Skinwalkers

Regia: James Isaac
Cast: Jason Behr, Elias Koteas, Rhona Mitra, Kim Coates, Natassia Malthe, Matthew Knight, Sarah Carter, Tom Jackson, Rogue Johnston, Barbara Gordon, Shawn Roberts, Lyriq Bent, Scott Anderson, Jessica Huras, Everton Lawrence, Carl Marotte, Billy Melenhorst, Ramona Pringle, Todd Schroeder, David Sparrow
Nazionalità: Usa/Germania
Anno: 2006
Durata: 110 minuti

TRAMA

Rachel ha allevato suo figlio Timothy con l’aiuto della nonna, lo zio Jonas e la cugina Katherine.
Lei è l’unica, insieme al figlio, ad essere all’oscuro del segreto di famiglia: sono tutti licantropi.
Jonas veglia sulla crescita del nipote, essendo a conoscenza del fatto che il destino del ragazzo riguarda l’intera razza cui inconsapevolmente appartiene. Al compimento dei tredici anni Timothy si trasformerà, ma non sarà come per gli altri licantropi, il suo ruolo è ascritto all’interno di un’antica profezia che gli attribuisce il potere di mettere fine alla maledizione. Ma c’è qualcuno che non considera una maledizione la propria duplice natura, e quel qualcuno è vicino a Timothy molto più di quanto lui possa immaginare.

RECENSIONE

Comincia così questo nuovo film sui licantropi, che per la verità di nuovo ha ben poco. Si tratta di una storia che più che altro sembra una lite familiare per l’affido di un adolescente, i cui attori principali sono, appunto tutti membri della famiglia. La madre, come spesso accade non ha compreso appieno il potenziale del giovane, neanche la sua reale natura se è per questo, e tenta di sottrarlo a chi gli dà la caccia curiosamente senza chiedersi come mai la nonna giri con una pistola nella borsa e spari addosso a chi le vuole portar via il nipote. La restante parte del film è tutta incentrata sull’inseguimento, nel tentativo di acchiappare il ragazzo prima della trasformazione, in modo di impedirne il ruolo nella lotta contro i mali della licantropia.
Dopo un certo numero di botte, inseguimenti e rivelazioni familiari, si giunge all’agognata sfida finale, scandita dallo scadere della mezzanotte del compleanno del ragazzo, che cade in una notte di luna piena durante la quale egli attuerà il suo potenziale come farmaco anti-licantropia.
Taccio sul finale non per evitare rivelazioni ovvie, ma per l’incredibile stupidità dello stesso e del sottotesto leggermente ironico ma molto fuori luogo, dal momento che in tutta la pellicola non c’è la benchè minima traccia di ironia.
In teoria può essere interessante raccontare di una lotta tra licantropi, invece della solita lotta contro gli stessi, ma per farlo occorre un plot leggermente più complesso di questo che ha lo stesso potenziale di coinvolgimento di una lite condominiale.
Certo è che di fughe in furgone, blindato o oscurato che sia, è pieno il cinema action degli anni settanta e questo pare appunto un residuo dell’epoca, non aggiungendo nulla neanche alla stanca ripetizione di situazioni altrove proposte con maggiore gusto.
Le scene vorrebbero essere serrate ed in alcuni casi riescono ad esserlo, ma lo svolgimento del tutto è affidato agli effetti speciali, per la verità non molto accurati. Il sangue è decisamente troppo poco per un film horror, anche di quelli d’atmosfera, non essendo questa quasi mai centrale nei film sui licantropi, solitamente pieni di fauci bramose e spalancate accompagnate da secchiate di sangue. O perlomeno di accurate trasformazioni, qua praticamente assenti, che in precedenti film, anche prima dell’avvento della computer grafica, erano state il punto centrale della pellicola. Ed a proposito di ironia, resta a tutt’oggi imbattuta la trasformazione sulle note di "Blu moon" del "Lupo Mannaro americano a Londra" di una vita fa. Spiace anche notare l’interpretazione assai minimale dei protagonisti tra cui spicca per fissità la faccia di Jason Behr, già dotato di una sola espressione ai tempi di "Dawson’s Creek", e quella ispirata a Kate Bekinsale di Rhona Mitra, molto più convincente in "The number 23" o per lo meno in parte come in "Nip/Tuk". Elias Koteas, senz’altro più incisivo in "Crash", ed in ogni caso semplicemente più bravo in "Zodiac", offre qua un’interpretazione dalla vaga connotazione alimentare. Stupisce sempre vedere un potenziale non realizzato, e francamente da un talento che in precedenza si era occupato degli effetti speciali nientemeno che per Cronenberg sarebbe stato lecito aspettarsi di più, anche se le precedenti prove come regista ci avevano già in parte delusi. Consigliato solo agli appassionati del genere, disposti a chiudere un occhio di fronte all’ovvio e a farsi prendere dalle scene di combattimenti.
Voto: 4
(Anna Maria Pelella)