Titolo originale: Byutipul
seondei
Regia: Kwang-kyo Jin
Cast: Park Yong-woo, Namgung Min, Min Ji-hye, Park Byeong-eun, Lee Ki-young, Oh Jeong-se,
Kim Dong-ha, Kim Byeong-ok
Sceneggiatura: Jin Gwang-gyo, Kim Kwon-tae
Nazione: Corea del sud
Anno: 2007
Durata: 117 minuti
Kang, un detective della polizia invischiato in attività illegali per pagare le spese ospedaliere per curare la moglie in coma, viene incaricato di seguire le indagini su uno stupratore seriale. In unaltra parte della città assistiamo allincontro tra Min-wu e Su-yeon, che si innamorano e decidono di sposarsi. Ma la loro storia è destinata ad avere un tragico epilogo e Kang vedrà nelluomo il collegamento che cercava per spiegare lincidente occorso a sua moglie.
Scritto e diretto da Jin Kwang Gyo questo Beautiful Sunday è un thriller che
riserva una buona sorpresa, ben nascosta allinterno di una trama già avvincente.
Il racconto comincia con la retata che ci rivela le attività illegali di Kang, e solo
dopo apprendiamo che le sue motivazioni hanno origine nelle condizioni in cui la moglie
giace in un ospedale che lui non può pagare. Quasi subito non è più possibile vedere i
personaggi da ununica angolazione, in questo film non esistono persone buone o
cattive, solo impulsi e conseguenze.
Anche la storia parallela dei due giovani che arrivano a concepire un figlio prima che la
faccenda precipiti nella più nera delle conclusioni, sembra fare da contraltare alla
triste vicenda di Kang e da sottofondo alle gesta dello stupratore seriale di cui anche
Su-yeon è vittima prima di incontrare il futuro marito, che noi sappiamo fin dal
principio essere coinvolto più di quello che ci piacerebbe nella faccenda. Nel momento in
cui si scopre incinta Su-yeon ricorda lo stupro e risale così alla data del concepimento,
avvenuta prima del suo matrimonio, ma il dramma è assai peggio di come appare al momento
alla giovane donna, che verrà ferita non solo metaforicamente dalle sue inquietanti
scoperte.
A questo punto Min-wu cerca lincontro con un poliziotto, lo stanco Kang, e una
domenica pomeriggio mentre sono da soli al commissariato gli confessa i suoi crimini,
trasformando lintera faccenda in un confronto rivelatore.
Il colpo di scena si consuma interamente negli ultimi dieci minuti di film, che soli
valgono il prezzo del biglietto, è nel confronto tra i due uomini e nel finale
imprevedibile, anche se non originalissimo, che scopriamo di avere di fronte un lavoro ben
fatto.
Lambientazione è tetra e fa da sottofondo allespressione dei mali
dellanima che a più riprese affliggono i personaggi, i quali si trascinano dolenti
e senza speranza verso lunico destino possibile in una situazione totalmente fuori
controllo.
La fotografia molto curata rende il racconto assai realistico e sottolinea con il solo uso
dei chiaroscuri lineluttabilità della triste conclusione della storia e del destino
ultimo dei personaggi coinvolti.
Un inquieto Park Yong Woo, già visto in Blood rain regala un buona interpretazione
del dolore che lentamente si trasforma in consapevolezza e poi in orrore, senza una sola
sbavatura, nè un eccesso espressivo. La compostezza del suo interlocutore, un gelido Nam
Gung Min agghiaccia più delle rivelazioni che le sue parole e la sua presenza portano ad
un pubblico totalmente impreparato al finale che lo aspetta nella scena successiva. La
bella Min Ji Hye, già in The fox family presta il volto allunica vittima
dellintero racconto che non abbia cercato attivamente la sua fine.
La regia pulitissima offre più di uno spunto innovativo dallottica della
rappresentazione di un male che è tanto più doloroso perchè inspiegabile e mai neanche
per un attimo motivato.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)