Regia: Pil-Sung Yim
Cast: Jeong-myeong Cheon, Sim Eun-kyung, Yeong-Nam Jang, Ji-hee Jin,
Kyeong-ik Kim, Hee-soon Park, Eun Won-jae
Nazione: Corea del sud
Anno: 2007
Durata: 117 minuti
Eun-Soo sta guidando su una strada di campagna e contemporaneamente discute al telefonino con sua moglie. Nel tentativo di evitare qualcosa sulla carreggiata l'auto si ribalta e lui perde conoscenza. Dopo un pò, appena calate le tenebre, una ragazzina gli fa luce con una pila e lo guida nella sua casa, al centro del bosco. Là Eun-Soo incontra la sua famiglia, e presto scopre che lasciare la casa non è affatto un'impresa facile.
Cominciamo dal principio: guidare parlando o peggio litigando al telefonino non è una
buona cosa.
Se poi la macchina va fuori strada già si è fortunati a non riportare ferite serie. Ma
quando una ragazzina, di notte, viene con una pila a recuperare il malcapitato per
portarlo in una grande casa al centro del bosco, c'è di che preoccuparsi. Eun-Soo che
evidentemente queste cose non le sa, si caccia in un pasticcio senza uscita già nei primi
fotogrammi del film. La casa in questione è un incubo surrealista, con le pareti di
colori assurdi e arredata con una miriade di cianfrusaglie e milioni di peluches in ogni
angolo. Di che far impazzire una cameriera. La mamma e il papà della ragazzina che lo
soccorre sembrano leggermente sulle spine, e sorridono come due squali. Ma Eun-Soo è
sotto shock e non ci fa caso. Neanche quando gli mettono davanti un piatto pieno di dolci
e canditi, di tali dimensioni da richiedere l'aiuto immediato di un dentista. Ma quando la
mattina del giorno dopo trova un biglietto dei genitori, che gli chiedono di occuparsi dei
pargoli mentre loro vanno in città per qualche giorno, forse un qualche dubbio dovrebbe
sorgere nella mente di Eun-Soo. Il bosco sembra un labirinto, e uscirne pare impossibile.
Mentre i ragazzini, a guardarli meglio, paiono un tantino strani. O forse siamo poco
abituati alle case prese da un libro di favole, chissà.
Certo è che dopo qualche giorno in cui i tentativi di uscire dal bosco falliscono
sistematicamente, Eun-Soo comincia a porsi il problema della fuga. Intanto una coppia con
l'aria assai losca appare nel bosco e il fratello grande, un terribile ragazzino che pare
molto più vecchio della sua età, li porta in casa ad aspettare la fine della nevicata in
corso, che si prolungherà per qualche giorno. Giusto il tempo che serve ai due per
mettere gli occhi sulla casa e su tutte le cose che a lei sembrano interessanti. A questo
punto la situazione precipita.
Esattamente a metà tra la favola e l'incubo, Hansel and Gretel si svolge nella dimensione
che solitamente riserviamo ai sogni. Lo spazio interno che si manifesta e finisce per
creare un universo, spesso ha una natura duplice. L'ambivalenza è sempre in agguato e
tutto quello che vedremo nasconde un lato oscuro. I sentimenti giocano un ruolo importante
in questa dimensione, e se in presenza dell'ingenuo Eun-Soo non era stato necessario
mostrare niente di cui aver paura, quando entreranno in scena i due terribili, ingordi
coniugi, il sistema entropico su cui il tutto si regge, dovrà per forza mettere in campo
tutta la sua energia per controbattere alla loro cattiveria.
Secondo film di Pil-Sung Yim, già autore di "Antartic journal", questo
"Hansel and Gretel" ha un unico difetto: la durata. L'atmosfera è accattivante
ma, come tutte le favole o anche gli incubi, non può durare troppo. I bambini rubano
costantemente la scena a chiunque, i cattivi sono sempre e solo cattivi, mentre i buoni
sembrano pure un pò fessi, e dopo un pò non ci importa più di sapere cosa succede,
vorremo solo uscire dalla casa, dal bosco e pure dal film. Il tutto è ben congegnato e
regge benissimo per la prima ora, ma all'ennesimo tentativo non riuscito di fuga, e
all'interminabile spiegazione finale, l'interesse cala proporzionalmente alla
complicazione che si sceglie di mettere in campo. E il picco esilarante di un Babbo Natale
coreano, che avvera i desideri creando assai più danni di quelli che ripara, non aiuta
certo lo spettatore a restare serio. Nonostante questo, o forse a dispetto dell'evidente
prolissità della storia, la recitazione riesce convincente, e gli archetipi messi in
campo sembrano davvero usciti da una favola. La regia pulita crea una buona alchimia e le
scene degli interni rapiscono per la assoluta capacità di evocare un mondo inesistente,
se non nelle menti di poveri bambini abusati che credono, nonostante tutto, alla
conclusione in cui tutti "vissero felici e contenti".
Voto:6
(Anna Maria Pelella)