Titolo originale: Arumdabda
Regia: Juhn Jaihong
Cast: Myeong-soo Choi, Min-soo Kim, Cheon-hee Lee, Cha Soo-yeon, Lee Min,
Bae Yong-geon, Jo Seok-hyeon, Lee Chang-myn
Produzione: Corea del Sud
Anno: 2008
Durata: 88 minuti
Eun-yeong è una ragazza la cui bellezza suscita l'ossessione nelle persone che incontra. Ha una sola amica, la quale la abbandonerà appena scoperto che il suo fidanzato la corteggia di nascosto. Un giorno Seong-min entra in casa sua e, esasperato dal suo rifiuto, la violenta. Da quel momento in poi la ragazza svilupperà una psicosi. Dapprima cercherà di rendersi grassa per sfuggire allo sguardo degli altri, poi diverrà anoressica, in rifiuto del proprio corpo e infine svilupperà una paranoia che le farà vedere ovunque il suo assalitore.
Continua la passione di Kim Ki-duk per il lato oscuro dell'universo femminile. In questo
caso autore del soggetto e produttore, Kim Ki-duk ci offre una generosa visuale sulle sue
ossessioni al femminile, già abbondantemente esplorate nei precedenti "Time e
breath".
Vincitore del Grand Prix al Fukuoka Asian Film Festival di quest'anno e selezionato per
Berlino, questo "Beautiful" racconta dell'altra faccia della società
dell'immagine, dove la bellezza può uccidere anche chi ce l'ha e non solo chi la insegue
attraverso le diete e la chirurgia estetica.
Eun-yeong è un'ideale prosecuzione delle protagoniste del maestro, il quale affida il suo
racconto originale all'allievo Juhn Jaihong, che lo ha assistito alla regia dei suoi
ultimi due film.
Non è però solo di bellezza che si parla alla fine in questo film, ma piuttosto di
follia. Il risultato ultimo delle ossessioni di chi guarda e decide di voler possedere la
bellezza è quello di generare altre ossessioni, ancor più letali di quelle che le
avevano scatenate.
Eun-yeong è circondata da gente che dice di amarla, ma che non la conosce neanche. Gente
che la vuole proteggere, ma non si sa da chi, se non dalle stesse persone che dichiarano
il loro amore ad un involucro giudicato vuoto in primo luogo da chi la vuole possedere.
La follia di una società che elegge la bellezza ad archetipo e distrugge chi la possiede,
attraverso il desiderio stesso degli altri di appropriarsene, aleggia in tutto il film. E
solo la risposta folle di Eun-yeong sembra chiudere il cerchio, in una spirale di
incomunicabilità; tema questo assai caro al maestro, ma affrontato solo in parte
dall'allievo.
Ed è forse questo il solo punto debole di un lavoro i cui presupposti sono in verità
assai interessanti.
Sia pure ispirata all'estetica di Kim Ki-duk, la rappresentazione appare alla fine
leggermente di superficie. Il tutto non riesce ad andare oltre lo stereotipo, dalla zuffa
tra i soccorritori per chi deve portare all'ospedale la povera Eun-yeong, fino al sotto
finale che per la verità rappresenta una caduta di tono non da poco. Peccato perchè
l'interpretazione di Cha Soo-yeon eleva il tono della rappresentazione con le sole
espressioni di dolore su un volto bello in verità, ma molto più interessante quando
diviene preda della follia.
Purtroppo non si riesce neanche per un momento a smettere di chiedersi come sarebbe stato
il tutto se a girare fosse stato il maestro. Dal momento che la poetica di una fuga dalla
vita, raccontata in altri casi con una maestria senza pari, qui sembra sempre soltanto
sfiorata. Non è mai stata la bellezza il vero tema delle ossessioni di Kim Ki-duk, ma
curiosamente Juhn Jaihong non sembra cogliere fino in fondo il suo messaggio. Non può non
essere evidenziata tutta la critica ad una società che inventa sempre nuovi modi per
colonizzare il pensiero e definire lo stile di una persona, a partire dall'estetica per
finire alle ossessioni alimentari, vero problema di ogni società capitalistica che si
rispetti. Kim Ki-duk ha scritto una storia che parla di quello che succede a chi non
riesce a stare al passo con le regole della società in cui vive. Ma noi disgraziatamente
vedremo solo quello che succede ad una donna che non riesce a superare un violenza
inflittole solo perchè al di sopra dei canoni di una normalita riconosciuta da tutti.
Voto: 5
(Anna Maria Pelella)