Regia: Richard Linklater
Cast: Keanu Reeves, Robert Downey Jr., Woody Harrelson, Winona Ryder,
Rory Cochrane
Soggetto: tratto dallomonima graphic-novel di Philip K. Dick
Sceneggiatura: Richard Linklater
Nazione: USA
Anno: 2006
Durata: 105 minuti
Bob Arctor è un agente infiltrato della narcotici che convive con altri due
tossicodipendenti.
Il compito di Bob è cercare informazioni su una potente droga in circolazione denominata
Sostanza M; a sua volta, però, anche Bob diviene dipendente da questa
sostanza, trascinandosi così ad una sorta di autodistruzione cerebrale.
Il reale e lImmaginario si mescolano in un viaggio allucinato che esplora la pazzia,
incubi ed enigmi psicologici. Così si potrebbe definire lopera ambigua e
fumettistica di Richard Linklater, che non è nuovo ad utilizzare un formato
cinematografico quantomeno insolito, quello dellInterpolated rotoscoping, vale a
dire, riprendere gli attori in live-action per poi ritoccarli con
lanimazione grafica digitale, che abbiamo già avuto modo di ammirare nella sua
precedente pellicola sperimentale dal titolo Walking life (2001).
A scanner darkly, tratto dallomonimo capolavoro letterario di Philip K.
Dick, è, più di qualunque altra cosa, una riflessione sulla società americana odierna,
e basandosi su questa tesi, il regista rivolge, forse anche implicitamente, una critica
verso il sistema, e lo fa attraverso la sostanza stupefacente simbolo dellopera di
Dick e dello stesso film, che viene denominata Sostanza M; questa pellicola ci
trasporta in una realtà a noi totalmente estranea, verso la quale ci sentiamo
stranamente ostili e disorientati, perché forse la falsa realtà che ci viene
presentata nel film di Linklater non ci appartiene e quindi non troviamo punti
daccordo, o forse, contrariamente, ci appartiene ma non ce ne rendiamo conto. La
confusione e lallucinazione che ci viene presentata in A scanner darkly
è figlia di una (non) coerenza narrativa sballata ma allo stesso tempo, e aggiungerei,
proprio per questo, affascinante, perché dimostra di avere coraggio nelluscire
fuori dagli schemi romanzeschi che hanno caratterizzato gran parte delle
pellicole tratte appunto da opere letterarie o da fumetti. Un altro particolare che
incuriosisce molto e nello stesso tempo, sconvolge, è la rappresentazione così maniacale
e (furbescamente) eccessiva che il regista ha attuato; la magistrale opera di Philip K.
Dick è trasposta sullo schermo in modo molto (forse anche troppo) fedele, ma che pur
essendo di data non più recentissima, risulta incredibilmente attuale e di una modernità
assoluta. I principali interpreti della pellicola non sono mai stati così istrionici e
camaleontici come lo sono qui, a cominciare da un Keanu Reeves che si discosta finalmente
dal personaggio di Neo della trilogia di Matrix dei fratelli Wachowski, per
entrare nei panni di un personaggio molto più eclettico e psicologicamente più
complesso, riuscendo a tratteggiare una personalità lugubre, torbida e oscura che entra
di diritto nellimmaginario collettivo, o almeno di coloro che sono riusciti
nellintento di cogliere il messaggio del film. Non sono da meno i bravissimi Robert
Downey Jr., anchesso in un ruolo difficile e più che apprezzabile, Woody Harrelson
in gran forma e perfettamente calato nei panni del tossico schizofrenico, leclettica
Winona Ryder, che risulta molto bella e molto brava anche in versione animata e
lallucinato Rory Cochrane. Il messaggio, per nulla sottinteso, che questa pellicola
ci vuole trasmettere, sta nella sequenza cruciale a circa metà film, che vede il
protagonista Bob Arctor perfettamente in sintonia con la sua famiglia, finche, dopo essere
andato a prendere una confezione di pop corn nella credenza, sbatte la testa contro
lanta, e egli stesso asserisce: Improvvisamente mi resi conto che non odiavo
lanta della credenza, ma era la mia vita, la mia famiglia, il mio giardino, la mia
falciatrice quello che odiavo.... Proprio per questo motivo, dobbiamo vedere il film
di Linklater come una sorta di racconto che parla di scelte, scelte di vita, scelte che
riguardano tutti noi; possiamo vivere o possiamo abbandonare la nostra vita, esattamente
come fa Bob Arctor.
Voto: 7,5
(Francesco Manca)