Titolo originale: 28 weeks
later
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Cast: Robert Carlyle, Rose Byrne, Jeremy Renner, Amanda Walker, Shahid
Ahmed, Harold Perrineau, Catherine McCormack, Garfield Morgan, Emily Beecham, Idris Elba
Sceneggiatura: Rowan Joffe, Juan Carlos Fresnadillo
Produzione: Gran Bretagna
Anno: 2007
Durata: 99 minuti
28 settimane dopo i 28 famosissimi giorni raccontati da Danny Boyle le cose non sono cambiate, solo leggermente migliorate, almeno in apparenza. Londra è diventata, grazie all'intervento dell'esercito, un punto di raccolta degli scampati al virus della rabbia che aveva mietuto tante vittime nel primo film. Una famiglia miracolosamente si riunisce in barba alla statistica, ma il segreto che il capofamiglia aveva cercato faticosamente di seppellire insieme alla sua colpa, esplode all'interno della zona franca e scatena una nuova epidemia.
Come ormai sanno pure i sassi, grazie anche ai trailers visionabili in rete da un pò,
questo è un sequel e come tale segue regole tutte sue. Come primo risultato mancherà
l'effetto sorpresa e la trama, nella migliore delle ipotesi potrà solo aggiungere
tasselli alla storia già nota, nella peggiore la ripeterà. Inevitabilmente ci saranno
paragoni col primo film, che appunto era girato senz'altro meglio, ma non trattandosi di
un capolavoro del genere non è poi così importante il fatto che la regia perda un pò
del suo smalto. Nel primo film avevamo una trama che doveva di certo non poco alla
letteratura di genere, mentre qui abbiamo un plot che deve tutto a Romero. E pure in
questo caso non ci si può fare molto, anche se Danny Boyle si era assai affannato a
chiarire che si trattava di un'epidemia di rabbia e non di zombi, il risultato non sembra
essere molto diverso neanche in questo secondo film. I rabbiosi corrono come delle Ferrari
ma la differenza è solo questa, poichè come gli zombi contagiano e come loro uccidono,
così semplicemente. Niente di strano quindi se ci troviamo davanti l'ennesima zona
bonificata e difesa da militari e filo spinato, che dovrebbe tenere al riparo i
sopravvissuti, ma che finisce col diventare una claustrofobica trappola.
Il prologo è assai cattivo ed il protagonista, un Robert Carlyle antieroe e codardo,
parte già dai primi fotogrammi etichettato come una carogna il cui destino non può che
essere dei peggiori. La povera moglie di lui, abbandonata subito dopo i titoli di testa,
sarà il catalizzatore del male e seppure parzialmente immune, userà in maniera poco
saggia la sua labile possibilità di sopravvivere al contagio.
La tensione è sottile ma in alcuni punti perde assolutamente di consistenza stroncata
dalle frasi ad effetto dei militari. Ed è sicuramente un peccato che la trama non riservi
quasi alcuna sorpresa, e decida di giocarsi l'unica idea nella prima mezz'ora, lasciando
lo spettatore ad aspettarsi la solita carneficina ed il solito finale. L'idea del militare
che disobbedisce per umanità appare leggermente strumentale e in realtà assai in
disaccordo con la restante linea del film, la cui novità assoluta per un lavoro di
matrice inglese è la parte decisionale del comando militare che acquisisce connotazioni
un pò troppo filo americane da soluzione finale, non essendo tradizione inglese quella di
sparare addosso ad amici e nemici in mancanza della possibilità di distinguerli.
Risultano comunque suggestive e stilisticamente rarefatte le immagini della Londra
deserta, e il ritrovamento di un'inselvatichita Catherine McCormack è poetico quanto
basta a suggerire l'incombere di una tragedia. Le scene sono minimali ma ben definite da
una fotografia pulita, mentre la regia sparisce un pò nel marasma di rabbiosi corridori e
gas letali lanciati nelle strade.
Se anche abbiamo perso Cillian Murphy, e questo non è poi un male, abbiamo però
guadagnato Robert Carlyle, che come rabbioso ha una buona carriera alle spalle, ha un
precedente persino come antropofago, e nella seconda parte del film ci dà una convincente
approssimazione di cattiveria e rabbia atavica.
E questo è tutto, non si può onestamente pretendere di più da una trama minimale e da
una onesta regia, e se non sempre è impossibile restare originali sia pur nel difficile
campo dei sequel, non ci pare questa la volta, non contenendo questo film nessun motivo
che induca a pensare alla sua sopravvivenza alla stagione cinematografica in corso; ci
pare assai più verosimile che finisca col confondersi coi nuovi film sullo stesso tema
che già si profilano all'orizzonte, tipo Doomsday il nuovo film di Neil Marshall previsto
per dicembre.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)