Regia: Noboru Iguchi
Cast: Minase Yashiro, Asami, Ryosuke Kawamura, Nobuhiro Nishihara,
Kentaro Shimazu
Produzione: Giappone
Anno: 2008
Durata: 96 minuti
Ami vive con il fratello più giovane, Yu, ed è lunica a prendersi cura di lui da quando i loro genitori si suicidarono perché sospettati domicidio. Quando Yu e il suo amico Takeshi vengono uccisi da una banda di studenti capitanata da Kimura Sho, viziato primogenito di una famiglia di yakuza, Ami giurerà di vendicarlo ad ogni costo. Dopo un primo scontro in cui rimarrà mutilata di un braccio la giovane Ami, con laiuto di Miki e di suo marito, genitori di Takeshi, riuscirà ad avere la sua vendetta.
E singolare che un film come The machine girl, ultimo lavoro
dellirregolare Noboru Iguchi prodotto dalla Nikkatsu, ignori completamente la
benemerita tradizione nipponica del cinema cosiddetto estremo, a favore di una
visione più ludica e conciliante. Il disturbante intreccio di sesso e violenza che, per
limitarci a tempi più recenti, informava pellicole come la serie degli Evil dead
trap, Guts of a virgin o il letale Naked blood di Hisayasu
Sato, appare del tutto abbandonato. Nonostante il genere non sia del tutto estinto, come
dimostra linguardabile Crazy lips (film che i suoi estimatori osano
apparentare a Miike Takashi) o lironico Meatball machine, riciclaggio
delirante dellestetica cyberpunk fuori tempo massimo, The machine girl
guarda altrove, e precisamente alla riesumazione dellexploitation messa in atto dal
duo Tarantino/Rodriguez, nonchè agli esordi ipersplatter di Peter Jackson, con Bad
taste e Braindead. Il risultato è un curioso ibrido transculturale, una
sorta di crossover che, attraverso la struttura da revenge-movie unita a numerose
strizzatine docchio, vuole essere in primis un omaggio a Tarantino e a Kill
Bill. E quantomeno paradossale che unopera che omaggiava decenni di
cinema giapponese debba essere assunta come modello di riferimento da un regista
nipponico, in un gioco di specchi che potrebbe estendersi allinfinito o, come
direbbero i più colti, in unestenuante mise en abyme, eppure la genuflessione è
evidente sin dai titoli di testa in stile anni 70 (A Tokyo Shock Production!), per
tacere del fatto che la famiglia Kimura sostiene con un certo orgoglio di discendere dai
ninja del clan di Hattori Hanzo. La giovane Ami, rigorosamente abbigliata da studentessa
di scuola media, se ne va in giro con una mitragliatrice innestata nel moncherino, emula
della Rose McGowan di Planet terror, ma non disdegna, quando il gioco si fa
duro, di ricorrere alla sega elettrica o alla più tradizionale katana.
Malgrado The machine girl sia girato con un budget ridotto allosso ed
alcune delle attrici protagoniste, come Asami, e lo stesso regista provengano
dallambiente dei pinku eiga, il risultato è senzaltro meritevole di una
visione. Il tono è quello leggero della commedia e, nonostante le fontane di sangue che
inondano lobiettivo e il profluvio di arti mozzati, le teste tagliate, il sushi di
dita umane, e persino una una ghigliottina volante e un irresistibile reggiseno rotante
alla Tetsuo, ha una sua inaspettata levità ed è impossibile non guardarlo
con tenerezza. La violenza è esasperata e fumettistica, e perciò innocua, ed in più il
film risulta estremamente divertente, pieno di invenzioni visive al limite con la
demenzialità e di effetti speciali di buon livello, a patto, ovviamente, di essere
estimatori del genere. Minase Yashiro, anche se la recitazione non è certo al primo posto
tra le priorità del regista, è unAmi molto convincente, e anche gli altri attori
coinvolti non scendono mai sotto il livello di guardia. Lunico appunto che si
potrebbe muovere a Noboru Iguchi è semmai quello di aver realizzato un film troppo
consapevolmente orientato verso unaudience internazionale, sacrificando così le
proprie peculiarità culturali. Da vedere, in attesa di Tokyo gore police di
Yoshihiro Nishimura, che qui ha curato gli effetti speciali.
Voto: 6
(Nicola Picchi)