Titolo originale: One missed
call
Regia: Eric Valette
Cast: Edward Burns, Shannyn Sossamon, Azura Skye, Ana Claudia Talancón,
Ray Wise, Rhoda Griffis, Margaret Cho, Jessica Brown, Jason Beghe
Nazione: Usa
Anno: 2008
Durata: 87 minuti
Un gruppo di amici riceve delle strane telefonate. Tutte sono senza risposta e nella segreteria cè un messaggio in cui si sente la voce del proprietario del telefonino. Ma la cosa più inquietante è che la data della telefonata risale sempre ai giorni immediatamente successivi al ricevimento del messaggio.
Nel 1998 Hideo Nakata non girò soltanto un film, il celeberrimo e multiclonato
Ringu, ma aprì la strada al più sotterraneo e incisivo sottogenere degli
ultimi anni: il J-horror. Grazie ai fans e alla rete, il film fece presto il giro del
mondo, preceduto da tutti i brividi del caso, quelli che solitamente accompagnano una
scoperta. In quel filone si cimentarono molti registi asiatici, e ciascuno diede il
proprio contributo alla breve ed intensa stagione dellhorror nipponico, anche il
cinema coreano e quello tailandese si unirono alle danze estendendo il contagio. Nel mare
di pellicole che in quel periodo invasero il mercato The call (Chakushin Ari)
di Miike Takashi passò giustamente inosservato, non essendo nè un capolavoro, nè
linnovazione che il genere stava già invocando da tempo. In seguito alla fama
internazionale emersero presto tutta una serie di cloni e remake più o meno ufficiali,
che inaridirono velocemente il neonato filone. Ma il colpo finale al genere, a mio avviso
fu sferrato dai produttori americani, che dal primo The ring fino a questo
ultimo One missed call hanno implacabilmente distrutto il solo motivo di
interesse che tale filone poteva contenere: la caratterizzazione culturale. Il motivo del
successo dei primi j-horror stava appunto nel fatto che il tutto aveva una sinistra
provenienza esotica. I morti che non solo si rifiutavano di restare tali, ma che
addirittura infestavano videocassette, telefonini, computer e quantaltro facevano
spavento per lincomprensibile rancore e linsospettata vitalità,
caratteristiche ormai scomparse da tempo negli horror nostrani.
Purtroppo anche questo One missed call non sfugge alla regola che impone ai
remake americani lo sbiancamento culturale e il rimasticamento dei contenuti, divenuti
bolo predigerito a favore di un pubblico di adolescenti già duramente provati dalla
digestione di un big mac.
La storia scivola senza grossi sobbalzi su binari precostituiti, senza neanche
lombra di un colpo di scena, nè il minimo indizio su dove si voglia andare a
parare, e curiosamente seguendo anche le inquadrature delloriginale, riesce a
spogliare questultimo del fugace fascino dato dallallora innovativo schermo di
un telefonino che riproduce limmagine del suo proprietario in preda al terrore.
Ma secondo me il punto più basso, o più esilarante se uno avesse voglia di riderne,
viene toccato nella scena dellesorcismo che, traslata dalloriginale diviene
una parodia dei telepredicatori americani ed uninvolontaria critica alla loro
inefficacia.
Le successive scene dellospedale e quelle del ritrovamento seguono pedissequamente
il film di Miike, senza però lestro che aveva costituito la base del lavoro
originale, e neanche lombra della sua tensione.
Ma non bisogna fraintendere questa mia analisi, insomma se uno non avesse mai visto nè
sentito parlare del j-horror potrebbe trovare anche interessante, se non innovativo un
branco di ragazzi braccati da un morto attraverso il telefonino. Il punto è che da quando
il primo film è stato girato molte cose sono cambiate e se non ci stupiamo più di nulla
è anche grazie al fatto che le vecchie angosce sono ritornate passando dallAsia,
stavolta cavalcando la tecnologia e invadendo così gli spazi lasciati liberi dalla nostra
mancanza di immaginazione.
E se di mancanza di immaginazione vogliamo parlare è proprio arrivato il momento di
chiederci se davvero sentiamo la necessità di guardare lennesima riscrittura del
talento altrui, ad opera del solito produttore affamato di soldi e a corto di idee
originali.
Voto: 4
(Anna Maria Pelella)