Regia: Shin-yeon Won
Cast: Mi-suk Kim, Yunjin Kim, Hie-sun Park
Nazione: Corea del sud
Anno: 2007
Durata: 125 minuti
Ji-yeon è una madre single e un famoso avvocato. La sua percentuale di vittorie è elevatissima e, a causa della mole di lavoro riesce a dedicare solo una piccola parte del suo tempo alla figlia di sette anni. Un giorno, mentre le due sono impegnate in una competizione sportiva che coinvolge madri e figlie, la piccola sparisce. Il giorno dopo la donna riceve una telefonata in cui il suo interlocutore le fa una richiesta che riguarda il suo lavoro, in cambio del rilascio della bambina.
Ji-yeon fa lavvocato, e difende persone che a volte non sono innocenti, ma
nonostante questo riesce a mantenere la sua illusione in un mondo giusto. La sua bambina
risente un po del fatto di essere figlia di una donna sola e famosa, che in
definitiva ha poco tempo per lei. Durante una delle occasioni che le vedono insieme la
piccola viene rapita. Quello che il rapitore chiede in cambio non è un semplice riscatto:
lui vuole che Ji-yeon provi linnocenza di un detenuto accusato di omicidio che è
stato condannato alla pena capitale. Lomicidio che vede coinvolto il suo cliente è
di quelli che fanno notizia, una bella ragazza viene uccisa nel suo appartamento e poi
ritrovata in un prato.
Ji-yeon si mette al lavoro e riesce a trovare una pista che collega la ragazza morta con
strani personaggi, i quali a loro volta sono in vista e piuttosto restii a diffondere i
loro legami con lomicidio.
Da questo punto in poi la storia diviene frenetica e i colpi di scena si susseguono
mantenendo una tensione costante, che alla fine regala un discreto thriller il quale,
anche se non del tutto originale, si può senzaltro definire riuscito.
La Corea del sud negli ultimi anni ha dato prova di una cinematografia originale e
variegata. Senza scomodare i più famosi registi coreani, di cui per fortuna le opere a
volte arrivano anche da noi, basta dare unocchiata al panorama dellultimo anno
per reperire bei titoli, come Beautiful sunday, The show must go on, Black
house e M. Questo solo per i thriller che, in alcuni casi in maniera più
originale, in altri più derivativa regalano comunque delle interessanti variazioni sul
tema.
Seven days, terza opera di Shin-yeon Won, dopo The wig e A bloody aria,
seppur non del tutto originale nel plot, ha un buon ritmo ed unambientazione curata
nei dettagli, che lo rendono avvincente al punto che lo spettatore, se non sempre in ansia
per la sorte dei personaggi, sarà di sicuro intrigato dai molteplici risvolti della
trama. Le scene di azione sono coinvolgenti quanto basta a dimenticare alcune ingenuità
del racconto, che anche nella sua semplicità regala più di un sobbalzo. I finali che si
susseguono a cascata negli ultimi minuti strutturano un insieme complessivamente assai
più pirotecnico di quello che si intuiva allinizio del viaggio, definendo alla fine
un lavoro molto più complicato di quel che appare ad un primo sguardo.
La fotografia curata e la regia frenetica completano un lavoro accurato e ben
caratterizzato, mentre la prova di recitazione di Yunjin Kim, già intensa protagonista di Ardor rende convincente una madre in carriera coinvolta in meccanismi assai più
grandi di lei.
Tutto sommato direi che si tratta di un onesto lavoro che merita senzaltro uno
sguardo, nonostante alcuni passaggi di sapore un po troppo hollywoodiano, che
finiscono per diluire quello che alla fine sarebbe stato limpatto della riuscita
combinazione tra un discreto intreccio e una buona regia.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)