Crank

Regia: Mark Neveldine e Brian Taylor
Cast: Jason Statham, Amy Smart, Jose Pablo Cantillo, Dwight Yoakam, Carlos Sanz, Reno Wilson
Produzione: USA
Anno: 2006
Durata: 87 minuti

TRAMA

Chev Chelios è un killer professionista, Eve la sua bella nuovissima fidanzata che se scoprisse le sue attività si affretterebbe a diventare ex. Chev ha una sola possibilità, smettere. Ma Ricky Verona non è d’accordo e trova un modo assai originale di ribadire il suo punto di vista. Un modo sottile di quelli che entrano nelle vene, e si piantano nel cuore. L’epinefrina è l’antidoto mentre l’adrenalina scandisce il tempo rimasto, e riempie i vuoti che possono esser mortali.

RECENSIONE

Opera prima di due pubblicitari che alla fine girano un serratissimo clip, questo Crank è davvero interessante. L’ambientazione patinata aggiunge un tocco surreale alla folle sceneggiatura, che si svolge come un tutto unico, dal risveglio del protagonista fino all’epilogo prevedibile, certo ma rinviato con gli stratagemmi peggiori che si possano immaginare. Chev deve restare sveglio e attivo per sfuggire alla morte, una metafora neanche tanto sottile a pensarci, ma che ci rende complici nella frenesia del racconto, ci fa battere il cuore come sotto un’iniezione al confronto della quale quella di adrenalina in Pulp Fiction sembra camomilla.
Ci sono tutti gli elementi per un action ma non è solo quello che alla fine avremo visto. Siamo più dalle parti di un Fuori Orario post Pulp Fiction, appunto. La pornografia di un corpo sotto continuo sforzo risulta persino più eccitante di due corpi che fanno sesso sotto lo sguardo sbigottito di un autobus pieno di giapponesi con macchine fotografiche. I modi che Chev userà per farsi giustizia ci sembreranno appropriati alla provocazione subita, e niente affatto eccessivi, come in realtà sono. I cattivi fanno spavento solo a guardarli e fanno ridere quando soccombono, con tutto l’armamentario alla furia di un uomo che è già morto ma rifiuta di accasciarsi.
Le scene degne di un Die Hard sotto anfetamina richiamano i fasti di un cinema d’azione che non temeva rivali, di cui da tempo si sono perse le tracce. Le sparatorie dietro le spalle della bella Eve, ignara di tutto e per questo irresistibilmente ingenua, ci bloccano a metà di una risata che diverrà un sobbalzo alla scena successiva.
Ma il tocco di innovazione assolutamente irresistibile è l’ironia, il gusto per l’eccesso pacchiano che travalica il film stesso e viene a farci compagnia sulla poltrona. La scena finale sembra un incubo di quelli da cui ci si sveglia di soprassalto, e Chev si sarà guadagnato ogni attimo del nostro tempo e tutto il nostro affetto.
Voto: 8
(Anna Maria Pelella)