Titolo originale: Kimyo na
Sakasu
Regia: Sono Sion
Cast: Masumi Miyazaki, Ishida Issei, Oguchi Hiroshi, Rie Kuwana, Mai
Takahashi, Fujiko, Madame Regine, Tomorowo Taguchi, Hiroshi Ohguchi
Nazione: Giappone
Anno: 2005
Durata: 108 minuti
Taeko è una scrittrice di successo, costretta in una sedia a rotelle. Il suo ultimo lavoro narra la storia di Mitsuko, una bambina molestata dal padre e costretta a spiare il sesso tra i suoi genitori da un buco nella custodia del violoncello in cui suo padre la rinchiude.
Cosa è reale e cosa non lo è?
Tre donne sono protagoniste di questa storia ma solo due esistono davvero. Chi è
veramente Taeko? Cosa è realmente accaduto nella casa di Sayuri e di Gozo, dove la
piccola Mitsuko racconta di aver visto la morte di sua madre? E il qual è il destino di
Mitsuko? Chi è veramente morto e chi invece è sopravvissuto agli avvenimenti del
passato?
Il racconto di unaffermata scrittrice incontra il passato di lei e si complica con
interferenze oniriche dal vago sapore di ulteriore riscrittura, sono quindi tre i piani
che si incrociano in questo film che molto aggiunge alla fama di uno dei più particolari
registi giapponesi.
La realtà è ridotta ad un aspetto, neanche il più importante in verità, di una storia
che serve gioiosamente da pretesto per dire che la perdita di identità può essere un
rischio, come anche una forma di difesa, e che a volte la morte non è il peggiore dei
destini. Trovare il vero sè non è che un momento di un percorso, tutta una vita può
essere impiegata a riscrivere la propria storia, magari ricavandone anche il vantaggio non
tanto secondario della notorietà. Inoltre esserci o meno è poco importante, dal momento
che dove serve possiamo essere tranquillamente inventati da altri, o ridefiniti e visti
attraverso il senso che altri daranno alla nostra opera.
Unopera che diviene racconto e insieme riscrittura, ma che appena messo su carta
acquisisce consistenza e si realizza come unico solo passato possibile.
Sono Sion firma con questo Strange circus la sua opera più ambiziosa e nel contempo la
più particolare. In primo luogo la rappresentazione barocca regala un fascino retrò ad
una storia di quelle cattive, in cui non ci viene risparmiato nulla, ma tutto quello che
vediamo è reso rarefatto e iperbolico dalla particolarissima regia. Le scene del circo
rapiscono per la misurata genialità, in una celebrazione degli avvenimenti che omaggia
alla grande Fellini e le sue indimenticabili rappresentazioni. Il racconto è di quelli
che agghiaccia, non tanto per il sottotesto alla Twin Peaks, con tanto di tormentone che
ciclicamente recita io sono stata condannata a morte alla nascita, o forse mia
madre doveva essere giustiziata e ci siamo scambiate i ruoli quanto per la
glaciale capacità di tutti i comprimari di restare allinterno del dramma senza che
una sola goccia di sangue superi la barriera del sogno. Tutte le morti, i ferimenti e le
peggiori esperienze hanno una connotazione onirica e nello stesso tempo sono
indispensabili alla realtà del racconto.
La storia di Mitsuko si stratifica davanti ai nostri occhi, acquisendo complessità
durante il cammino, e Taeko perde a poco a poco di consistenza nella narrazione per
immagini che Sono Sion sceglie di complicare ancora con frammenti di sogno. E quando ci
sembrerà di aver finalmente capito, quando decideremo chi è Taeko e chi è veramente
morto in quella casa, ecco che ancora una volta avremo la sorpresa di scoprire che non è
affatto come ci è stato raccontato, che le cose sono andate in verità.
Il tutto condito dalla straordinaria interpretazione di una sensazionale Masumi Miyazaki,
che affascina sia per la grande capacità espressiva che per la rarissima abilità di
recitare il ruolo della madre e della figlia nello stesso fotogramma, senza perdere un
attimo di credibilità. Mentre il contrasto drammatico con un Ishida Issei al culmine
della sua coolness crea momenti di assoluta poesia, visibile soprattutto nel dolore di un
passato disseppellito con la stessa velocità con la quale lo si era voluto riscrivere. La
follia che emerge dal confronto finale è di unintensità che sola motiva
lintera operazione di gigantesca rimozione che aveva dato il via al racconto. Il
passato viene capovolto di nuovo, stavolta a favore di una nuova rappresentazione che ci
mostra ciò che forse è realmente accaduto, ma che non dicendo chiaramente mai cosa è
reale e cosa onirico, non ci verrà confermato neanche mentre lo scopriamo.
Voto: 8
(Anna Maria Pelella)