Titolo originale: Unknown
Regia: Simon Brand
Cast: James Caviezel, Greg Kinnear, Bridget Moynahan, Joe Pantoliano,
Jeremy Sisto, Barry Pepper, Kevin Chapman, Clayne Crawford, Victoria Justice, Blair
Nazione: Usa
Anno: 2006
Durata: 98 minuti
Cinque uomini si risvegliano in un capannone nel deserto. Hanno tutti segni di lotta, qualcuno è ferito. Due sono immobilizzati. Nessuno ricorda come si è trovato in questa situazione. Nessuno ricorda neanche la propria identità. Col passare delle ore la faccenda si complica, dal momento che arrivano strane telefonate e nel frattempo ciascuno crede di recuperare parte dei propri ricordi.
La prima cosa che farebbe una persona colta da amnesia globale circa la propria identità
sarebbe quella di frugarsi nel portafogli. Qua nessuno ci pensa minimamente. Per cui
abbiamo l'intero svolgersi dell'azione, quasi tutta all'interno di un capannone
abbandonato nel mezzo del deserto, minato da questa incongruenza di fondo, che neanche per
un attimo lascia il pensiero dello spettatore. Non è un buon segno.
E' pur vero che ultimamente di gente che si sveglia in un posto in cui non ricorda di
essersi addormentata ne abbiamo vista pure troppa. E che, come ormai sanno tutti quelli
che vanno al cinema per vedere un thriller, è dura trovare un intreccio originale.
Però questo "Unknown", titolo originale assai più azzeccato dell'idiota
rititolazione italiana, comincia piuttosto bene. Avvince non tanto per la mancanza di
informazioni circa la realtà dei fatti antecedenti l'azione, quanto per la crescente
paranoia che cattura tutti i protagonisti quasi da subito. I nostri cinque smemorati hanno
piccoli flashback, alcuni troppo confusi per essere utili, altri leggermente parziali
quindi assai pericolosi in fatto di attendibilità. E quello che li accomuna è la reale
impossibilità di fidarsi persino dei propri pensieri. L'azione si svolge in gran parte
all'interno del capannone che ci si immagina da subito serrato come una cassaforte e
quindi del tutto claustrofobico, nonostante le dimensioni. Le piccole puntate all'esterno
ci raccontano una storia di rapimenti e riscatti, con tanto di inseguimenti della polizia
e di mogli in ansia circa il destino dell'adorato marito. A questo punto, visto che anche
lo spettatore si è fatto prendere dall'aria paranoica che si respira all'interno, è
facile che venga persino da dubitare su fatti dati per certi. Come ad esempio
l'estraneità della moglie di uno dei rapiti ai fatti avvenuti. Ma forse mi sbaglio,
chissà. Certo è che se uno sceglie di metter su il quartier generale di un rapimento in
un dato posto, dovrebbe per lo meno assicurarsi che non ci siano pericoli all'interno.
Niente che possa disturbare il buon andamento della trattativa, insomma. Ma forse siamo in
mano a dei dilettanti.
E pure questo chissà se è vero o se siamo ancora nel regno della paranoia.
Il tutto regge per gran parte della prima ora. Ma poi qualcosa va storto e lo spettatore
si comincia a chiedere dove saranno mai i documenti che ogni persona dovrebbe portare con
sè. La patente magari, o anche una carta di credito. Insomma nessuno che abbia almeno
provato a cercarsi il portafogli. E quando accadono cose del genere è segno che
l'intreccio è tirato un pò troppo per le lunghe. A niente valgono i circa dieci cambi di
prospettiva. Lo spettatore si annoia, non perchè non è interessato, ma proprio perchè
si comincia a sentire un pò preso in giro. La storia si compie tra tutti i cambi di
complicità possibili in una combinazione che coinvolge cinque persone, due delle quali
immobilizzate. Uno morirà ad un certo punto a causa di una ferita che nessuno si ricorda
di avergli inflitto. Ma lo sbadiglio è dietro l'angolo. E quando la polizia arriva noi
stiamo già guardando l'orologio. Segno ancora più brutto del primo, per un film di soli
98 minuti.
La recitazione onesta ma un pò imbambolata del protagonista principale, un eroe che pensa
di essere uno dei buoni, ma che poi cambia idea per un totale di tre volte, rende poco
probabile un interesse che vada oltre il blando domandarsi come possa uno che non sa chi
è, riconoscere il nome della propria figlia prima del proprio. Le combinazioni si
esauriscono e alla fine per tenere alta un'attenzione ormai estinta, abbiamo il famoso
colpo di scena finale. Su cui tacerò per stimolare l'intuito dello spettatore. Chi
indovina vince un dvd a caso tra i film di Hitchcock. Così tanto per scoprire il vero
senso della parola tensione.
Voto: 5
(Anna Maria Pelella)