Le iene

Titolo originale: Reservoir dogs
Regia: Quentin Tarantino
Cast: Harvey Keitel, Tim Roth, Michael Madsen, Steve Buscemi, Chris Penn, Lawrence Tierney, Quentin Tarantino, Edward Bunker
Soggetto: Quentin Tarantino, Roger Avary
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Nazione: USA
Anno: 1992
Durata: 98 minuti

TRAMA

Sei criminali vestiti in giacca e cravatta, stanno organizzando un colpo ai danni di un grossista di diamanti, ma proprio mentre la rapina viene compiuta, gli sbirri sopraggiungono sul posto.
Uno di loro rimane gravemente ferito, mentre si presume che altri due siano morti; i sopravvissuti, si rifugiano in un vecchio magazzino abbandonato e a questo punto si pensa che tra di loro ci sia un infiltrato.

RECENSIONE

Esattamente sedici anni fa, nel 1992, un nuovo talento visionario, ribelle e mai visto prima, sfornò uno dei film più controversi e criticati della storia del cinema. Il suo nome era Quentin Tarantino, divenuto oggi uno dei più importanti filmaker della New Hollywood.
Il suo primo lavoro dietro la macchina da presa, s’intitola appunto “Reservoir dogs”, il cui titolo deriva da un miscuglio fra una termine francese (recevoir) e il titolo di un film di Sam Peckimpah (“Cane di paglia”), e cosa poteva venirne fuori da questa magica fusione di pura cinematografia e arte se non un capolavoro?
“Reservoir dogs”, è un film volutamente “disordinato”, nel senso che la sceneggiatura, scritta dallo stesso Tarantino, raggruppa le scene secondo un ordine sparso, e quindi non cronologico, ed è forse questa la più significativa innovazione che ha rivoluzionato per sempre il modo di fare cinema negli anni ’90, periodo in cui, se non ci fosse stato il mentore Tarantino, sarebbero stati ancora più grigi, bui e opachi di quanto non lo sono già stati.
Un’altra interessante trovata di “Reservoir dogs”, è quella di non voler far conoscere allo spettatore i veri nomi dei protagonisti della storia, che, essendo all’oscuro dell’identità di ognuno di loro, si chiamano usando nomi di colori: Harvey Keitel è “Mr. White, Tim Roth è “Mr. Orange”, Michael Madsen è “Mr. Blonde”, Steve Buscemi è “Mr. Pink”, Eddie Bunker è “Mr. Blue”, e lo stesso Quentin Tarantino, anche attore, è “Mr. Brown”. Ogni interprete di “Reservoir dogs”, è divenuto immediatamente un mito, un cult, ognuno per un motivo diverso: Keitel, per la sua attitudine al comando e per la sua straordinaria capacità di saper prendere decisioni compromettenti, Roth, per la sua tenacia, per la sua forza, per la sua bravura che ha dimostrato interpretando un ruolo difficile, che gli frutterà negli anni a seguire, diverse collaborazione con Tarantino, Madsen per la sua sadicità e per il suo modo di fare molto calmo e accurato, e lo dimostra la famosa scena del taglio dell’orecchio ai danni del poliziotto preso in ostaggio, e così via per tutti gli altri...
A gran parte della critica, americana e non, “Reservoir dogs” non è proprio andato giù, perché, come ben sappiamo, la pellicola è considerata tutt’oggi, una delle più violente di forte impatto psicologico della storia, e questo “estenuante” uso di violenza, fece scalpore al Sundance Film Festival del ’92, e ciò ricevette sì diverse critiche assai negative, ma diede a maggior ragione una bella scossa all’industria cinematografica di quel periodo, che cominciava già a cimentarsi nella produzione di “teen/blockbuster movie” scadenti, che, ahimè, oggi giorno, hanno letteralmente invaso le sale di tutto il mondo.
“Reservoir dogs” ha quindi risvegliato tutte quelle bellezze da tempo lasciate in ombra, adottando per l’occasione una magnifica colonna sonora in perfetto stile anni ’70, e dando alla luce una nuova forma di dialoghi (i dialoghi non-sense), che sono divenuti in seguito una caratteristica di distinzione tra le opere di Tarantino e gli altri “popcorn-movie” made in Usa.
Voto: 10
(Francesco Manca)