Titolo internazionale: The
killing gene
Regia: Tom Shankland
Cast: Stellan Skarsgård, Melissa George, Ashley Walters,Tom Hardy, Paul
Kaye, John Sharian, Selma Blair, Barbara Adair, Peter Ballance, Sally Hawkins, Lauren
Hood, Brian Jordaan, Sheila Kerr, Michael Liebman, Joshua O'Gorman
Nazione: Regno Unito
Anno: 2007
Durata: 100 minuti
Eddie Argo e la collega Helen Westcott sono incaricati di svolgere le indagini su un caso di omicidio: una donna incinta è stata ritrovata con le estremità bruciate e le lettere WAZ incise sulla pancia. Prima della fine della notte i due scopriranno che anche il suo compagno, un delinquente già noto alle forze dell'ordine, è stato ucciso. Da quel momento in poi i ritrovamenti si susseguono e Eddie comincia a sospettare di essere a conoscenza dell'identità dell'autore della catena di delitti.
Non è facile rinverdire il torture/thriller. Non dopo "Saw", di certo. Infatti
questo tentativo si può dire solo in parte riuscito. Non tanto per mancanza di coraggio
da parte del regista, che non lesina certamente in immagini cruente, per la gioia dei più
giovani ed amanti dell'esposizione di budella, quanto per la reale impossibilità di dire
ancora qualcosa sul genere senza ripetersi.
Ma procediamo per ordine. I detective Argo e Westcott sono la classica coppia di
poliziotti, lui esperto e disilluso, lei giovane, carina ed idealista. Lavorano in coppia
e si imbattono in una catena di omicidi le cui vittime sono state torturate. E fin qui
niente di nuovo. Le indagini li portano a seguire una pista per così dire algebrica, dal
momento che i corpi ritrovati portano incise le lettere Waz, che rappresentano una formula
che dovrebbe racchiudere le scoperte degli studi sull'altruismo animale, su cui sta
lavorando un certo medico. Ovvio che lo andranno a cercare e che lui farà qualcosa di
stupido, tipo colpire il poliziotto anziano e tentare di scappare. E da questo momento in
poi la storia precipita velocemente nel carosello di massacri e ammazzamenti che ogni buon
thriller richiede. Ma la giovane Westcott non è solo carina, e per dimostrarlo sfodera un
intuito normalmente in dotazione solo alle donne, e scopre cose che magari sarebbe stato
meglio tenere per sè. Almeno in prima battuta. Dopotutto se il collega protegge un
informatore che male ci può mai essere? Da che esiste la pratica della delazione le
indagini di polizia si sono semplificate, e non di poco. Ma l'intrepida poliziotta procede
spedita, dandoci modo di odiare i colleghi sessisti che la vorrebbero dietro una
scrivania. E mentre il collega anziano, che essendo un fior di poliziotto ha già capito
chi è l'assassino, lei che non è certo da meno, scartabella tra i recenti crimini in cui
sono stati implicati i morti e arriva alla stessa conclusione di lui. I due si metteranno
così sulle tracce di un'antica vittima dei malcapitati delinquenti, cui adesso viene reso
con gli interessi quello che hanno così facilmente sparso in giro nel corso della loro
vita.
E a questo punto purtroppo dobbiamo notare che il tanto atteso colpo di scena, o almeno
una ragionevole approssimazione tesa a regalare il sobbalzo in dotazione in tutti gli
ultimi film da "Saw" in poi, fallisce un pò nel dare il senso che si vorrebbe
all'intera operazione. Non tanto per il sottotesto in sè, quanto per la labilità con la
quale il tutto è tenuto insieme.
Ma tant'è, di "Saw" non se ne fanno più. Già dal secondo della serie siamo
davanti alle ripetizioni, e se anche il capostipite non era certo un capolavoro, qua ormai
abbiamo un'eco sbiadita dell'idea che teneva insieme le assurdità che costituivano la
trama dell'originale.
La regia lineare e poco ispirata non aiuta certo a rinverdire il genere. E la recitazione
di un sonnolento Stellan Skarsgård, più adatta al fantasma nei "Pirati dei
Caraibi", e sicuramente più a suo agio nelle vesti di Padre Merrin, rende assai poco
avvincente il personaggio. Mentre la bella Melissa George fa esattamente quello che faceva
in "30 giorni di buio", si arrabbia e si indigna mostrando dei bellissimi occhi
e un'espressione di una fissità sconcertante.
Insomma se vogliamo prendere atto che l'originalità è merce assai rara di questi tempi e
ci accontentiamo di un onesto thriller con colpo di scena finale un pò sottotono, allora
questo film può andare bene. Astenersi nostalgici ansiosi di sobbalzare sulla poltrona,
qua il sobbalzo è stato sostituito dal sorriso che immancabilmente spunterà sul viso
dello spettatore allo scoprire degli altarini negli ultimi dieci minuti.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)