13 Tzameti

Regia: Géla Babluani
Cast: George Babluani, Pascal Bongard, Christophe Van de Velde, Augustin Legrand, Olga Legrand, Nicolas Pignon, Jo Prestia, Aurélien Recoing, Fred Ulysse, Vania Vilers
Sceneggiatura: Géla Babluani
Produzione: Francia/Georgia
Anno: 2005
Durata: 86 minuti

TRAMA

Sèbastien, un giovane operaio, orecchiando una conversazione in una casa in cui sta effettuando alcune riparazioni, viene a conoscenza del fatto che il proprietario sta aspettando una busta misteriosa, che gli garantirà un guadagno consistente. Alla morte di questi per overdose, Sèbastien ruba la busta, dove trova un biglietto del treno e l’indirizzo di un hotel, con il soggiorno già pagato.

RECENSIONE

13 Tzameti, arrivato da noi direttamente in dvd, può essere considerato la versione, calata in un contesto realistico e per questo tanto più agghiacciante, degli Hostel del simpatico ma eccessivamente goliardico Eli Roth: Sèbastien, un giovane operaio georgiano che vive in provincia, nella speranza di fare un po’ di soldi per sé e per la sua famiglia si ritrova invischiato senza volere in un giro di scommesse clandestine la cui posta è la sua stessa vita. Géla Babluani sostituisce alla improbabile Slovacchia del collega americano una Francia mai così squallida e soffocante, fotografata in un cupissimo bianco e nero e popolata di personaggi marginali, costretti ad arrangiarsi per tirare avanti in una quotidiana lotta per la sopravvivenza. Mentre il buon Roth straparla dell’inesistente sottotesto anti-Bush dei suoi film, di critica alla politica estera americana e degli orrori di Guantanamo e di Abu Graib, Babluani imbastisce una spietata e convincente metafora-horror sull’economia globalizzata che sopravvive sullo sfruttamento, veramente ad oltranza, della forza lavoro degli immigrati. E riesce a farlo senza teorizzarci sopra e senza appesantire la narrazione, che invece fila via come un treno costruendo la tensione per piccoli tocchi, tanto che il film funziona benissimo anche come thriller tout court. L’atmosfera che si respira nella casa tra i boschi dove si tengono i gironi eliminatori, in senso letterale, prende alla gola, anche per merito della fotografia nitida e tagliente di Tariel Meliava e dello straordinario lavoro di casting: ogni personaggio, dagli incarogniti scommettitori che si passano valigette piene di soldi, ai disperati che si prestano alla roulette russa imbottiti di morfina, fino al commissario di polizia, rassegnato ed insieme furente, è assolutamente credibile oltrechè, ed è la cosa peggiore, perfettamente plausibile. Nessun attore cerca di strafare, a cominciare dal giovane, attonito George Babluani, e la regia ben asseconda questa “ronde” infernale di vittime e carnefici senza essere prevaricante, concedendosi al più qualche vezzo Nouvelle Vague. Certo, a scanso di equivoci bisogna sottolineare che l’insieme è molto poco glamour e per niente accattivante. Non ci sono strizzatine d’occhio o comparsate di alcuni reperti del cinema italiano che fu, latitano ragazze che corrono in giro con le tette al vento e manca la sponsorizzazione di Tarantino, il cui nome dovrebbe ormai essere depositato con tanto di copyright, ma soprattutto 13 Tzameti concede pochissimo allo spettatore. Non c’è nessuna catarsi liberatoria e quello che aspetta Sèbastien la mattina successiva, alla stazione del treno, è solamente un orizzonte opaco ed un lungo, desolato, “No future”.
Voto: 7
(Nicola Picchi)