Titolo originale: Rampo
jigoku
Regia: Takeuchi Suguru (Mars Canal), Jissoji Akio (Mirror Hell), Sato
Hysayasu (Caterpillar), Kaneko Atsushi (Crawling Bugs)
Cast: Tadanobu Asano, Kaji Moriyama, Hiroki Narimiya, Mikako Ichikawa,
Tomoya Nakamura, Minori Terada, Ryuhei Matsuda, Yukiko Okamoto, Hanae Kan, Nao Omori,
Tamaki Ogawa, Hiromasa Taguchi
Genere: Horror
Anno: 2005
Paese: Giappone
Durata: 135 minuti
Quattro episodi, horror e surreali, tratti dai racconti di Edogawa Rampo.
Sonata a quattro mani su un'unica tonalità questo Rampo Noir, quella cupa e dissonante
dei racconti di Edogawa Rampo (pseudonimo di Taro Hirai, pensato come tributo ad Edgar
Allan Poe), padre del mistery giapponese ed autore saccheggiato spesso e volentieri dal
cinema nipponico, già omaggiato nello splendido e fiammeggiante Rampo, di Rintaro
Mayuzumi e Kazuyoshi Okuyama, del 1994. Quattro registi, due esordienti e due di lungo
corso, danno vita ad una sinfonia decadente e disturbante che ha come denominatore comune
il corpo attoriale di Tanadobu Asano, amatissimo in Giappone.
E allora Asano è Narciso nel primo episodio, "Mars Canal", dove tra bagliori di
luce e nel silenzio più assoluto un corpo maschile ed uno femminile lottano, si
affrontano, combattono con furia primeva, finchè l'uomo, dopo aver preso il sopravvento,
si rispecchia nelle acque di un lago a cercare la sua immagine riflessa, la quale sarà
inevitabilmente insieme uomo e donna, ermafrodita come l'Adamo primitivo immaginato dai
cabalisti.
Asano è Akechi Kogoro, figura di investigatore nella tradizione di Dupin e di Sherlock
Holmes creata da Rampo, nel secondo episodio, "Mirror Hell", diretto dal
recentemente scomparso Jissoji Akio. E ancora si parla di riflessi, di specchi e del mito
di Narciso, solo che questa volta gli specchi uccidono, fondono volti ed ossa, bruciano
cervelli. Toru, bellissimo creatore di raffinatissimi specchi, si riflette anche nelle tre
donne che lo amano, finchè questi s'ingelosiscono e cominciano ad uccidere, perchè solo
loro vogliono conservare la sua immagine. Come recita un verso tratto dal Kinkai Waka Shu
(poesia giapponese dell'albero della pagoda dorata) citato nel film: "La vita è ciò
che si riflette in uno specchio. Non è reale nè irreale, semplicemente è". Ma
forse, aggiungerà Toru, negli specchi è possibile vedere Dio.
Asano è ancora Akechi nel terzo episodio, "Caterpillar", diretto da Sato
Hisayasu, assai maturato stilisticamente dai tempi del rozzo Naked blood. Akechi è sulle
tracce del suo storico antagonista, l'Uomo dai Venti Volti, che gli lascia in eredità la
sua collezione di oggetti d'arte, in questo caso arti umani conservati sotto vetro. Akechi
ne segue le orme fino ad un'isola dove vivono la nipote di quest'ultimo, Tokiko, ed il suo
giovane assistente. Questa volta gli specchi sono velati o frantumati, per non riflettere
il tenente Sunaga, marito della donna, tornato dalla guerra ridotto ad un tronco umano.
Tokiko lo sevizia amorosamente, costantemente seguita dal ragazzo, in realtà lo stesso
Uomo dai Venti Volti, che la spia voyeuristicamente con la sua telecamera. Sarà lui
stesso a far riemergere maieuticamente la verità attraverso una scheggia di specchio (La
vita è ciò che si riflette in uno specchio) e a permettere a Tokiko di ricongiungersi
con il proprio uomo, un bruco che forse, alla fine, si trasformerà in farfalla. Ad
Akechi, mentre un terremoto distrugge Tokyo, non resta che constatare che la sua nemesi ha
il suo stesso volto.
Asano si sdoppia ancora nel quarto episodio, "Crawling Bugs". E' Masaki, uno
chaffeur che tiene a distanza il mondo e lo osserva passivamente attraverso lo specchietto
retrovisore della sua auto, terrorizzato dal contatto umano e dai germi che brulicano
sotto la superficie delle cose. Innamorato di una bellissima attrice di teatro, ed
abituato ad accompagnarla ai suoi incontri con l'amante (sempre Asano), decide di
ucciderla per preservarla per sempre dall'orrendo contagio della vita e dall'inarrestabile
collasso dell'universo. Nel set meravigliosamente posticcio creato dalla propria
immaginazione, Masaki allestisce un'ultima, macabra sacra rappresentazione per sancire il
realizzarsi definitivo della propria pulsione, il ritorno alla materia inanimata, il
ritorno nell'utero. Nonostante lo stile dei registi sia abbastanza differente,
impressionistico Takeuchi, più classico e sorvegliato Jissoji, modaiolo Sato, tendente al
grottesco Kaneko, l'insieme risulta miracolosamente omogeneo, e l'impegno congiunto dei
quattro fa di Rampo Noir un film da vedere senza alcuna riserva.
Voto: 8
(Nicola Picchi)