Black kiss

Titolo originale: Shinkuronishiti
Regia: Macoto Tezuka
Cast: Masanobu Ando, Angie, Reika Hashimoto , Seri Iwahori, Kikuo Kaneuchi, Kaori Kawamura, Hijiri Kojima, Masao Kusakari, Shunsuke Matsuoka, Ken Mitsuishi, Mitsuru Murata, Jô Odagiri Shinzen Okada, Eiji Okuda, Gô Rijû, Hideo Sakaki, Sawaco, Kenichi Yajima
Nazione: Giappone
Anno: 2004
Durata: 133 minuti

TRAMA

Asuka è un’aspirante modella che va a Tokyo per lavoro. Là incontra Kasumi, che la ospita nel suo appartamento. Una sera guardando dalla finestra Asuka è testimone di un omicidio e, al ritorno a casa di Kasumi le due ragazze vanno al commissariato a denunciare l’accaduto. Successivamente le parti asportate dai cadaveri sul luogo del delitto vengono ritrovate in giro, qualcuna anche decorata artisticamente, inoltre la firma dell’assassino sembra essere un segno lasciato col rossetto, prontamente denominato dai poliziotti the Black Kiss.

RECENSIONE

A Tokyo piove molto, ed in questo film praticamente sempre, la protagonista arranca su tacchi vertiginosi nella pioggia e si fa strada nella notte. La notte appunto è l’altra caratteristica eterna di questo thriller per molti versi interessante. E’di notte che le cose brutte accadono e sempre di notte vengono scoperte, e col buio il rosso di un rossetto appare nero. Kasumi è una ragazza assai scontrosa, con un passato intricato e molte vittime del suo sinistro fascino. Asuka è giovane, ingenua e molto bella, e aspira alla fama. Ma non può certo immaginare che le prime foto sul giornale che appariranno di lei saranno quelle in compagnia di un poliziotto a cui sta raccontando ciò che ha visto di un omicidio. Asuka scopre per caso che l’assassina che ha visto alla finestra somiglia a Mari, la precedente inquilina dell’appartamento che lei ora divide con Kasumi.
Mari è sparita da tempo, e del resto la sua coinquilina è soprannominata the Devil, e gran parte dei suoi amici e qualche amante adesso sono morti. Kasumi ha sicuramente dei segreti, ma non sono questi il vero problema di Asuka, che per la verità incomincia a pensare di essersi sbagliata, poi c’è il fotografo che abita di fronte e la cui foto di lei scattata di fronte all’albergo in cui sono avvenuti gli omicidi le ha creato dei problemi. I poliziotti hanno preso a cuore il caso e qualcuno di loro spia le due ragazze da vicino, sperando di fermare in tempo l’assassino che infesta le strade di Tokyo e che sembra conoscere bene il giro di amicizie di Kasumi.
Risulta davvero intrigante questo thriller di Macoto Tezuka, già autore di quell’Hakuchi the innocent che passò alla 62° Mostra del Cinema di Venezia, vincendo il Future Film Festival Digital Award. Si tratta di un lavoro ben congegnato e abbastanza avvincente, che deve poco all’esposizione gratuita di budella, la quale seppure presente in piccoli frammenti che in qualche caso suggeriscono più che mostrare apertamente, incide solo marginalmente nella costruzione della tensione, e molto alla costruzione di una trama credibile e di un’atmosfera inquietante.
I continui rimandi al vodoo e i depistamenti messi in atto dalla sceneggiatura volutamente fumosa rendono complesso lo svolgimento dei fatti, che quando alla fine verranno mostrati per quello che sono realmente provocheranno più di un apprezzamento per la maestria della messa in scena.
Le due protagoniste la versatile Reika Hashimoto già vista in Survive style 5+ dove continuava a tornare dalla tomba, e Kaori Kawamura presente nell’ultimo lavoro di Kitamura Lovedeath, recitano con convinzione uno smarrimento che contagia anche lo spettatore, il quale dopo due ore di film non è praticamente mai ricorso al controllo del minutaggio, ma semmai resta stranito per la quasi impossibilità di prevedere il finale, che per la verità è solo un epilogo come un altro, messo a chiudere una storia la cui parte più avvincente è proprio il racconto stesso. La città resa nera dalla notte e fredda dalla pioggia è l’ambientazione più credibile per una caccia al killer psicopatico, che sparge in giro resti umani e massacra allegramente i corpi perfetti che incontra sul suo cammino, riciclandone in artistici puzzle i pezzi migliori. La fotografia racconta al meglio l’atmosfera di tensione che avvolge i momentaneamente sopravvissuti alla mattanza, dando qua e là il tocco giusto di soffocamento dato dagli invisibili inseguimenti e dalle rivelazioni impensabili di cui è pieno tutto il secondo tempo. La regia onesta segue al meglio i personaggi anche nei momenti più duri, mostrando sempre di più con un pizzico di cattiveria, e l’uso minimo delle luci anche negli interni collabora al clima di nera imprevedibilità del tutto.
In definitiva è un buon lavoro, consigliabile a chi ama i thriller d’ambientazione che non disdegnano dove necessario l’uso di rappresentazioni sanguinolente.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)