Titolo originale: Ching toi
Regia: Derek Kwok Chi-Kin
Cast: Shawn Yue, Seli Xian, Siu-Wong Fan, Matt Chow, Jay Lau, Kai Chi
Liu, Gill Mohindepaul Singh, Suet-yee Si, Yam Yam Siu, Shaun Tam, Eric Tsang
Nazione: Hong Kong
Anno: 2008
Durata: 95 minuti
Jan è un poliziotto che ha lavorato sotto copertura in passato e adesso conserva alcuni dei suoi contatti. Durante un'irruzione riesce a far scappare una sua amica prostituta Lulu, la cui sorella, Fa l'ha appena raggiunta dal villaggio per stare con lei in città. Intanto Fai, un piccolo trafficante figlio di una vecchia conoscenza di Jan, Mamma Chong, finisce ucciso da una prostitita e uno smeraldo che era destinato alla madre di lui finisce nella mani di Fa.
La melma del titolo avvolge la città. In realtà ne provoca il progressivo
sprofondamento, inesorabile ed irreversibile come intuiamo già dai primi minuti del film.
Fai, che ha uno smeraldo da portare alla sua potentissima madre, si trova coinvolto in un
affare con una prostituta e questo gli costerà la vita, oltre ad avviare la più
sfortunata concatenazione di eventi mai vista. Jan non essendo il cavaliere in armatura
splendente che la situazioni richiede, finirà per pasticciare ancora di più la
situazione ed assistere impotente alla tragedia che si dipana velocemente davanti ai suoi
occhi.
Un barbone, una ragazzina e uno smeraldo faranno il resto, e tutta la storia assume via
via connotati sempre più neri. In una città resa buia dalla notte dell'anima, tutti i
protagonisti, nessuno escluso contribuiscono attivamente alla propria dannazione, senza un
solo attimo di incertezza o ripensamento. Le brevi parentesi di speranza vengono presto
sommerse dalla melma, che metafora e schermo dell'azione, ingoia piano ogni possibile
evoluzione positiva della storia.
Ispirato alla vasta cinematografia di Johnnie To, questo secondo lavoro di Kwok Chi-Kin ne
ricalca in parte le atmosfere, omaggiando in alcuni passaggi le celebri scene d'azione del
maestro.
I protagonisti, come spesso nei film asiatici, non sono mai interamente buoni o cattivi,
hanno solo delle motivazioni che spesso li inducono a fare scelte sbagliate. E le
situazioni non hanno mai una seconda possibilità di aggiustarsi. Persa la prima occasione
di redenzione il tutto cade nelle mani del caso, che non è quasi mai benevolo, almeno in
questa parte del mondo.
La rappresentazione frenetica regala momenti ben congegnati e una sorta di apprensione per
il destino dei personaggi, che intuiamo in verità condannati già da subito. La parte
più avvincente è proprio l'atmosfera che, seppure derivativa, rende intrigante
l'intreccio e le infinite volute del destino il quale, complice la malevolenza del caso,
finisce per affogare la storia in una melma assai meno metaforica di quanto ci si immagini
all'inizio.
I personaggi sono molto ben delineati, e uno stropicciato Shawn Yue, già in
"Invisible target" e in "Undercover", ci convince fin da subito
donando un'umanità ben nascosta al poliziotto sotto copertura che tira avanti per
indolenza. Mentre Kai Chi Liu, presente nella gran parte di action hongkonghesi degli
ultimi anni, finisce per convincerci di essere davvero un piccolo boss di quartiere.
I comprimari riempioni tutti gli spazi richiesti dalla storia senza nessuno sforzo, come
fossero tutti a loro agio nell'ennesima storia senza speranza che esce dal cinema più
pessimista dell'Asia subito dopo quello coreano. Una menzione speciale va al barbone reso
vitale da uno Siu-Wong Fan, che mette in campo la forza bruta a difesa dei deboli con la
stessa naturalezza con la quale mendica per strada senza un solo eccesso espressivo.
In definitiva, anche se leggermente di riporto, si tratta di un lavoro ben svolto, che
può tranquillamente essere guardato in omaggio agli action di Hong kong che lo hanno
ispirato, senza tema di tradirne lo spirito.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)