Severance

Regia: Christopher Smith
Cast: Claudie Blakley, Toby Stephens, David Gilliam, Andy Nyman, Tim Mcinnerny, Laura Harris, Danny Dyer
Produzione: Gran Bretagna
Anno: 2006
Durata: 95 minuti

TRAMA

I dipendenti addetti alle vendite ed al marketing della Palisade, azienda produttrice di armi, vengono premiati con un fine settimana in un cottage in centro Europa. Arrivati sul luogo si trovano in una catapecchia nei boschi. E come se non bastasse pare esserci un pazzo assassino che li dà la caccia, usando trappole e mine antiuomo.

RECENSIONE

Leviamoci subito il pensiero: Creep, precedente film di questo discontinuo regista, era girato molto meglio e pure più originale. In questo nuovo lavoro nonostante la tanto strombazzata stoccata antimilitarista, non c’è traccia della tensione del primo, né si ravvisa una possibilità di cogliere davvero un sottotesto che smentisca l’impressione di avere davanti il solito slasher estivo con battute demenziali, come nella peggiore produzione americana, roba insomma da far felice Tarantino. Nel prologo vediamo un tizio inseguito e un paio di belle ragazze che finiscono in una buca nel terreno, la sorte dell’uomo ricorda da vicino la macellazione di un maiale mentre le ragazze, come spesso accade dovendo mostrare un po’ di tette, se la caveranno. Meglio sarebbe stato se a finire nella buca fosse stato l’intero cast con il regista e il produttore. La noia per la sorte dei protagonisti non è nulla al confronto col tedio che prende chi vuole seguire i dialoghi inconsistenti. I personaggi sono delineati a colpi di stereotipo, c’è il direttore marketing che vuole far da capo ma non ne ha la stoffa, lo stuoino vice capo che prepara il the a chi urla di voler scappare nella notte perché ha visto un pazzo mascherato alla finestra, l’outsider saccente che suggerisce la fuga col ghigno di chi la sa lunga e finisce come gli altri, la tipa intelligente ma racchia che pretende l’Hilton, il tossico che mangia funghi comprati chissà dove e ci mostra il culo come neanche in Porky’s e il nero di buon senso innamorato della tipa tosta la quale tira fuori gli attributi e combatte i cattivi. A questo punto è solo una questione di tempo, tutti più o meno finiranno come al solito in questi casi e siccome il film è stato girato con due lire, non vedremo nemmeno l’inutile sciupio di soldi che caratterizza le produzioni americane sullo stesso tono. Mentre la supposta critica ai militaristi che finiscono sulle loro stesse mine non salva il tutto da un’ovvietà avvilente. Peccato perché il precedente Creep faceva ben sperare, se non in un grosso exploit di regia, almeno in una tensione crescente e nel buon uso dei canoni del genere.
Voto: 4
(Anna Maria Pelella)