La setta delle tenebre

Titolo originale: Rise: blood hunter
Regia: Sebastian Gutierrez
Cast: Lucy Liu, Michael Chiklis, James D’Arcy, Carla Gugino, Samaire Armstrong
Produzione: USA
Anno: 2007
Durata: 97 minuti

TRAMA

Risvegliarsi in un obitorio è una cosa in grado di rovinare la giornata a chiunque, e non predispone certo al buonumore. E’ quello che succede a Sadie Blake, una giornalista che indaga sull’omicidio di una ragazza, avvenuto in un sobborgo di Los Angeles. L’intrepida Sadie scopre che la vittima frequentava l’ambiente dei goth cittadini (e magari anche quello dei giocatori di ruolo di “Vampire: The Masquerade), cosa che, nella mentalità americana ma non solo, predispone naturalmente al satanismo e all’assassinio. Infatti la reporter incappa in un gruppetto di veri vampiri i quali, giustamente scocciati, la usano per fare uno spuntino. Ma Sadie non si rassegna, ritorna come vampira sterminatrice con tanto di balestra e, con l’aiuto di un improbabile master vampiro e di Rawlins, un poliziotto che ha mangiato la foglia, si appresta a fare piazza pulita dei malcapitati succhiasangue.

RECENSIONE

Arriva nelle sale con un ritardo sospetto l’ennesimo parto della Ghost House, e occorre dire che il livello è quello medio-basso a cui siamo abituati dalle produzioni di Sam Raimi, con la parziale eccezione di “30 giorni di buio”. L’idea di affidarne la regia al micidiale Sebastian Gutierrez, già infausto artefice della sceneggiatura di “Snakes on a Plane”, “Gothika” e del bruttissimo remake di “The eye”, non si può esattamente definire un colpo di genio, casomai un colpo di sonno. “La setta delle tenebre” è afflitto dal passo lento del tv-movie, da dialoghi imbarazzanti quanto la recitazione degli attori coinvolti e da un tasso ematico sotto il livello di guardia. A contendersi la palma del peggior attore troviamo Michael Chiklis, nei panni del torturato detective la cui figlia è stata trasformata in una non morta, e il terribile James D’Arcy nelle vesti di Bishop, il capo dei nosferatu. Ben lungi dal donare un minimo di profondità al personaggio, la sua interpretazione sembra una vacua parodia di quella di Stephen Dorff in “Blade”, che almeno rendeva credibile il Diacono Frost. Lucy Liu se la cava egregiamente, anche se sembra chiedersi costantemente come sia potuta passare da “Kill Bill” a questo film, e i suoi estimatori avranno modo di apprezzarla in un paio di scene come mamma l’ha fatta, sia pure in penombra. A parte questo, il film offre un paio di camei (Robert Forster e Marilyn Manson) e la suggestiva fotografia di John Toll, che rende con efficacia una Los Angeles notturna e avvolta dalle ombre, come raramente si è vista sullo schermo.
Gutierrez lesina sul gore, ma non è in grado di costruire un’atmosfera degna di nota anche se, sulla carta, il suo tentativo di mixare il noir metropolitano con il film di vampiri poteva avere una qualche possibilità di riuscita. Cerca di costruire ridicoli dilemmi morali in fase di sceneggiatura, costringendo la povera Lucy Liu a dialogare con la sua metà oscura mentre cerca di opporsi alla sua nuova natura, ma il tutto si risolve in una spassosissima scena in cui Sadie si porta in macchina un baldanzoso corteggiatore adescato in un bar, per poi sottoporlo ad un pressante interrogatorio. Una volta appurato che l’uomo non è sposato né tantomeno fidanzato, e quindi socialmente inutile, l’avvenente vampira vendicatrice se lo pappa in un solo boccone, e tanti saluti al travagliato percorso interiore del personaggio. E’ anche vero che un povero vampiro deve pur mangiare e, del resto, chi non vorrebbe trascorrere una serata in auto con Lucy Liu?
Per i più coraggiosi, sembra che in DVD sia disponibile una “extended version” di circa due ore, il cui grado di appetibilità si aggira dalle parti dello zero assoluto.
Voto: 5
(Nicola Picchi)