Regia: Na Hong-jin
Cast: Kim Yoon-seok, Ha Jeong-woo, Seo Young-hee, Jeong In-gi, Choi
Jung-woo
Produzione: Corea
Anno: 2008
Durata: 124 minuti
Jung-ho è un ex poliziotto di Seoul che, per tirare avanti, gestisce un giro di ragazze squillo. Quando Mi-jin scompare dopo un appuntamento con un cliente, Jung-ho cerca di rintracciarlo, intuendo che luomo potrebbe essere il responsabile della sparizione della ragazza. Il caso vuole che la sua ricerca sia più breve del previsto ma, non appena cerca di interrogare il cliente, Young-min, scoppia una colluttazione e i due vengono arrestati e portati alla stazione di polizia. Qui Young-min confessa di essere un assassino e di aver ucciso una dozzina di donne, ma finge di non ricordare il suo vero indirizzo. Mentre la polizia cerca delle prove contro il killer, in mancanza delle quali sarebbe costretta a scarcerarlo entro dodici ore nonostante la sua confessione, Jung-ho si impegna in una corsa contro il tempo per trovare la casa di Young-min e per salvare Mi-Jin, gravemente ferita ma ancora in vita.
Il martello è strumento che ben si presta ad un utilizzo creativo e, sin dai gloriosi
tempi di Old boy, è certamente larma più utilizzata nei thriller
coreani, mentre negli action si riserva maggiore devozione al ben più prosaico coltello
da cucina. Sinonimo di violenza brutale, certamente farebbe impallidire il De Quincey di
Lassassinio come una delle belle arti, ma è un oggetto che ha una sua
rozza efficacia, senzaltro preferibile ai laboriosi ammennicoli alla
Saw. Il provvidenziale utensile torna protagonista in The chaser,
psycho-thriller coreano che in patria ha sbancato il botteghino, guadagnandosi il dubbio
onore di essere acquistato dalla Warner Bros per limmancabile remake con Leonardo Di
Caprio.
Opera prima dellesordiente Na Hong-jin, anche sceneggiatore, The chaser
ha dichiaratamente come riferimento Memories of murder, capolavoro di Bong
Joon-hoo, sia nellispirarsi ad una storia realmente accaduta che nellusarla
come pretesto per una denuncia allinettitudine del sistema e allincompetenza
della polizia coreana, mossa soprattutto da motivazioni di opportunità politica. Lo
scenario non risparmia sarcasmi assortiti: la maggiore preoccupazione del corpo di polizia
è il fatto che il sindaco di Seoul sia stato innaffiato da una pioggia di escrementi da
un cittadino esasperato, mentre gli agenti sembrano più impegnati ad accattivarsi i media
che a risolvere il caso, e i poliziotti dormono in macchina mentre si consuma un duplice
omicidio a pochi metri da loro. Lobiettivo, insomma, sarebbe quello del caustico
ritratto sociale a tutto tondo, ma The chaser non ha nulla della secchezza
narrativa del suo modello, e rientra ben presto nei binari del cinema di genere. Non che
questa debba essere una colpa, semplicemente è abbastanza palese la differenza tra le
ambizioni iniziali e il risultato ottenuto, nonché la scarsa originalità
dellassunto. Per il resto il film è un thriller dal ritmo martellante, mi si passi
il gioco di parole, con qualche strizzatina docchio a Tell me something
nei momenti gore, crudele e senza sconti comè tipico del cinema coreano, uno dei
meno concilianti al mondo.
The chaser funziona soprattutto per il ribaltamento di prospettiva, funzionale
alla costruzione della suspense: non ci sono colpevoli da scoprire, ma solo una corsa in
avanti che diventa via via più frenetica, mentre Na Hong-jin fa grande uso del montaggio
alternato per elevare la tensione. Se ladrenalina corre, il film difetta invece
nella costruzione dei personaggi, nonostante lottima prova dei protagonisti, un
rabbioso Kim Yoon-seok (Running wild, The war of flower) e Ha Jeong-woo, già attore di
Kim Ki-duk (Time, Breath). Mentre cè quantomeno un tentativo di dare sostanza alla
figura di Jung-ho, frustrato antieroe per cui la perdita delle ragazze è solamente un
danno economico, dato che le ha materialmente comprate, e che solo attraverso il rapporto
con la figlia di Mi-jin riguadagnerà una dolente umanità, il personaggio del serial
killer è unidimensionale, e non ha nulla delle complesse sfaccettature dei protagonisti
di Our town, tanto per citare un altro recente esordio sul tema. E pur
vero che Na Hong-jin è più interessato al contesto che ai suoi protagonisti, ma questa
mancanza contribuisce ad indebolire il film. The chaser può dirsi comunque
riuscito, e la violenza messa in scena è, per una volta, disturbante, respingente e ben
poco grafica. Al prossimo martello.
Voto: 6,5
(Nicola Picchi)