Regia: Louis Leterrier
Cast: Edward Norton, Liv Tyler, Tim Roth, William Hurt, Tim Blake Nelson,
Christina Cabot, Lou Ferrigno, Martin Starr, Ty Burrell
Produzione: USA
Anno: 2008
Durata: 112 minuti
Braccato dal Generale Thaddeus Thunderbolt Ross, che vorrebbe catturarlo per creare dei soldati dotati di forza superiore, Bruce Banner si è rifugiato in Brasile, dove cerca una cura che possa impedire la sua trasformazione in Hulk. Quando il Generale Ross invia a Rio de Janeiro una squadra guidata da Emil Blonsky, un soldato delle forze speciali, Bruce è costretto alla fuga. Decide allora di ritornare ad Harvard, dove sono conservati dati che gli sono indispensabili per elaborare un antidoto, e lì incontra Betty, la sua vecchia fidanzata nonché figlia del Generale Ross.
Hulk è forse lunico eroe della Marvel che non sceglie di diventare ciò che è.
Completamente in balia delle proprie emozioni, Bruce Banner è afflitto da una sindrome
stevensoniana, alla Jekyll e Hyde, ed il suo rabbioso alter ego può prendere il
sopravvento in ogni momento. Ne consegue che Lincredibile Hulk è, molto
coerentemente, un film con unanima divisa in due, come il suo protagonista. Ad una
prima parte interessante ed abbastanza anomala per il genere cinecomics, ne corrisponde
una seconda più fracassona che fa calare la palpebra, soprattutto se si è superata
letà ingrata delladolescenza. Dato che si vocifera di dissidi tra Edward
Norton, coinvolto anche in fase di sceneggiatura, e la produzione, si potrebbe supporre
che egli non abbia gradito il monocorde susseguirsi di scene dazione degli ultimi
quaranta minuti, che vanificano completamente i suoi sforzi di costruire un personaggio
credibile. Daltra parte la parola dordine della Universal e della Marvel, dopo
il flop della precedente versione, doveva essere Dimenticare Ang Lee, che
sarebbe anche un degno sottotitolo per Lincredibile Hulk. Alla larga
dallEdipo e dalle sofferenze interiori del protagonista, dunque, e più spazio alle
scene di combattimento tra Hulk e i perfidi militari o tra Hulk e Abominio, tra auto che
volano in aria e palazzoni che si sgretolano sotto i colpi dei contendenti. Purtroppo
duole dire che, per quanto riguarda il comparto CGI supervisionato da Kurt Williams,
qualcosa non ha funzionato a dovere, e le immagini digitali mal si integrano con il
contesto. Siamo ben lontani dai livelli di eccellenza raggiunti da Peter Jackson con
King Kong o con la trilogia tolkieniana, tanto che, soprattutto per quanto
riguarda la resa di Abominio e il suo character-design, viene quasi da rimpiangere la
magia delle gloriose animazioni in stop-motion di Ray Harryhausen.
Il film si richiama alla storica serie televisiva con Bill Bixby e Lou Ferrigno, presente
in un ironico cameo, e, dando per scontata la conoscenza delle origini del personaggio, le
riassume brevemente nei titoli di testa, partendo in medias res. Il Banner di Edward
Norton è un malinconico fuggitivo che sopravvive tra le favelas di Rio, costretto a
seguire dei corsi di rilassamento per imparare a controllare la propria rabbia, e Norton
lo ritrae con la consueta, umbratile sensibilità. Come inizio è perlomeno inusuale, ed
anche linseguimento tra le favelas e le scene ambientate nella fabbrica, grazie
allincalzante macchina da presa di Leterrier (Transporter, Danny the dog) sono
visivamente sorvegliate. Da quando le peregrinazioni del peripatetico protagonista lo
ricondurranno sul suolo natio, Lincredibile Hulk rientra immediatamente
nei binari consueti, e il divario tra le due parti si fa più evidente. Meno spazio alla
recitazione, insomma, e largo agli effetti speciali. Tra ammiccamenti (King Kong) e
qualche spiritosaggine (Bruce sembra una versione al maschile dellIrena di Cat
People), la sceneggiatura di Penn/Norton (o quel che ne rimane) fila a rotta di
collo verso quello per cui lo spettatore ha pagato il biglietto, ovvero lo scontro ad
Harlem (ma è Toronto) tra Hulk e Abominio. Il film ha comunque al suo attivo un finale
alla Thoreau nella Columbia britannica, che strappa più di un sorrisetto, un incarognito
Tim Roth e un William Hurt discretamente ossessivo, mentre Liv Tyler è, come sempre,
impacciata e ai limiti con linsulsaggine. Inevitabile comparsata di Stan Lee e cameo
di Robert Downey Jr/Tony Stark, preludio allimminente The avengers.
Voto: 6
(Nicola Picchi)