscritta al solo cinema
asiatico. Molte pellicole, alcune anche piuttosto belle, si sono occupate di quello che
capita a chi non riesce a stare al passo nel difficile campo del rendimento a scuola.
Parafrasi e segno di una società competitiva che segue il modello americano, considerato
vincente e all'avanguardia in materia di competizione, la scuola in questi film è quasi
sempre un incubo di quelli da cui ci si sveglia urlando. E la riuscita coniugazione di
sentimenti di inadeguatezza e immaturità emotiva, crea a volte un background ansiogeno
piuttosto convincente. Almeno finora.
Ma in questo ulteriore tentativo di estendere le influenze di provenienza americana,
copiando le riuscite suggestioni di un qualsiasi torture porn, il risultato
finisce per perdere sia in materia di carattere che di incisività in un solo colpo.
Se pure è vero che vedere giovani fanciulle, e anche qualche ragazzo, centrifugati in
lavatrice, annegati in una vasca di vetro, oppure asfissiati con la cera di molte candele,
può suscitare un qualche brivido nel fan accanito, il poco che si è riuscito a stimolare
viene ben presto soffocato da alcune insormontabili pecche. Prima fra tutte la mancanza
assoluta di originalità. Le torture teletrasmesse a scansione periodica, con pochi minuti
alla volta a disposizione per risolvere un enigma, sono cosa assai superata da molti anni,
e la vendetta parentale per i torti subiti è alla base di più di un milione di
pellicole, asiatiche e non. Seconda e non trascurabile pecca è quella che vuole la
rappresentazione frenetica e enfatizzata, nel più puro stile americano, voltando così le
spalle ad anni di cinema culturalmente caratterizzato la cui forza era, appunto, la
differenza abissale che c'è tra una rappresentazione americana e la stessa vista da un
asiatico.
Già dai titoli di testa si avverte la spiacevole sensazione di esser vittima di una
manipolazione. Lo spettatore si trova catapultato dall'inizio in un incubo volutamente
pacchiano, con tanto di banchi deserti, fantasmi e fiamme purificatrici, per poi scoprire
che si tratta del sogno di una delle protagoniste. Ovviamente il tutto assumerà un
carattere falsamente rassicurante, nel momento in cui si scopre che i ragazzi devono
sostenere gli esami di fine corso, e che i migliori faranno parte di un'elite prescelta
per un gemellaggio con una scuola americana. Ma a questo punto accade di tutto. Un ragazzo
impazzisce e tenta aggressioni immotivate a destra e a manca. E un pazzo rapisce i ragazzi
uno alla volta e ne mostra la lenta agonia in televisione. Le parti in cui i ragazzi e i
professori tentano insieme di decodificare le richieste del maniaco confermano un sospetto
che viene sin da subito: quello che anni di videogiochi e film horror abbiano in realtà
stimolato la mente degli allievi assai meglio di chi, invece avrebbe dovuto insegnar loro
qualcosa.
Gli adulti corrono su e giù come formichine impazzite, gli uomini imprecando al vento e
l'unica donna abbracciando le allieve per consolarle, mentre i giovani si organizzano,
decodificano messaggi, e tentano il salvataggio in extremis dell'ultima vittima.
Il racconto si svolge noioso, persino nelle parti che si vorrebbero serrate, ma che,
complice una rappresentazione confusa e una recitazione troppo enfatizzata, finiscono per
irritare lo spettatore. Per poi preparare il terreno all'esplosione finale, con tanto di
spiegone assurdo e tristemente inutile, e indurre nello spettatore il desiderio di fare a
pezzi personalmente il regista e lo sceneggiatore di questa insulsa cavolata.
Voto: 4
(Anna Maria Pelella)