Titolo originale: Los
abandonados
Regia: Nacho Cherdà
Cast: Anastasia Hille, Karel Roden, Valentin Ganev, Carlos Reig-Plaza
Soggetto e sceneggiatura: Nacho Cherdà, Karim Hussain, Richard Stanley, Fotografia: Xavi
Gimenez
Montaggio: Jorge Macaya
Scenografia: Balter Gallart
Costumi: Sandra Klincheva
Produzione: Spagna
Anno: 2007
Durata: 99 minuti
Marie Jones, una produttrice cinematografica data in adozione e cresciuta in America, torna in Russia dopo 42 anni alla ricerca dei suoi genitori.
Primo lungometraggio di Nacho Cherdà dopo il discusso Aftermath ed il più riuscito
Genesis, originale variazione sul mito di Pigmalione, questo The abandoned è, senza
troppi giri di parole, il miglior horror del 2007, colpevolmente ignorato dalla miopia dei
distributori italiani che preferiscono ammorbarci con film fatti con lo stampino, pensati
esclusivamente per un pubblico adolescenziale e che rifuggono come la peste da un minimo
di complessità narrativa. Dopo un breve prologo ambientato nel 1966, seguiamo le vicende
di Marie Jones che, data in affidamento e cresciuta a Londra e poi in America, viene
contattata dal notaio Misharin, a Mosca. Scoprirà di aver ereditato la vecchia casa di
famiglia ed inoltre Misharin le rivelerà la verità sulla morte della madre, brutalmente
assassinata pochi giorni dopo la sua nascita. Una volta raggiunta la fattoria Kaidavosky,
Marie si renderà conto di avere un fratello gemello, Nicolai, anche lui dato in adozione,
ed entrambi incontreranno il proprio doppio, consueto presagio di morte. Di film sulle
case infestate ne abbiamo visti a centinaia, ma stavolta sono proprio i doppelganger dei
due fratelli ad infestarla. Ma cosa è successo veramente nel 1966, nel giorno del
compleanno dei gemelli? Ben presto questo viaggio alla scoperta delle proprie radici si
trasformerà in una trappola mortale, dato che le radici possono anche strangolare e la
famiglia essere unentità mortifera. La struttura del film è circolare: la casa
sorge su unisola circondata da un fiume da cui è impossibile fuggire, ed i due
protagonisti sono intrappolati in un perverso nastro di Moebius in cui la storia è
condannata a ripetersi. La regia gioca molto sulle angolazioni delle inquadrature e sulla
diversità dei punti di vista, a significare la coesistenza delle diverse possibilità, ed
in una delle scene più suggestive Marie, consapevole di essere destinata a diventare il
proprio doppio, cerca di avvertire se stessa. La casa, dapprima fatiscente, si
ricostruisce tornando indietro nel tempo, in una scena certo già vista ma resa
efficacemente, e forse stavolta le cose andranno come sarebbero dovute andare quella
notte. Come chiarisce la voce fuori campo che racconta la storia, quella della figlia di
Marie: Anche se tu hai chiuso con il tuo passato, non significa che il tuo passato
abbia finito con te. Cherdà, andando decisamente in controtendenza, lavora
sullatmosfera e preferisce sussurrare piuttosto che urlare, aiutato dallottimo
sound design di Glenn Freemantle e dalla fotografia di Xavi Gimenez, senza per questo
rinunciare ad alcune folgoranti intuizioni visive (lapparizione di Natalya, i maiali
nel corridoio) ed a qualche rapida ma incisiva incursione nel gore. Da non sottovalutare
lapporto in fase di sceneggiatura di due coautori già avvezzi al genere come Karim
Hussain (Subconscious cruelty) e Richard Stanley (Hardware, Dust devil). Ottimi tutti gli
attori, a cominciare dallallucinata Marie di Anastasia Hille, per una volta non
stereotipati. Cherdà definisce in unintervista The abandoned come un film sul
destino e lo descrive come un virus, che si insinua poco a poco sotto la pelle. La
scommessa può dirsi riuscita dato che questo film resterà con voi per qualche giorno
come, del resto, dovrebbe fare ogni horror decente.
Voto: 8
(Nicola Picchi)